La prossima guerra a Israele sarà l’ultima per Hamas

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di Antonio Albanese  ISRAELE – Gerusalemme 25/10/2015. Il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha detto il 24 ottobre che la prossima guerra di Israele con i militanti di Gaza sarebbe la loro ultima «perché li distruggeremo completamente». Liebermenn ha, poi, aggiunto che continua ad impegnarsi per una soluzione a due stati, riporta Al-Quds.

Lieberman, in un’intervista al quotidiano Al-Quds, ha detto di non volere un’altra guerra a Gaza, la quarta dal 2008: «Come ministro della difesa, vorrei chiarire che non abbiamo alcuna intenzione di iniziare una nuova guerra contro i nostri vicini nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania, Libano o in Siria» ha detto il ministro della Difesa «Ma a Gaza, (…) Se ci impongono la prossima guerra contro Israele, sarà la loro ultima vorrei sottolinearlo ancora una volta: sarà il loro ultimo confronto perché li distruggeremo completamente».

Lieberman crede in una soluzione a due Stati per il conflitto sulla base dello scambio di territori, dicendo che vede nei principali blocchi di insediamenti nella Cisgiordania occupata la restante parte di Israele nell’ambito di un accordo di pace.

Ha sollevato la possibilità di negoziazione aree arabe di Israele al confine nord della Cisgiordania, come ad esempio la città di Umm al-Fahm, in cambio di insediamenti; lo scambio di terreni è stato a lungo parte di una serie di proposte per risolvere il conflitto, ma le due parti rimangono distanti su questioni come lo status di Gerusalemme e il ritorno dei profughi palestinesi.
«Il primo passo sarebbe convincere la gente che la pace è possibile facendo seri miglioramenti nello stato dell’economia e nella lotta alla disoccupazione, alla povertà e alla miseria per i palestinesi e fornire agli israeliani, sicurezza senza spargimenti di sangue»

Basterebbero tre anni senza violenza e con un miglioramento economico nei territori palestinesi per riavviare il dialogo; Lieberman ha recentemente affermato di voler aggirare i leader palestinesi, ritenuti sordi e incapaci, e raggiungere direttamente le comunità, e la sua intervista sembrava essere parte di questo sforzo.

Al-Quds, il giornale più venduto nei territori palestinesi, è stato pesantemente criticato sui social media da parte dei palestinesi perchè non avrebbe dovuto accettare l’intervista.