I curdi e il catalizzatore ISIL

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ITALIA – Roma 16/07/2014. Il caos in Iraq ha certamente deteriorato i rapporti tra i curdi iracheni e il govenro di Baghdad.

L’uscita dal governo centrale dei ministri curdi, le accuse reciproche tra Erbil e Baghdad come tra Barzani e al Maliki sono i sintomi di questa rottura. Massoud Barzani, poi, ha già annunciato che terrà un referendum sull’autonomia e il Kurdistan iracheno è stata la parte più stabile del paese dopo la cacciata di Saddam Hussein.

ISIL quindi può essere considerato il catalizzatore delle più antiche aspirazioni autonomiste curde.
Nonostante l’opportunità fornita dalle circostanze attuali, la ragione principale per la quale i curdi non hanno ancora annunciato la loro indipendenza è la dura opposizione di altre nazioni come Siria, Iran e Turchia.
L’amministrazione curda è già oggi autosufficiente e non ha bisogno del governo centrale di Baghdad: hanno anche annunciato l’intenzione di utilizzare il dollaro statunitense al posto del dinaro iracheno come moneta nazionale e poi introdurre una propria moneta: il Kura.
Tra gli oppositori alla nascita di uno stato curdo occorre annoverare anche la Russia.
Il rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, nel classico linguaggio diplomatico russo, ha detto che la Russia sostiene l’integrità territoriale dell’Iraq e non esclude la possibilità di nascita di uno stato curdo indipendente; ha poi aggiunto che ciò non significa che Mosca sostenga un simile progetto. Il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha sottolineato che l’Iran in nessun modo permetterà che l’Iraq venga diviso. L’emergere di uno stato curdo preoccupa l’Iran che ha al suo interno un’importante minoranza curda.
Il vice presidente dell’Akp turco, Huseyin Celik, ha dichiarato che se si crea uno stato curdo, si tratterà di uno “stato fraterno” per la Turchia.
Durante la sua visita ad Ankara il 14 luglio, Massoud Barazani ha incontrato il presidente turco Abdullah Gul e il primo ministro Recep Tayyip Erdogan. All’ordine del giorno c’era come affrontare la questione Isil. La Turchia ha chiesto al leader curdo di non spingere nell’indire un referendum, ma di prevederlo più in là. Il periodo più probabile è dopo le elezioni presidenziali in Turchia, previste per il 10 agosto.