Le relazioni tra Egitto e Turchia hanno visto tensioni politiche, sullo sfondo dell’annuncio di Ankara di un memorandum d’intesa con il governo di accordo nazionale in Libia (Gna), che il Cairo ha categoricamente respinto.
Il parlamento turco ha approvato il memorandum, che include la possibilità di inviare forze turche in Libia, il fatto che è stato considerato da molti paesi, in particolare dall’Egitto, come un’interferenza nella questione libica, quindi come risponderà il Cairo?
L’analista politico militare generale Samir Ragheb ha ritenuto, in una dichiarazione a Sputnik Arabic, che «la risposta può essere su più assi, compreso l’asse di condanna, e il secondo è l’asse del movimento arabo, e si presume che verranno prese diverse misure, la prima delle quali è il ritiro del riconoscimento dal governo libico di accordo nazionale, guidato da Fayez Sarraj, perché non ha raggiunto lo scopo per cui è stata formata e ha portato a dove siamo ora».
Ragheb ha sottolineato la necessità che i paesi arabi ritirino il riconoscimento del governo di Sarraj e riconoscano invece l’Esercito nazionale libico (LAAF – LNA) e il Parlamento libico (Tobruk). «Per quanto riguarda l’altro asse, deve sostenere la posizione greca e cipriota nei forum internazionali. Per quanto riguarda l’ultimo asse, è necessario rafforzare la presenza marittima, come è avvenuto nella precedente manovra marittima, e intensificare la presenza marittima nel Mediterraneo», ha continuato Ragheb.
Il Generale ha aggiunto: «Per quanto riguarda la Libia, la questione dell’intervento delle forze di terra è esclusa, poiché la politica del presidente egiziano Abdelfettah Al Sisi, non include interferenze con gli affari di nessun paese».
Il presidente Al Sisi ha criticato il governo Sarraj, dicendo che «non ha libero arbitrio» e che è «prigioniero di milizie nella capitale Tripoli». Il presidente egiziano, nel suo intervento in una sessione del World Youth Forum a Sharm El-Sheikh, la settimana scorsa, ha sottolineato che «la sicurezza nazionale egiziana è stata gravemente colpita dalla situazione instabile in Libia (…) Siamo stati i primi ad ipotizzare un intervento diretto in Libia e abbiamo la possibilità di farlo, ma non l’abbiamo fatto, perché il popolo libico non dimenticherà l’interferenza diretta nella sua sicurezza», ha continuato Al Sisi.
Il presidente egiziano ha ritenuto che il ripristino della sicurezza nella regione, sia in Siria, in Libia o in Iraq, dipenda dal «ripristinare gli eserciti nazionali con i loro orientamenti nazionali e il loro ruolo reale».
Il Consiglio di Presidenza del governo dell’Accordo nazionale libico di Sarraj ha espresso, in una nota, sorpresa per le dichiarazioni del presidente egiziano, invitando le autorità egiziane a «rivedere la sua posizione sulla crisi libica e ad assumere un ruolo positivo che rifletta la profondità delle relazioni storiche tra i due paesi, respingendo qualsiasi minaccia alla sovranità nazionale».
Da parte sua, il ministero degli Esteri egiziano ha commentato la dichiarazione rilasciata dal Consiglio di Presidenza del governo dell’Accordo nazionale, riguardo a ciò che considerava l’interferenza del presidente egiziano sulla questione libica.
«Chi è il Consiglio presidenziale libico che ha rilasciato una dichiarazione relativa all’Egitto? Quello che sappiamo è che questo consiglio è composto da 9 persone … Dove sono ora?», Ha detto il portavoce del ministero degli Esteri egiziano Ahmed Hafez attraverso il suo account ufficiale su Twitter.
Da ricordare che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva firmato con il presidente del governo di accordo nazionale Fayez al-Sarraj lo scorso novembre un accordo di sicurezza e militare allargato, e le due parti hanno firmato separatamente un protocollo d’intesa sui confini marittimi, che diversi paesi, tra cui Egitto e Grecia, hanno considerato una violazione del diritto internazionale.
Il governo egiziano, greco e cipriota si era opposto a due memorandum d’intesa tra la Turchia e il governo di Sarraj in Libia sull’influenza marittima nel Mediterraneo e sulla cooperazione militare tra Ankara e Tripoli. In più, il ministero degli Esteri egiziano ha descritto l’accordo turco-libico, in una dichiarazione, come “illegale” e “contrario al diritto internazionale”.
Inoltre, l’Egitto ha anche confermato in una lettera al Consiglio di sicurezza internazionale che l’accordo firmato tra Ankara e il governo Sarraj viola le risoluzioni del Consiglio di sicurezza relative alla Libia, in particolare la risoluzione 1970 del 2011, e consente il trasferimento di armi alle milizie nella parte occidentale del paese.
L’Egitto ha anche considerato nella lettera inviata dal suo rappresentante permanente alle Nazioni Unite, Muhammad Idris, al Presidente del Consiglio di Sicurezza internazionale per questo mese, e ai membri del Consiglio, martedì 17 dicembre, che i memorandum d’intesa tra Ankara e il governo di Tripoli hanno violato l’Accordo di Skhirat firmato il 17 Dicembre 2015, tra le parti libiche.
Bashir Abdel Fattah, ricercatore egiziano specializzato in affari turchi, ha confermato che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta agendo sui paesi del Mediterraneo orientale nel tentativo di estrarre petrolio o gas; e ottenere ciò che ha perso al suo interno, indicando che sta mostrando le sue capacità militari; sperando che farà pressione sui paesi del Mediterraneo orientale e faccia delle concessioni.
Abdel Fattah ha sottolineato in una telefonata ad un programma egiziano che Erdogan ha dimenticato che l’Egitto è la più grande forza navale in Medio Oriente, e ha dimenticato che la Grecia è un membro della NATO e dell’Unione europea, e Cipro è un membro dell’Unione europea, notando che Erdogan sta cercando di manovrare e praticare una minaccia indiretta.
Il ricercatore egiziano ha affermato anche che le politiche di Erdogan non portano a nessun risultato e, una volta liberata la capitale libica Tripoli, tutti gli accordi verranno eliminati.
Marwa Mohammed
Corrispondente dal Cairo