L’Estonia chiede all’UE di rinforzare la difesa

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Il Ministro degli Esteri estone Umas Paet ha chiesto all’Unione Europea, mercoledì in una sessione di lavoro a Bruxelles, che l’UE si impegni maggiormente nello sviluppo di una rapida capacità di risposta militare europea a eventuali attacchi. In particolare l’Estonia ha riferito di voler impegnare maggiori forze nel Nordic Battlegroup (NBG) entro il 2015.

L’Unione europea ha creato una serie di battaglioni tattici (18) volti a implementare le politiche di difesa dell’UE. Il Nordic è uno di questi, conta sui contributi di Svezia, Norvegia, Finlandia, Irlanda ed Estonia. La Maggior parte di questi gruppi tattici sono ancora in fase di formazione – sono abbastanza piccoli e non sempre organizzati in maniera geograficamente coerente. Nel totale sono circa 2.200 soldati impegnati nel Nordic. La Norvegia, che non è entrata nell’Unione europea, ha deciso di entrare a far parte del battaglione, l’Irlanda, che non rientra geograficamente nel Nordic Battlegroup ha deciso ugualmente di entrarne a far parte. La Danimarca, nel frattempo, ha scelto di uscire della difesa dell’UE, nonostante si smembro dell’Unione. L’NBG è un mix di forze militari e rappresenta il tentativo da parte dell’Unione europea non solo di raggiungere un obiettivo coerente in politica estera ma anche di dare vita ad una forza di difesa comune. Gli Stati membri, lamenta l’Estonia, hanno però mantenuto una loro autonoma politica estera e di difesa, sono impegnati in forze NATO e quindi in qualche modo hanno messo in secondo piano le forze tattiche europee. La crisi economica poi non ha migliorato il dibattito e le proposte in materia di difesa europea. Molti membri dell’UE hanno infatti operato tagli ai bilanci della difesa. E quindi in questo momento ci sono poche probabilità di ottenere qualcosa al di là significato simbolico militare. 

Quello che preoccupa, sostiene Umas Paet, è che la Maggior parte dei paesi europei non ha manifestato particolare interesse alle sorti dell’Estonia. Il paese siede sul bordo della NATO e dell’Unione europea e si trova ai confini con quella che è una minaccia storica, la Russia. Nelle repubbliche baltiche ci sono minoranze etniche di lingua russa che in un momento difficile come questo potrebbero creare problemi. Tra le preoccupazioni estoni l’influenza economica russa: numerose sono le aziende di popolazioni di lingua russa all’interno delle repubbliche Baltiche e questo aumenta lil rischio di possibili disordini. Questa preoccupazione è ciò che spinge gli estoni ad affrontare il tema di una rete europea di forze di rapido intervento. Questi gruppi tattici sono costosi, perché uniscono alle forze di terra quelle di aria e via mare, ma è uno sforzo che va fatto. Gli Stati Uniti hanno tali forze, gli europei no. Quando i francesi e gli italiani volevano intervenire in Libia, hanno dovuto fare affidamento su una richiesta e ranghi delle capacità degli Stati Uniti, da aerei di comando e controllo alla logistica. Attualmente né il Nordic né la NATO hanno unità di intervento rapide per questo l’Estonia ha esortato l’Europa a intervenire in maniera più incisiva in materia.