LIBERTÀ DI STAMPA. L’America Latina sempre più pericolosa per i giornalisti 

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Il Comitato per la protezione dei giornalisti ritiene che l’America Latina sia la seconda regione più letale del mondo per i giornalisti. Durante la Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, lo scorso 2 novembre, il Comitato per la protezione dei giornalisti, Cpj, ha pubblicato un rapporto in cui si sostiene che l’America Latina è la seconda regione più pericolosa al mondo per la pratica del giornalismo, riporta Telesur

Secondo il Global Impunity Index, Gii, del 2019, i paesi più letali per i giornalisti sono gli Stati arabi, dove si è verificato quasi un terzo degli omicidi. La regione dell’America Latina (26 per cento) e gli Stati dell’Asia e del Pacifico (24 per cento) seguono a ruota: «Quando un giornalista cerca la verità, spesso trova la morte. Negli ultimi 12 anni, più di mille giornalisti sono stati uccisi in zone di guerra ma anche in patria (…) Sono stati uccisi a sangue freddo, deliberatamente e impunemente, per mettere a tacere questioni che alcuni volevano tenere nascoste«, ha denunciato l’Unesco.

Il Gii calcola il numero di omicidi di giornalisti irrisolti come una percentuale della popolazione di ciascun paese; nel costruire l’indice di quest’anno, sono stati «esaminati gli omicidi di giornalisti avvenuti tra il 1° settembre 2009 e il 31 agosto 2019, che rimangono irrisolti. Solo le nazioni con cinque o più casi irrisolti sono incluse nell’indice», ha spiegato il Cpj.

In America Latina, il Messico è il paese con i più alti livelli di violenza contro i giornalisti perché almeno 11 giornalisti sono stati uccisi finora quest’anno. In questo paese, l’impunità sta peggiorando, dato che i gruppi criminali mantengono una campagna permanente di terrore contro i media; più di cento giornalisti sono stati uccisi in Messico dal 2000; i crimini più violenti contro i giornalisti si verificano in zone di forte traffico di droga: 13 giornalisti sono stati uccisi finora in Messico nel 2019.

Il Brasile è un’altra nazione latinoamericana inclusa nei 13 paesi più letali al mondo per i giornalisti: «Nel 2018, l’elezione di Jair Bolsonaro a presidente del Brasile è stata segnata da nuovi attacchi alla libertà di stampa. Il clima di odio in cui è immerso il paese sudamericano rende il giornalismo sempre più difficile da esercitare», sostiene Reporters Without Borders, Rsf.

In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha ricordato che i giornalisti sono essenziali per promuovere la democrazia: «Quando i giornalisti vengono presi di mira, le società nel loro insieme pagano un prezzo. Senza la capacità di proteggere i giornalisti, la nostra capacità di rimanere informati e contribuire al processo decisionale è seriamente ostacolata. Senza giornalisti in grado di svolgere il proprio lavoro in sicurezza, ci troviamo di fronte alla prospettiva di un mondo di confusione e disinformazione (…) In questa giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, difendiamoci insieme per i giornalisti, per la verità e per la giustizia».

Lucia Giannini