KOSOVO. Nuovi scontri nel nord. Divampa la protesta serba

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Alta tensione nei comuni del nord del Kosovo e nuovi scontri, scoppiati quando i manifestanti, cittadini appartenenti alla minoranza serba del Paese, ma in maggioranza nelle città della zona settentrionale, hanno cercato di impedire ai sindaci di etnia albanese eletti alle recenti elezioni amministrative boicottate dalla lista serba, di insediarsi nei municipi. La polizia kosovara ma anche la KFOR, la missione NATO che dovrebbe garantire la pace nel Paese, sono dovute intervenire con conseguenti scontri violenti che hanno portato anche a diverse decine di feriti.

Dal canto suo la Serbia, certamente non ha cercato di stemperare la situazione, anzi ha allertato l’esercito e l’ha inviato al confine amministrativo. Mentre, dall’Unione Europea e dagli USA si invita al dialogo. Nella vicenda è intervenuta perfino la Cina ma in sostegno della Serbia. I fatti avvengono in un momento in cui sembrava che gli accordi raggiunti fra i due Paesi, mediati dall’UE, fossero sulla buona strada per essere attuati, ma l’elemento di discordia rimane sempre l’Associazione dei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo.

La situazione nel nord del Kosovo a maggioranza serba è stata esacerbata dal giuramento dei nuovi leader del governo locale albanese del Kosovo il giorno precedente. Le proteste sono iniziate nella comunità di Zvechan, dove i serbi si sono scontrati con le forze speciali del Kosovo che hanno dovuto usare granate stordenti e spray al peperoncino per fermare i serbi che stavano cercando di entrare nell’edificio del municipio. Inoltre, colonne di veicoli blindati della polizia si sono diretti verso gli edifici dei governi locali in altre località, a Kosovska Mitrovica, Leposavic, Zubin Potok. In questi insediamenti le sirene hanno avvertito del pericolo, le lezioni sono state interrotte nelle scuole. Sulla strada per Leposavic, i residenti hanno eretto nuovamente le barricate, dopo quelle erette per lungo tempo sul finire del 2022.

Il presidente della Serbia Alexander Vucic ha risposto prontamente alla situazione che vede coinvolta la minoranza serba, che Belgrado sostiene e appoggia da sempre. Vucic ha messo in allerta l’esercito a causa degli scontri tra forze speciali albanesi e i serbi in Kosovo, sostenendo come “le cose stanno per peggiorare in Kosovo e Metochia”, aggiungendo che si sta verificando un aggravamento, ed ha incolpato il primo ministro del Kosovo Albin Kurti, sostenendo che i disordini sono stati causati da lui, e che sogna di essere uno Zelensky locale. Il ministro della Difesa della Serbia, Aleksander Vulin, conferma l’avanzata urgente dell’esercito al confine amministrativo con il Kosovo. Il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic ha affermato che la situazione in Kosovo è una conseguenza della costante escalation introdotta da Kurti e della de-escalation a cui sta lavorando una parte della comunità internazionale. Mentre, la Lista serba ha chiesto a Vucic di sospendere qualsiasi partecipazione al dialogo Belgrado-Pristina e quella dei suoi rappresentanti a qualsiasi colloquio con i rappresentanti kosovari, fino a quando tutte le forze speciali del Kosovo non saranno ritirate dal nord, e tutte le forze degli edifici occupati delle autorità municipali.

Le forze di mantenimento della pace della NATO vengono inviate a guardia dei municipi del Kosovo. Come detto, in alcuni casi le proteste sono diventate violente e ci sono stati scontri tra serbi e forze di sicurezza. A Leposavić, le forze di mantenimento della pace hanno utilizzato il filo spinato per proteggere il municipio dai manifestanti serbi infuriati. Anche il municipio di Zubin Potok è stato bloccato dalle forze di pace della NATO. Infatti, in generale, le forze del contingente Nato in Kosovo, KFOR, hanno bloccato gli accessi agli edifici municipali nel nord, vicino ai quali i serbi hanno manifestato nei giorni scorsi. L’aumento della presenza della KFOR è stato evidente nei comuni del Kosovo settentrionale di Zvecan e Leposavic. Era intervenuto anche il comandante della KFOR Angelo Michele Ristuccia chiedendo al leader della Lista serba in Kosovo, Goran Rakic, appoggiata da Belgrado, di disperdere i manifestanti riuniti davanti all’edificio dell’amministrazione locale nel comune di Zvecan.

Appelli a smorzare la situazione incandescente sono arrivati da più parti. Il segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha invitato il Kosovo a calmare le tensioni con la Serbia dopo i violenti scontri tra polizia e manifestanti, che hanno scatenando disordini. Stoltenberg, che ha chiesto la pace, ha parlato con il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell, chiedendo a Pristina e Belgrado di partecipare ai dialoghi guidati dall’UE. Ha avvertito che Pristina dovrebbe evitare mosse unilaterali e destabilizzanti e dovrebbe invece lavorare per ridurre la situazione. La relatrice per il Kosovo al Parlamento europeo, Viola von Cramon, ha invitato le autorità kosovare a ritirare le forze speciali di polizia e a sedersi al tavolo dei negoziati. Secondo lei, il dialogo è l’unico modo per uscire dalla situazione creatasi nel nord del Kosovo. Mentre dal ministero degli esteri russo sostengono che una “enorme esplosione” potrebbe verificarsi nel centro dell’Europa. Anche la Cina è intervenuta a riguardo della situazione, in favore della Serbia e Pechino ha condannato le azioni della NATO per creare tensioni in Serbia, Kosovo e Metohija. «La Cina sostiene gli sforzi della Serbia per proteggere la sovranità e l’integrità territoriale e si oppone alle azioni unilaterali intraprese dalle istituzioni provvisorie di autogoverno a Pristina. Pechino invita la NATO a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dei paesi interessati e a fare ciò che contribuisce a pace regionale», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning.

Il presidente Vucic aveva annunciato un messaggio urgente alla nazione, sostenendo come la Serbia farà tutto il possibile per mantenere la pace in Kosovo, ma non permetterà l’uccisione del suo popolo. La missione NATO, contrariamente alle garanzie, non ha protetto i serbi in Kosovo e Metohija. Nel suo discorso alla nazione, ha parlato della cronologia degli eventi specificando che le forze speciali della polizia kosovara hanno aperto il fuoco e sparato contro i serbi con un mitra, ed almeno una persona è rimasta ferita. Ha inoltre invitato i serbi a mantenere la calma e l’Occidente a influenzare il premier kosovaro Kurti. Infine, Belgrado ha convocato d’urgenza un incontro con i rappresentanti di cinque paesi occidentali (USA, Italia, Francia, UK, Germania), NATO e KFOR. Sullo sfondo delle tensioni interetniche, sta accadendo che oltre, all’invio dei militari alla “linea amministrativa”, anche l’aviazione serba mostra i “bicipiti” vicino al confine con il Kosovo. Quint e i paesi dell’UE hanno affermato di aspettarsi che le autorità del governo kosovaro non intraprendano nuove misure per forzare l’accesso agli edifici municipali di Leposavic, Zubin Potok e Zvecan, osservando che i sindaci eletti dovrebbero mostrare moderazione. Vucic ha anche incontrato gli ambasciatori russi e cinesi a Belgrado. Mentre il ministro degli affari esteri serbo Dacic ha affermato che spetta ora alla comunità internazionale intraprendere tutto ciò che le leggi e gli obblighi internazionali richiedono, cioè garantire sicurezza e stabilità ai serbi del Kosovo.

Altra questione riguarda la posizione dell’Ungheria. I soldati ungheresi del contingente KFOR non sono intervenuti e hanno abbassato gli scudi. Ciò è avvenuto poiché in questi giorni il ministro degli Esteri ungherese ha rilasciato una dura dichiarazione anti-occidentale in una manifestazione in Serbia: «Non permettiamo loro di dettarci la loro volontà». «Entrambi i nostri paesi stanno affrontando problemi ed entrambi vengono attaccati incessantemente dal mainstream liberale internazionale. Ma perché ci attaccano? Perché ungheresi e serbi stanno difendendo i loro interessi nazionali. Perché abbiamo leader forti. Ci attaccano perché vogliamo pace in Ucraina e non contribuiscono all’escalation. Ci attaccano perché siamo impegnati nei valori della famiglia e non permettono loro di dettarci la loro volontà», ha detto Peter Szijjártó.

Alla fine, negli scontri in Kosovo sono rimasti feriti in 41, almeno 25 soldati del contingente KFOR, di cui 11 italiani, tre in condizioni piuttosto gravi. Stoltenberg, ha annunciato che 700 truppe NATO della Forza di reazione rapida arriveranno in Kosovo entro brevissimo per rafforzare KFOR, mentre un battaglione di circa 1.000 truppe di riserva è stato posto in uno stato di prontezza elevato in grado di essere schierato in Kosovo entro poche ore. Infine, allarmante l’indiscrezione secondo cui il gruppo Wagner sia in viaggio verso il Kosovo, che aprirebbe uno scenario ancora più critico e preoccupante e certamente destabilizzante per l’intera regione del Balcani occidentali.

Paolo Romano

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