Il 19 gennaio, Sayyed Hasan Nasrallah ha tenuto un discorso in occasione del 30° Anniversario del Centro Consultivo di Studi e Documentazione.
Il leader di Hezbollah ha dichiarato che: «Alcuni libanesi ancora non credono che il Libano sia sotto blocco. Un blocco non solo assomiglia a una chiatta al largo delle coste libanesi per impedire al Paese di ricevere beni o aiuti, ma si manifesta attraverso le azioni e gli atteggiamenti dell’amministrazione americana nei confronti delle autorità libanesi».
E ha aggiunto: «Il blocco significa impedire che assistenza esterna, sovvenzioni e prestiti raggiungano il Libano. Significa anche impedire allo Stato libanese di accettare donazioni – come è successo con le donazioni russe e iraniane – di accettare investimenti cinesi e russi e di affrontare la questione dei rifugiati siriani».
Nasrallah in diretta TV ha commentato anche l’economia libanese: «Una visione economica va costruita non secondo calcoli politici sbagliati. Dobbiamo basare i nostri calcoli sul vedere che c’è un nemico che esiste e ha ambizioni in Libano».
E ancora: «Dobbiamo stabilire un’economia che fornisca sicurezza alimentare e non dipenda da aiuti e assistenza stranieri. Non dobbiamo fare affidamento sulla posizione privilegiata del Libano, poiché ci sono paesi che competono nel turismo, nel settore dei servizi e nei sistemi bancari». «Ci sono elementi fondamentali di forza in Libano, comprese persone intelligenti, istruite, creative e attive. C’è anche, oltre alla posizione geografica, acqua, sicurezza interna, petrolio e gas. Tutti gli studi confermano che ci sono enormi quantità di petrolio e gas nel mare».
«Anche gli espatriati sono un punto di forza per il Libano, e vengono vessati dall’amministrazione americana, poiché vengono inseriti nell’elenco delle sanzioni senza alcuna prova o prova reale». «Servono riforme amministrative e giudiziarie, ma non dobbiamo puntare sulla politica monosettoriale, bensì lavorare su tutti i settori produttivi. Abbiamo bisogno di autorità politica, di una posizione coraggiosa e di uno Stato coraggioso che sia fermo e prenda decisioni coraggiose».
Tommaso Dal Passo