KIRGHIZISTAN. Brogli elettorali, proteste e cariche della polizia

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Diversi partiti politici del Kirghizistan hanno organizzando manifestazioni nella capitale, Bishkek, per chiedere l’annullamento dei risultati delle elezioni parlamentari del fine settimana che hanno visto la vittoria dei partiti vicini al presidente pro-Russia del Kirghizistan, Sooronbai Jeenbekov.

Migliaia di attivisti e sostenitori di otto partiti, Ata-Meken (Patria), Respublika (Repubblica), Zamandash (Contemporaneo), i socialdemocratici, Chon Kazat (Grande Crociata), Meken Yntymagy (Homeland Unity), Bir Bol (Rimanere uniti), e Reforma (Riforma), si sono riuniti nella centrale piazza Ala-Too di Bishkek il 5 ottobre, per denunciare i brogli diffusi, riporta Rferl.

L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Osce, sostiene le affermazioni dell’opposizione, dicendo che le elezioni in Kirghizistan sono state offuscate da “credibili accuse di compravendita di voti”. I manifestanti hanno cantato: “Il presidente Jeenbekov deve andarsene”, mentre i leader dell’opposizione hanno affermato che 10 partiti politici istituiranno un centro di coordinamento congiunto dell’opposizione e firmeranno un memorandum sugli sforzi congiunti per l’annullamento dei risultati elettorali.

Un gruppo di militari e di forze dell’ordine ha annunciato che inviteranno la polizia e le altre strutture di sicurezza a non prendere misure contro le persone. Proteste simili si sono svolte nella città settentrionale di Talas e nella regione centrale di Naryn.

Nella serata, però, riporta Sputnik, la polizia ha disperso la gente dalla piazza, usando granate stordenti e gas lacrimogeni. Hanno poi usato anche dei cannoni ad acqua.

Secondo l’Ocse, le elezioni sono state «generalmente ben gestite e i candidati potevano fare campagna elettorale liberamente, ma le accuse credibili di acquisto di voti rimangono una seria preoccupazione»; ha anche sottolineato che la mancanza di trasparenza nel finanziamento delle campagne elettorali e il «divieto di alcune forme di donazione hanno penalizzato i partiti svantaggiati con maggiori vincoli di finanziamento».

I risultati preliminari quasi completi all’inizio del 5 ottobre hanno mostrato che quattro partiti hanno superato la soglia del 7% necessaria per entrare nel Jogorku Kenesh, o Consiglio supremo, composto da 120 membri: il partito filogovernativo Birimdik (Unità), con il 24,5% dei voti, seguito da Mekenim Kyrgyzstan (My Homeland Kyrgyzstan) con il 23,88%, e dal Kirghizistan con l’8,76%. I tre partiti sono considerati filogovernativi; sia Birimdik che Mekenim Kirghizistan hanno sostenuto una più profonda integrazione con l’Unione economica eurasiatica guidata da Mosca e legami di sicurezza più stretti con la Russia. L’affluenza alle elezioni è stata del 56,5 per cento.

Dall’inizio degli anni Novanta, il Kirghizistan è stato chiamato “isola della democrazia” in Asia centrale. Le elezioni sono arrivate quando le autorità kirghise hanno avvertito un aumento delle infezioni da Covid 19, con alcune regioni che hanno reimposto restrizioni ai movimenti della gente. I partiti politici hanno per lo più sfidato gli avvertimenti delle autorità sanitarie e hanno tenuto grandi riunioni con i sostenitori.

Anna Lotti