L’esercito non può essere il guardiano dell’Egitto

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EGITTO – Il Cairo. 03/07/13. Il Governo Morsi e i Fratelli Musulmani non ci stanno e ricorrono alla stampa per dire la loro versione dei fatti.

A farlo, in forma epistolare è l’Assistente del Presidente della Repubblica,.Essam Haddad, che in una dichiarazione in inglese, senza troppi indugi ha definito quello che sta succedendo in Egitto come: «Un colpo di stato». «Sono pienamente consapevole che questo potrebbe essere l’ultima cosa che scrivo in questo Governo, per l’Egitto e la storia» […] «Il 25 gennaio, mi trovavo in piazza Tahrir. A fermare i miei figli che protestavano. Siamo pronti a dei sacrifici per questa rivoluzione. Quando lo abbiamo fatto, non abbiamo sostenuto la rivoluzione delle élite. Non abbiamo voluto una democrazia a sostegno condizionato». […] «La libertà concessa a noi egiziani per costruire le istituzioni che ci permetteranno di rafforzare e scegliere tra tutte le diverse visioni di questo paese. Abbiamo scoperto in fretta che quasi nessuno degli altri attori sono disposti a estendere questa idea per definire noi».

E poi continua: « Non può essere un colpo di stato militare a riuscire a far fronte al potere popolare senza grandi spargimenti di sangue».

Continua asserendo che in Egitto molti non sono disposti a cedere alle richieste dei manifestanti e per questo che vi sarà: «Violenza. Arriverà sia dall’esercito e la polizia, o dai mercenari. In tutti i casi, ci sarà grande spargimento di sangue. Il messaggio risuonerà in tutto il mondo musulmano forte e chiaro: la democrazia non è per i musulmani».

L’assistente continua la sua arringa contro i manifestanti sostenendo che non vi è stata nessuna collaborazione da parte delle opposizioni. E a chi si è lamentato per l’aumento della povertà e la mancanza di copertura sanitaria, dice che la colpa è delle opposizioni. «L’opposizione ha distrutto ogni opzione che comporta un ritorno alle urne».

Secondo l’assistente de presidente poi, Morsi non dovrebbe cedere alle richieste dei manifestanti, perché in un paese democratico decide il presidente eletto dal popolo. Morsi però apre sempre più solo. Scherzo del destino è quello che vede la polizia egiziana manifestare contro il governo in appoggio ai manifestanti. Secondo quanto riportato in un commento da al Monitor, agenti di polizia in uniforme e in abiti civili hanno partecipato a sostegno dei manifestanti anti-Morsi in tutto il paese sia il 30 giugno che il  primo luglio. «Il ministero degli Interni aveva annunciato il 10 giugno, che le forze di polizia non sarebbero state presenti  nelle aree di protesta. Fedele alla sua parola, la presenza della polizia è stata minima nelle dimostrazioni anti-Morsi, è in quelle pro-Morsi (…) Per Morsi è incontrovertibile che le forze di sicurezza non stanno con lui». «Gli agenti di polizia in tutto il paese» continua al Monitor, «si sono uniti ai manifestanti e li acclamano. Il Daily News Egypt ha riferito che diversi agenti in borghese e agenti di polizia in uniforme hanno marciato con i manifestanti dalla moschea Istiqama di Giza, mentre altri agenti della stazione di polizia di Giza hanno applaudito il passaggio dei manifestanti dal tetto. Ad Alessandria, il funerale di un poliziotto si è trasformato in una protesta contro il regime attuale, con gli agenti di polizia che vi hanno partecipato (…) Se il corrente disimpegno delle forze di polizia dal regime al potere può essere una svolta positiva, evitando così spargimenti di sangue tra le forze di sicurezza e i civili, c’è la paura che la violenza tra i manifestanti pro e anti-Morsi potrebbe diventare anche peggiore, in quanto non ci sarà nessuno che possa interporsi tra le due parti a meno che i militari non scendano in piazza». Il quotidiano Al Masry Al Youm, riporta che al presidente Mohamed Morsi è stato vietato di allontanarsi dal Paese, insieme con la Guida Suprema dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, e il suo vice, Khairat al-Shater, stando a fonti della sicurezza. Le stesse fonti, citate anche da Reuters, hanno detto che gli aeroporti hanno ricevuto una no-fly list dalle Forze Armate che contengono i nomi dei tre, oltre ai leader della Fratellanza Essam al-Erian e Mohamed al-Beltagy. Nella lista ci sarebbero anche il predicatore Safwat Hegazy, e il leader del partito Wasat Abul Ela Mady, Essam Sultan, e l’ex deputato Mohamed al-Omda. La lista riguarda tutti i porti e gli aeroporti, le cui autorità autorità di sicurezza non devono consentire il viaggio dei leader politici senza autorizzazione da parte del Ministero dell’Interno. Forte anche la reazione dei gruppi integralisti: il fratello di Ayman al-Zawahiri, che vive in Egitto, ha promesso di impegnarsi nella lotta armata se il presidente Mohamed Morsi zarà costretto a dimettersi in risposta alle massicce proteste che chiedono elezioni presidenziali anticipate, riporta lo stesso quotidiano, «Chiediamo a tutti di non aver paura o di esitare. Assicuriamo ai nostri fratelli musulmani in Egitto, che non saremo sconfitti in nessun caso», ha detto Mohamed al-Zawahiri, leader del movimento jihadista salafita. «Se gli Stati Uniti o i suoi agenti in Egitto vogliono  lo scontro, questo sarà sicuramente a nostro favore. Non abbiamo nulla da perdere»