La libertà di stampa è moribonda in Turchia

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di Antonio Albanese  ITALIA – Roma 03/11/2016. «La deriva autoritaria del presidente Erdogan si manifesta in particolare nei massicci attacchi contro la libertà di stampa. Quando non è per “aver insultato il presidente”, è per “terrorismo” che i giornalisti sono portati a centinaia in tribunale. L’autocensura progredisce, le autorità bloccano molti siti di notizie e mettono in atto il divieto di pubblicazione su certi argomenti. Le metastasi del conflitto siriano e la ripresa dei combattimenti contro i ribelli curdi del Pkk accentuano la paranoia delle autorità nei confronti dei giornalisti critici». Così la breve scheda di Rsf che descrive il panorama mediatico della Turchia; il regime turco ha arrestato almeno 200 giornalisti e ha chiuso più di 120 media dal colpo di stato. La Turchia si è piazzata al 151° posto su 180 paesi analizzati da Reportert Sans Frontieres
Reporter senza frontiere ha pubblicato il suo studio sulla libertà di stampa il 2 novembre; il documento elenca 35 leader e organizzazioni ritenute “nemici della libertà di stampa”.
Rsf ha pubblicato l’elenco, il 2 novembre, nella Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti.

Dopo il fallito colpo di stato nel mese di luglio, Ankara ha iniziato una stretta sulla stampa che ha peggiorato una situazione già triste in Turchia, secondo l’organizzazione. Oltre 200 giornalisti sono stati arrestati e 125 giornalisti sono in carcere, secondo i dati Rsf aggiornati ai primi di ottobre; il governo ha eliminato anche 124 dei media “per decreto”.
Erdogan nasconde la sua «dittatura aggressiva sotto una parvenza di democrazia», secondo Rsf. Il presidente turco è una new entry nella lista Rsf, accanto al re saudita Salman, al presidente del Venezuela Nicolas Maduro, a quello del Burundi Pierre Nkurunziza; al presidente cinese Xi Jinping; a quello russo Vladimir Putin e della Corea del Nord Kim Jong Un.
Accanto all’arresto la Direzione dei mezzi di comunicazione (BYEGM) ha annullato non meno di 670 tesserini professionali  di collaboratori dei media sospesi per decreto.

Come ultimo della stretta turca all’inizio di questa settimana, le autorità turche hanno fatto irruzione nella redazione del quotidiano d’opposizione “Cumhurriyet,” e hanno arrestato il direttore, un fumettista e diversi giornalisti: per i magistrati turchi sono sospettati di aiutare i militanti curdi e Fethullah Gülen. Per Can Dundar, ex direttore prorpio di Cumhuriyet, al centro di uno scoop che ha inchiodato alle loro responsabilità i servizi turchi rei di aver fornito assistenza e aiuti bellici a gruppi della guerra siriana, e per questo arrestato e processato, ha definito le accuse «accuse ridicole (…)». Sarebbe stato meglio se avessero detto, «Noi non vogliamo sentire eventuali voci di dissenso e non siamo pronti a tollerare anche la minima opposizione. Cumhuriyet ha combattuto contro il Movimento Gulen negli ultimi 20 o 30 anni», ha detto Dundar in una intervista a Deutsche Welle. «Guardando i dati più recenti in materia di commercio di armi tra la Turchia e la Germania nel 2015, il pensiero che mi colpisce è che gli interessi economici potrebbero essere dietro il sostegno della Germania per la Turchia. O è la questione dei rifugiati tra l’Ue e la Turchia che ha portato l’Europa a chiudere un occhio verso la democrazia? Credo che tutte queste sono decisioni esistenziali, non solo per la Germania ma per tutta l’Europa».