Il primo ministro libanese Saad Hariri ha avvertito che il suo paese ha raggiunto il «punto di rottura», ospitando più di un milione di rifugiati siriani e ha chiesto maggiori investimenti da parte della comunità internazionale.
I commenti di Saad Hariri sono stati fatti dopo che l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite Unhcr ha detto che più di sei milioni di siriani sono fuggiti dal loro paese dalla devastante guerra scoppiata nel 2011.
Di questi, il Libano da solo ne ospita più di un milione, circa un quarto della sua attuale popolazione che è pari a quattro milioni.
«Questo problema ha raggiunto il suo punto di rottura per noi in Libano (…) Vogliamo che la comunità internazionale ci ascolti e capisca che il Libano sta affrontando una crisi», ha detto Hariri, la scorsa settimana. Il premier libanese stava parlando in vista di una conferenza internazionale sul futuro post-bellico della Siria che l’Unione europea e le Nazioni Unite intendono ospitare a Bruxelles il 5 aprile.
Il primo ministro ha detto che avrebbe fatto appello alla conferenza per avere investimenti internazionali tesi a migliorare le infrastrutture, comprese scuole, strade, ambiente e sicurezza in Libano, riporta l’Afp.
Hariri avrebbe proposto alla comunità internazionale «di impegnarsi a dare (…) tra i 10000 e i 12000 dollari per ogni rifugiato in Libano spalmati da cinque a sette anni».
Hariri ha detto di temere anche che la crisi dei rifugiati possa implodere sul piano sociale a causa delle «enormi tensioni» fra siriani e libanesi nella maggior parte delle comunità ospitanti. «Temo disordini civili», ha detto.
L’afflusso di rifugiati siriani in Libano ha prosciugato le risorse economiche del Paese, ha detto il premier.
Solo nel sistema di istruzione, le aule sono sovraffollate con un numero di studenti più che raddoppiato in sei anni per ospitare gli alunni siriani. A differenza dei rifugiati palestinesi che vivono nei campi gestiti dalle Nazioni Unite, i rifugiati siriani in Libano vivono in campi non strutturati.
Lucia Giannini