L’Africa del 2013

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Iniziamo con questo approfondimento, una ampia riflessione sullo scacchiere centroafricano postosi prepotentemente al centro dell’attenzione internazionale per la questione del Mali, che noi abbiamo seguito nel suo evolversi, ma che non si esaurisce con il conflitto ora esploso in quella zona particolare.

Introduzione

L’inizio dell’anno per il continente africano si è dimostrato caotico nella stessa falsa riga della fine del 2012. L’anno passato è stato forse uno dei peggiori per le relazioni interne a molti Paesi del continente africano. In particolare la fine del 2012 ha visto il peggiorare delle crisi in Mali e in Repubblica Democratica del Congo e il crearsi di una situazione di forte instabilità in Repubblica centrafricana.

Lo sviluppo di questi scenari è fortemente legato agli attori internazionali e allo sviluppo della loro presenza sul continente. In effetti, il 2012 è stato l’anno in cui i due attori che principalmente operano in Africa, gli Stati Uniti d’America e la Repubblica popolare di Cina, hanno modificato in parte la loro azione e il loro modo di rapportarsi con i dirigenti locali. Se la Cina ha continuato la sua opera di rafforzamento in Africa, soprattutto tramite un’offensiva finanziaria e industriale, investendo particolarmente nel continente, la presenza americana è andata scemando.

Si denota in effetti un venir meno sempre più importante degli USA sulla scena africana. Con l’avvento della presidenza Obama gli sforzi per mantenere una presenza americana sul continente africano proposti dal presidente Bush sono andati scemando. Il presidente Bush aveva sostenuto lo sviluppo delle attività americane in Africa, sia economiche che di sicurezza (in particolare con la creazione e lo sviluppo del comando per l’Africa – Africom). Con la prima presidenza Obama, e così sembrerebbe anche per la seconda, queste attività hanno subito un colpo d’arresto e alcuni specialisti arrivano a chiedersi quale sarà lo scenario futuro della presenza americana in Africa, in particolare per quanto riguarda la sicurezza, destando molte preoccupazioni.

Sulla base di questi scenari, mentre langue terribilmente l’assenza cronica dell’Italia e di una sua politica estera rivolta alle problematiche dell’Africa, la Francia del nuovo Presidente Hollande cerca di mantenere i rapporti con i Paesi africani tentando di liberarsi del vecchio stampo della Françafrique. Di fatto, la Francia è andata ad intervenire in tre scenari altrettanto complicati quanto diversi : la Repubblica centrafricana, la Somalia e il Mali. L’obiettivo non dichiarato espressamente è quello di confermare una presenza francese di peso sul continente.

Se la Somalia può essere considerato uno scenario a parte, le situazioni in Mali e in Repubblica centrafricana (RCA) hanno dei punti in comune e delle divergenze chiare che hanno portato ad una risoluzione, o meno, del conflitto.

In modo particolare, in ambedue i casi (Mali e Centrafrica) si tratta di conflitti consolidati su base politica ed etnica. Per il Mali, le problematiche Tuareg e dell’Azawad, alla base del conflitto esistono dalla creazione del Mali. Per la RCA, si tratta di un conflitto politico legato alla spartizione politica del potere tra movimenti etnici e politici, ovvero di un conflitto che anch’esso esiste dal 2003 e con radici profonde.

La differenza tra i due conflitti però è da identificare in tre punti fondamentali. In primo luogo proprio la natura del conflitto che è scaturito nei due Paesi è diversa : il conflitto in Mali è andato oltre le motivazioni prettamente politiche inserendo anche delle problematiche legate al terrorismo e a movimenti islamici fondamentalisti ; in RCA invece il conflitto è essenzialmente politico e la soluzione è stata politica. In secondo luogo, proprio la soluzione del problema è un punto di divergenza: il Mali si trova in una situazione di guerra aperta, mentre in RCA la soluzione è stata trovata e la situazione dovrebbe andare normalizzandosi. In terzo luogo, la risoluzione dei problemi è legata anche alle differenze delle istituzioni regionali. In effetti, mentre dopo diversi mesi di negoziazione l’ECOWAS non è ancora in grado di essere operativa, l’intervento tempestivo dell’ECCAS (e in particolare di un suo membro : il Ciad) ha permesso in poco più di un mese di imporre un cessate-il-fuoco e delle negoziazioni fruttuose.

In questo senso, la presenza francese è stata limitata ma è servita a imporre il suo status nell’ex colonia e a promuovere l’intervento dell’ECCAS. Per tale motivo, lo sviluppo della situazione in RCA risulta interessante e fondamentale.