In Libano si sta diffondendo in questo giorni di crisi un costume: tenere i soldi in casa ma non sotto il materasso bensì dentro una cassaforte. È scoppiato infatti il boom delle vendite di cassaforti da tenere in casa.
Senza alcun conflitto armato, il governo è stato rovesciato: Saad al-Hariri si è dimesso la scorsa settimana da primo Ministro, e il conseguente vuoto politico ha accelerato un massiccio deflusso di depositi bancari poiché la gente si preoccupa per il futuro.
Si stima che 6 miliardi di dollari di depositi, su un totale di oltre 180 miliardi di dollari, sono stati ritirati dalle banche in quattro mesi fino alla fine di ottobre, secondo le stime dell’Institute of International Finance, riprese da Reuters.
È un dato catastrofico per il Libano, che dipende dai flussi di capitali, in particolare dalla sua diaspora, per finanziare il deficit e l’enorme debito del suo governo, tra i più alti al mondo in rapporto al Pil. I controlli informali da parte delle banche sui movimenti di denaro hanno contribuito ad arginare i deflussi negli ultimi giorni, ma il contante in circolazione al di fuori della banca centrale è ancora salito del 32% nell’anno fino a ottobre, il più alto aumento annuo dal 1995, secondo le stime.
La maggior parte dei prelievi sono stati effettuati in dollari Usa, con un’impennata della dollarizzazione che, secondo le stime, ha esercitato una forte pressione sulla sterlina libanese, che da 22 anni è ancorata al biglietto verde. Questo ha alimentato le preoccupazioni per una svalutazione della moneta, che potenzialmente potrebbe spazzare via i risparmi in sterline.
Le stime sulla quantità di denaro immagazzinato in casa vanno da 1,4 miliardi di dollari a 2,5 miliardi di dollari. Alcuni di questi sono probabilmente conservati in casseforti. In un contesto di frequente instabilità, molti libanesi hanno a lungo tenuto un po’ di denaro contante al di fuori del sistema bancario.
E i controlli sui capitali e la fragile economia significava che l’appetito per le casseforti non era ancora al culmine qualche anno fa, quando l’economia cresceva a un ritmo più sano e le rimesse dei libanesi all’estero scorrevano più liberamente.
Con la recessione che si è aggravata, i guadagni schiacciati dall’inflazione e dall’elevata disoccupazione, e i flussi dall’esterno che si stanno prosciugando, la domanda di casseforti è aumentata.
Le casseforti più popolari, le più modeste, i modelli più piccoli, hanno un prezzo che parte da 100.000 sterline libanesi, mentre le versioni eleganti arrivano fino a 9 milioni di sterline, con disegni lucidi sulla porta, scomparti ad effetto noce per riporre orologi e contanti, e una fotocamera integrata che invia una notifica al telefono cellulare del proprietario quando qualcuno si avvicina a pochi metri dalla cassaforte.
Lucia Giannini