
Il 13 maggio è stato confermato dall’Ufficio stampa della Presidenza della Repubblica araba siriana che il presidente ad interim Ahmad al Sharaa non parteciperà al Vertice della Lega Araba in programma a Baghdad il prossimo 17 maggio. Il Ministro degli Esteri Asaad al Shaibani guiderà la delegazione siriana che parteciperà al vertice, dove rappresenterà la Siria nelle sessioni di discussione e nei negoziati che si terranno durante l’incontro, si legge nel comunicato ufficiale.
La partecipazione all’evento da parte del presidente al Shaara è stata una delle questioni più dibattute delle ultime settimane sia in Iraq che in Siria: tra inviti consegnati e accettati, ritrattazioni e richieste di protezione, la presenza del Presidente siriano a Baghdad resta, ancora ad oggi, un punto interrogativo. Ci si chiede, quindi, se al Shaara sceglierà di fare un’apparizione improvvisa per qualche ora al Vertice con garanzie di protezione da parte di attori esterni.
Il vertice come spartiacque: opportunità di rilancio e riconoscimento per Iraq e Siria
Il vertice della Lega Araba del 17 maggio a Baghdad rappresenta un momento cruciale per l’Iraq, che mira a riaffermare il proprio ruolo centrale nella regione dopo anni di instabilità. Il Consigliere del Primo Ministro per le Relazioni Estere, Farhad Alaa al Din, ha evidenziato l’importanza strategica dell’evento, sottolineando che la scelta di Baghdad riflette la fiducia dei Paesi arabi nella capacità dell’Iraq di offrire un ambiente sicuro e stabile. Il summit rappresenta per il governo iracheno un’occasione fondamentale per rafforzare la propria influenza nelle politiche della Lega Araba e promuovere nuove forme di cooperazione su sicurezza, economia ed energia. Il Primo Ministro Mohammed Shiaa al-Sudani ha evidenziato che il summit si svolge in un momento eccezionale per la regione, segnato da conflitti aperti, pressioni internazionali e dalla crisi di Gaza. Ha lanciato un appello per un’iniziativa araba unitaria, sottolineando l’importanza di superare le divergenze storiche e di promuovere la costruzione di Stati nazionali fondati su costituzioni solide, dignità e rispetto delle diversità. Al-Sudani ha inoltre ribadito che la sicurezza nazionale araba è indivisibile e che solo attraverso una cooperazione efficace e istituzioni forti si potrà garantire la stabilità collettiva. Ha infine affermato che Baghdad vuole diventare la capitale del pensiero arabo e della storia comune, invitando tutte le capitali arabe a ripartire da una nuova metodologia di collaborazione. Per la Siria post-Assad, il vertice della Lega Araba rappresenta un momento cruciale per uscire definitivamente dall’isolamento regionale e internazionale in cui il Paese è rimasto fino al rovesciamento del regime baathista. Questo soprattutto alla luce dell’annuncio del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla revoca delle sanzioni contro Damasco e dell’incontro tra i due Presidenti a Riyadh. Si tratta inoltre di un’occasione importante per la nuova Siria di riaffermare il proprio ruolo nella regione, data la sua centralità negli equilibri mediorientali.
Equilibri fragili: sicurezza, alleanze e la difficile gestione del confine siro-iracheno
L’Iraq è stato un forte alleato del governo di Assad in linea con il suo stretto legame con l’Iran. Nel corso della rivoluzione siriana guidata da al Jawlani, che ha portato alla caduta del regime baathista, il governo iracheno esprimeva la sua vicinanza a Assad. Ma, per questioni di sicurezza interna, il premier al Sudani ha preferito evitare di fornire un aiuto diretto alla vicina Siria. Con il cambio di potere che ha segnato l’inizio di un governo sunnita sotto l’egida dell’ex leader di un gruppo militare jihadista, il dossier della sicurezza ai confini è diventato per l’Iraq il requisito necessario per la ridefinizione di una nuova alleanza con il governo ad interim di Damasco. Nonostante la Turchia abbia avuto un ruolo di mediatore per un nuovo inizio tra i due Paesi, l’Iran continua ad esercitare pressioni sul governo di al Sudani sfruttando l’influenza politica e sociale delle fazioni armate sciite irachene. La Siria e l’Iraq condividono interessi profondamente intrecciati in ambito di sicurezza, politico ed economico. È proprio su questi punti che si basa la rinnovata volontà di costruire un rapporto solido, in grado di contribuire alla stabilità della regione. “L’Iraq non è solo un Paese ospitante: stiamo prendendo l’iniziativa di offrire soluzioni alle crisi della regione”, ha affermato il primo ministro iracheno, evidenziando il ruolo proattivo che Baghdad intende assumere nello scenario mediorientale. In questo contesto si inserisce anche l’invito ufficiale rivolto ad al-Sharaa per partecipare ai lavori della Lega Araba, definito dallo stesso Sudani “in linea con il protocollo stabilito” dall’organizzazione. Tuttavia, l’invito al Capo di Stato siriano ha suscitato critiche da parte principalmente delle fazioni musulmane sciite, vicine all’Iran, che accusano al Jawlani di aver orchestrato attacchi contro gli sciiti durante i suoi anni in Iraq, dove arrivò nel 2003 per unirsi ad Al Qaeda, allora guidata da Abu Bakr al Baghdadi, confluito in seguito nello Stato Islamico in Iraq. Il premier iracheno ha precisato: “Indipendentemente dalle dinamiche politiche o dalla natura della transizione in Siria, al-Sharaa è il rappresentante ufficiale dello Stato siriano. La sua presenza è fondamentale per esprimere la prospettiva della Siria sul suo futuro”. Sudani ha poi ribadito la centralità della Siria nella regione, definendola “un pilastro fondamentale per la sicurezza e la stabilità del mondo arabo”. Fa da eco il leader dell’Organizzazione Badr (partito politico sciita e organizzazione paramilitare), Hadi al-Amiri, il quale ha dichiarato che il governo iracheno non può esimersi dall’invitare il Presidente siriano a partecipare al vertice di Baghdad in quanto è un capo di Stato riconosciuto, e questa è una cosa naturale. L’assenza di al Sharaa dal vertice arabo sarà percepita come una debolezza da parte del governo iracheno nel garantire la sua sicurezza, il che potrebbe influire sulla partecipazione di altri Paesi, riporta il canale libanese al Mayadeen. Nonostante le tensioni derivate dall’invito fatto ad al Shaara, il governo iracheno ha ribadito che la stabilità della Siria è nell’interesse sia dell’Iraq che della regione. Durante un seminario a Falluja, Ammar al-Hakim, leader del Movimento Nazionale della Saggezza, ha sottolineato la necessità di una gestione istituzionale e responsabile della crisi siriana, richiamando l’esperienza irachena nella ricostruzione post-bellica e nella gestione degli sfollati. La sicurezza dei confini tra Iraq e Siria, che si estendono per oltre 600 chilometri e sono spesso teatro di traffici illeciti e infiltrazioni armate, è centrale. Baghdad ha rafforzato le misure di sicurezza e chiuso temporaneamente i valichi per prevenire rischi di destabilizzazione e minacce alla sicurezza nazionale. Tuttavia, la gestione resta complessa perché parte del confine è controllata dalle Forze Democratiche Siriane (SDF) e non dal governo siriano, ostacolando un coordinamento efficace. La sicurezza dei confini è fondamentale non solo per l’Iraq, ma per tutta la regione, poiché ogni escalation in Siria può avere ripercussioni dirette sull’Iraq, sia in termini di sicurezza che di flussi migratori. Per questo, Baghdad insiste su una soluzione politica condivisa alla crisi siriana, per garantire la sicurezza della frontiera e favorire il ritorno degli sfollati.
Un invito controverso: proteste, minacce e la polarizzazione della scena politica irachena
La partecipazione siriana al vertice ha rappresentato uno dei nodi più delicati per il governo iracheno. L’invito ufficiale al Presidente siriano Ahmad al-Sharaa, consegnato dal ministro della Cultura su direttiva del presidente Abdul Latif Jamal Rashid, era stato pensato come gesto di apertura verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Tuttavia, la presenza di al-Sharaa ha generato forti tensioni politiche interne, soprattutto tra le fazioni sciite, che lo accusano di responsabilità in attacchi contro la comunità sciita durante il suo passato militante. Proteste sono scoppiate nella provincia meridionale di Bassora, dove manifestanti hanno associato al-Sharaa al nome di guerra Abu Mohammed al-Jawlani, esprimendo timori e opposizione mentre più di 50 parlamentari hanno firmato una petizione per opporsi alla presenza di al-Sharaa, accusandolo di crimini legati alle organizzazioni terroristiche a cui era affiliato, tra cui l’attentato di Karrada, avvenuto nel 2016 a Baghdad con più di 200 morti e feriti. Secondo fonti della Coalizione per lo Stato di Diritto, la partecipazione del presidente siriano era stata esclusa dopo il massiccio rifiuto delle forze politiche e delle fazioni armate. Le fazioni armate sciite hanno inviato messaggi di minaccia nei confronti di al Sharaa se avesse messo piede in Iraq. Il leader delle brigate armate, Abu Ali al-Askari, ha dichiarato che al Jawlani e tutto il suo governo non sono benvenuti a Baghdad. Il Segretario generale di Asa’ib Ahl Al-Haq, Qais Khazali, ha avvertito che la presenza di al Sharaa al vertice potrebbe portare al suo arresto giudiziario data l’esistenza di un mandato di arresto emesso nei suoi confronti dalle autorità irachene. La divisione politica irachena sulla presenza o no di al Sharaa potrebbe spingere le fazioni ad agire unilateralmente contro il presidente siriano, qualora dovesse partecipare al vertice di Baghdad, secondo quanto riportato dalla BBC. Le fazioni potrebbero interrompere il vertice di Baghdad per protestare contro la sua presenza attraverso intimidazioni, manifestazioni o la fuga di informazioni ai partiti regionali contrari al presidente siriano. Fonti di Radio Monte Carlo hanno riferito di incontri tra leader delle principali fazioni sciite e ufficiali siriani vicini a Maher al-Assad per pianificare possibili azioni contro al-Sharaa, qualora avesse deciso di partecipare. La situazione, però, potrebbe essere ulteriormente ribaltata. In questo contesto, sembra che il Presidente siriano abbia chiesto garanzie di sicurezza agli Stati Uniti per partecipare al prossimo vertice della Lega Araba a Baghdad, ha riferito lunedì una fonte governativa al quotidiano iracheno Shafaq News. Fonti hanno riferito che al-Sharaa avrebbe richiesto la protezione di una società di sicurezza privata con sede negli Stati Uniti come condizione per la sua visita, citando il timore di un potenziale attentato sul suolo iracheno. La fonte ha affermato che il Qatar, accreditato per aver mediato un recente incontro tra al-Sharaa e al-Sudani, sostiene la sua partecipazione, ma non dispone di una presenza di sicurezza operativa in Iraq per soddisfare tale requisito. Sebbene il governo iracheno abbia rilasciato numerose garanzie per agevolare la visita del Presidente siriano, le autorità siriane non sono convinte, ritenendo le misure insufficienti, ha spiegato la fonte. Tuttavia, dopo il rifiuto statunitense, secondo fonti per Radio Monte Carlo il presidente siriano potrebbepartecipare per alcune ore al vertice di Baghdad, con le garanzie di sicurezza da parte della Francia seppur fonti ufficiali siriane confermino la presenza del ministro degli Esteri siriano Asaad al Shaibani.
Le implicazioni geopolitiche del vertice arabo per Siria e Iraq
Il vertice della Lega Araba a Baghdad si configura come un banco di prova per la leadership irachena e per la tenuta della cooperazione araba in una fase di profonda incertezza. La possibile assenza di al-Sharaa, frutto delle tensioni interne e delle minacce delle fazioni sciite, evidenzia i limiti della capacità irachena di garantire sicurezza e inclusività, ma anche la persistenza di memorie storiche e rivalità settarie che continuano a influenzare le scelte politiche. L’Iraq, pur desideroso di rilanciare la propria immagine internazionale e di proporsi come attore stabilizzante e portavoce della regione, si trova stretto tra la necessità di rassicurare i partner arabi e quella di gestire le pressioni delle proprie forze interne. Il rischio è che le divisioni politiche e le tensioni settarie possano minare non solo il successo del vertice, ma anche la credibilità dell’Iraq come mediatore regionale. D’altro canto, la capacità di Baghdad di ospitare un vertice di tale portata, garantendo un minimo di stabilità e sicurezza, rappresenta comunque un segnale positivo di progresso rispetto al recente passato. Il summit offre all’Iraq l’opportunità di riaffermare il proprio ruolo nella regione, ma il vero banco di prova sarà la capacità di tradurre le dichiarazioni di intenti in azioni concrete di cooperazione e sviluppo condiviso. Il vertice di Baghdad riflette, quindi, le contraddizioni e le potenzialità del nuovo ordine arabo: un sistema ancora fragile, ma in cerca di nuovi equilibri e di una leadership capace di guidare la regione verso una fase di maggiore stabilità e integrazione. Il vertice di Baghdad avrebbe potuto segnare per la Siria il suo ritorno pieno sulla scena regionale, un gesto simbolico per dire al mondo arabo che Damasco è pronta a ricostruire, dialogare, tornare a contare. Invece, l’ombra lunga del passato – fatta di rivalità settarie, ferite non rimarginate e memorie recenti di guerra – continua a condizionare ogni passo. La mancata presenza del presidente al-Sharaa non è soltanto una questione di sicurezza. È il segno di una Siria ancora sospesa, in bilico tra reintegrazione e isolamento, tra legittimazione e diffidenza. L’Iraq si dice impegnato a sostenere la ripresa del Paese vicino, promuovendone la stabilità politica e partecipando agli sforzi per la ricostruzione. Tuttavia, l’assenza del Capo di Stato siriano in queste fasi cruciali potrebbe rappresentare un elemento di frizione per Baghdad nei confronti di altri Paesi arabi, in particolare quelli del Golfo, che si sono già dichiarati favorevoli a sostenere pienamente la ricostruzione della Siria in ogni ambito. Il processo di riavvicinamento tra Iraq e Siria, quindi, si inserisce in un contesto regionale complesso, ma anche carico di opportunità. Il prossimo futuro dirà se questo slancio diplomatico sarà sufficiente a superare le divisioni del passato e a dare forma a una cooperazione concreta e duratura.
Elisa Cicchi e Cristina Uccello
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