Le ultime elezioni in Libano, tenutesi il 15 maggio 2022, hanno fatto emergere una situazione caratterizzata dalla formazione di nuovi assetti politici. Lo scenario emerso da queste ultime elezioni è caratterizzato da una situazione di stallo, in cui nessun partito o alleanza è riuscito ad ottenere i 65 seggi in Parlamento necessari per ottenere la maggioranza. Dopo mesi di consultazioni fallimentari, e in vista della scadenza del mandato presidenziale ad ottobre 2022, l’allora Presidente del Libano Michel Aoun ha nominato Najib Miqati primo Ministro ad interim, il quale ha formato un governo tecnocratico. Una delle prime sfide di politica interna del governo di Miqati è stata dunque quella relativa alla nomina del nuovo Presidente del Libano, all’interno di uno scenario politico di estrema frammentazione tra i partiti, i quali hanno reso, e rendono tuttora, estremamente complesso il raggiungimento di un accordo su tale nomina. Alla difficoltà di risolvere questa impasse si è recentemente aggiunta la questione della nomina del nuovo capo di Stato Maggiore dell’esercito in vista della scadenza dell’attuale mandato, affidato a Joseph Kalil Aoun.
La risoluzione di queste due nomine è diventata ancora più importante a seguito del conflitto in corso tra Israele ed Hamas. Infatti, come numerosi attori occidentali hanno osservato, il Libano si trova in una grave situazione di vuoto istituzionale in un momento in cui ha bisogno di una leadership stabile per garantire la sicurezza e il suo non coinvolgimento nel conflitto in corso.
All’interno di questo scenario è possibile comprendere la visita in Libano, avvenuta questa settimana, dell’inviato del Presidente della Francia Jean-Yves Le Drian. Infatti, sebbene tale visita fosse programmata per settembre e rimandata a causa dello scoppio del conflitto, alcune fonti vicine all’Eliseo hanno affermato che la Francia è particolarmente preoccupata da una possibile estensione della guerra. In particolare, dalle dichiarazioni rilasciate prima dell’arrivo di Le Drian in Libano, sembra che il motivo principale di questo viaggio sia quello di condurre una serie di consultazioni per facilitare la nomina di un Presidente. È lo stesso Presidente francese Emmanuel Macron a confermarlo, affermando che l’intenzione della Francia è quella di creare le condizioni adeguate all’elezione di un Presidente della Repubblica del Libano e di formare un governo funzionante. Tuttavia, il viaggio di Jean-Yves Le Drian non sembra essere privo di difficoltà, alla luce soprattutto della posizione presa dall’Eliseo a favore di Israele, la quale influirà sicuramente sull’influenza della Francia nella politica libanese.
Sebbene queste fossero le premesse, a seguito delle consultazioni avvenute in settimana tra Le Drian e i principali attori della politica libanese sembra essere emersa il vero obiettivo delle preoccupazioni francesi.
Infatti, Samir Gegea, leader del partito Forze Libanesi, ha affermato che l’inviato presidenziale francese non avesse una proposta chiara relativa alla questione presidenziale, ma che fosse estremamente preoccupato per la risoluzione della nomina del capo di Stato Maggiore dell’esercito. Questo dossier è stato discusso anche con il capo del Partito della Falange, Sami Gemayel, il quale ha concordato con Le Drian sulla necessità di evitare un vuoto nella leadership dell’esercito in modo da poter garantire il rispetto della Risoluzione 1701 ed impedire gravi violazioni lungo la Linea Blu.
Infine, l’incontro con il capo del Movimento Patriottico Libero Gebran Bassil sembra essere stato particolarmente teso, tanto da portare Le Drian ad abbandonare la riunione dopo pochi minuti. Il quotidiano Al-Akhbar ha riportato che l’inviato francese è passato rapidamente dalla discussione sul dossier presidenziale, il quale era il motivo ufficiale della sua visita in Libano, alla questione del Capon di Stato Maggiore, proponendo l’estensione del mandato di Joseph Kalil Aoun. Inoltre, Le Drian avrebbe sottolineato che il vuoto alla guida dell’esercito danneggerebbe la sicurezza del Libano, della Francia e di tutta l’Europa.
A seguito di questi incontri sembrano dunque emersi alcuni elementi. In primo luogo, è stato confermato che la principale preoccupazione della Francia, così come degli altri attori occidentali, è relativa ad un eventuale coinvolgimento del Libano nel conflitto, causato da una mancanza di controllo da parte dell’esercito libanese nelle aree di confine con Israele. In questo senso appare evidente che la soluzione alla quale la Francia è orientata sarebbe quella di evitare un vuoto di potere nelle leadership dell’esercito, in quanto rappresenta l’unica istituzione capace di limitare l’azione di Hezbollah nell’area. In secondo luogo, sembrerebbe che i principali detrattori di una possibile estensione del mandato dell’attuale capo di Stato Maggiore siano proprio Hezbollah e i partiti ad esso vicini.
Pietro Zucchelli