Il 15 luglio Joe Biden, presidente degli Stati Uniti si è recato in Israele e le sue parole, secondo i media filo Hezbollah in merito alla questione Palestina e risorse petrolifere nella regione non sono state convincenti. Ritenute dagli stessi più slogan che altro.
Dieci giorni dopo, il 25 luglio il Segretario Generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, nella trasmissione “Quaranta dialoghi” su Al-Mayadeen TV ha rilasciato una serie di dichiarazioni rilevanti.
Ha detto: “Dal 1993 al 1996 è stato raggiunto un alto livello di deterrenza e l’intesa dell’aprile 1996 ha gettato le basi per la vittoria nel 2000, quando la deterrenza aveva diversi titoli, incluso impedire all’occupazione di bombardare obiettivi civili senza risposta. Come risultato della guerra di luglio, il nemico si è reso conto che il confronto con la resistenza è pericoloso e grande e che le capacità della resistenza ora superano lo scontro ai confini”.
E ancora Sayyed Hassan Nasrallah, in risposta a una domanda sull’equazione “dopo Karish” ha dichiarato in diretta TV: “Il Libano si trova ora di fronte a un’opportunità storica alla luce della necessità dell’Europa di assicurarsi un’alternativa al petrolio e al gas russi. Biden è venuto nella regione per gas e petrolio e l’aggiunta che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti possono fornire non risolverà il bisogno dell’Europa. L’America e l’Europa hanno bisogno di petrolio e gas e “Israele” vede un’opportunità in questo. Biden non vuole una guerra nella regione ed è un’opportunità per noi di premere per il nostro petrolio. Il problema non sono Karish e Qana, ma tutti i giacimenti di petrolio e gas saccheggiati da “Israele” nelle acque della Palestina in cambio dei diritti del Libano. Gli americani hanno immerso il Libano nel vortice dei negoziati mentre “Israele” scavava pozzi ed esplorava il gas e si preparava ad estrarlo”.
Qualche giorno prima gli stessi media israeliani asserivano che vi è il 50% di possibilità di un conflitto militare tra Hezbollah e “Israele” a causa di una disputa sui giacimenti di gas, una possibile escalation tra settimane se i colloqui di frontiera marittima falliranno.
Per tornare alle dichiarazioni di Nasrallah durante la trasmissione “Quaranta dialoghi” ha dichiarato: “Le marce israeliane erano solite insultare in larga misura la Bekaa e il sud, ma il ritmo è diminuito molto dopo la risposta della resistenza. Il nostro popolo deve confidare che la resistenza ha sufficienti capacità umane, militari e materiali per sottomettere “Israele” alla volontà del Libano. Se le cose vanno in guerra, i libanesi devono fidarsi della resistenza che sarà in grado di imporre la volontà del Libano al nemico. Se scoppia una guerra tra Libano e “Israele”, non si sa che rimarrà tra loro e l’ingresso di altre potenze in essa è una possibilità molto forte”.
I protagonisti non citati di questa escalation, partendo dai paesi vicini sono milizie vicino a Hezbollah dall’Iraq e Iran in favore di Hebollah. Mentre Israele di certo conta su Stati Uniti e forse un qualche aiuto derivante dagli accordi di Abramo.
Le milizie di Hezbollah e filo iraniane sono attualmente dispiegate in Siria oltre che in Iraq ma se ne contano anche in Argentina, Venezuela per parlare di Sud America, si ritrovano anche in Afghanistan, etc., non solo, Israele da quando è iniziato il conflitto ucraino-russo si è posta favorevolmente nei confronti di Zelensky inimicandosi la Russia che invece ha stretto diversi accordi con l’Iran.
Sempre seguendo le parole di Nasrallah: «Vedo la fine dell’entità israeliana molto vicina La scena per me riguardo alla fine di “Israele” è la gente che si dirige verso aeroporti, porti e valichi di frontiera. Non abbiamo bisogno di altri quarant’anni per assistere alla fine di “Israele”, tutti gli elementi della sopravvivenza di “Israele” si ritirano e si placano, mentre gli elementi della sua fine diventano più forti. Nella battaglia della “Spada di Gerusalemme”, tutte le informazioni che avevamo sono state fornite ai palestinesi attraverso la sala operativa congiunta. È presente la comunicazione tra le forze dell’Asse della Resistenza e le Guardie Rivoluzionarie sono state coinvolte nella sala operativa congiunta durante la battaglia di “Saif al-Quds».
Nasrallah dunque sostiene che le milizie palestinesi, quelle libanesi e iraniane sono pronte ad affrontare Israele, il 5 e il 6 agosto tra Israele e Palestina dopo un attacco delle IDF “Operazione Breaking Dawn” e una risposta della resistenza con 160 missili, si sono contati 11 morti e oltre 80 feriti.
Anna Lotti