I leader libanesi stanno discutendo un possibile rimpasto di governo per disinnescare le proteste senza precedenti contro l’élite politica che ha paralizzato il paese per una settimana. La più alta autorità cristiana maronita del Libano e un prominente politico druso hanno sponsorizzato il cambiamento, chiedendo che tecnici qualificati siano inclusi in qualsiasi rimpasto del governo. Con una popolazione di 6 milioni di persone, tra cui circa un milione di rifugiati siriani, il Libano è stato spazzato dalle proteste contro politici accusati di corruzione e sprechi in uno Stato impantanato tra debiti e crisi economica.
I manifestanti, riporta Reuters, che sventolano la bandiera libanese hanno bloccato le strade con veicoli e barricate improvvisate per il settimo giorno consecutivo il 23 ottobre. Le banche sono chiuse da venerdì scorso e rimarranno chiuse anche il 24 ottobre, ha detto l’associazione bancaria. Anche le scuole sono chiuse. I soldati si sono scontrati con i manifestanti mentre cercavano di sbloccare le strade principali.
Il governo del primo ministro Saad al-Hariri ha annunciato il 21 ottobre un pacchetto di riforme di emergenza, per cercare di sedare la folla e allontanare lo stato da una crisi finanziaria incombente. Il governo di Hariri, che si è insediato all’inizio dell’anno, raggruppa quasi tutti i principali partiti in un sistema settario di condivisione del potere. L’idea di un rimpasto è stata ampiamente discussa tra i politici del paese e ci si potrebbe arrivare se le proteste occupassero le strade nei prossimi giorni, hanno detti fonti politiche citate da Reuters.
Il patriarca maronita Bechara Boutros Al-Rai, parlando insieme ad altri dirigenti ecclesiastici, ha detto che le misure annunciate da Hariri sono un «primo passo positivo» ma richiedono anche la sostituzione dei ministri attuali con tecnocrati qualificati: «Chiediamo al presidente della repubblica (…) di avviare immediatamente consultazioni con la leadership politica e i capi delle sette per prendere le decisioni necessarie per quanto riguarda le richieste del popolo», ha detto. Il politico druso Walid Jumblatt ha detto di sostenere l’idea di un rimpasto: «Un importante rimpasto del governo potrebbe soddisfare alcune delle richieste dei manifestanti».
L’agitazione del Libano è l’ultima di una fiammata di proteste in tutto il mondo, da Hong Kong e Barcellona a Quito e Santiago, ognuna con le sue motivazioni, ma che hanno in comune alcune frustrazioni di fondo: in primis la diffusa mancanza di etica pubblica che ha creato disuguaglianze e ingiustizie economiche e sociali.
L’economia libanese, i cui pilastri sono l’edilizia e il turismo, ha sofferto anni di bassa crescita, in parte a causa delle turbolenze regionali. Gli afflussi di capitali sono diminuiti. Il Libano ha uno dei livelli più alti del mondo del debito pubblico rispetto alle dimensioni della sua economia, che si aggira intorno al 150%. Il sistema finanziario sta affrontando tensioni invisibili dalla guerra civile del 1975-90.
Antonio Albanese