TURCHIA – Ankara. Il viaggio del primo ministro Erdogan in Africa, che lo ha visto presente in Gabon, Niger e Senegal, fa parte della nuova offensiva di Ankara in terra d’Africa.
L’interesse turcoper il continente africano è un dato recente. Quando Ismail Cem è stato il ministro degli Esteri (1997 – 2002), le relazioni con l’Africa crebbero sensibilmente. Tuttavia il nuovo interesse nasce grazie ad una serie di iniziative del governo dell’Akp che ha posto in essere una strategia attiva e assertiva nel corso degli ultimi tre o quattro anni. Di conseguenza, 19 nuove ambasciate sono state aperte negli ultimi tre anni, creando collegamenti diretti con 31 dei 54 Paesi del continente. Molti, i cui nomi sono ancora sconosciuti per il popolo turco, sono inclusi nella lista dei voli regolari della Turkish Airlines. Il volume di scambi con l’Africa è ora di 12 miliardi di dollari, ma l’obiettivo per il 2015 è di 50 miliardi di dollari. Gli ambienti economici turchi sono entusiasti di scoprire i mercati africani che sono ancora quasi del tutto inutilizzati.
Quasi 300 uomini d’affari hanno accompagnato Erdogan durante la sua visita in Africa, a dimostrazione del crescente interesse del mondo degli affari di Ankara verso il continente nero.
L’apertura all’Africa potrebbe portare grandi opportunità, così come una serie di difficoltà. Il ricco potenziale economico del continente, così come la sua volontà di aprire il proprio mercato alla business community internazionale, offre alla Turchia una vasta gamma di opportunità. Queste vanno dalla possibile cooperazione nel commercio, agli investimenti, al turismo e nel settore delle costruzioni. Un altro vantaggio della Turchia in questo continente è la sua reputazione positiva. La Turchia non ha un passato coloniale e quindi non è associata con le vicende della decolonizzazione. Questo, in particolare, facilita la cooperazione politica tra Ankara e l’Africa, nonché la cooperazione in materia regionale e culturale.
È un dato di fatto, ormai, che la strategia africana di Ankara è legata alle sue aspirazioni di diventare un attore politico in terre lontane utilizzando il suo “soft power.”
ùTuttavia, la concorrenza per l’Africa è pesante. Le potenze ex coloniali, gli Stati Uniti sono ancora presenti. Cina, Iran, India e Brasile sono anche attivi.