KENYA. Kenyatta e Odinga sotterrano l’ascia di guerra 

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Il presidente keniota, Uhuru Kenyatta, ha chiamato il leader dell’opposizione, Raila Odinga, “suo fratello” il 9 marzo e ha promesso che avrebbe avviato il processo di pacificazione del popolo dopo le controverse elezioni dello scorso anno. In un discorso televisivo tenuto insieme a Kenyatta, Odinga ha detto che era giunto il momento di risolvere le differenze. È stata la prima apparizione pubblica dei due politici insieme, dopo la ripetizione delle elezioni presidenziali del 26 ottobre 2017.

Kenyatta e Odinga, riporta Defence Web, avevano accettato di istituire un nuovo ufficio composto da un gruppo di consulenti per affrontare le divisioni che vanno dalle denunce dell’opposizione sulle elezioni alle tensioni tra i gruppi etnici e alla corruzione, hanno ribadito in una dichiarazione. «Come leader abbiamo la responsabilità di trovare soluzioni. Le elezioni vengono e vanno, ma il Kenya rimane», ha detto Kenyatta.

Uhuru Kenyatta ha prestato giuramento per un secondo mandato, a novembre 2017, dopo una lunga stagione elettorale che ha visto la Corte Suprema annullare la prima elezione presidenziale di agosto 2017 e ordinare una seconda tornata ad ottobre, che Odinga ha boicottato. Circa 100 persone sono morte negli scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori dell’opposizione durante i mesi di proteste. La stagione elettorale ha rallentato la crescita in Kenya, l’economia più ricca dell’Africa orientale. A gennaio, Odinga ha prestato un simbolico giuramento presidenziale in un parco di Nairobi, una sfida diretta a Kenyatta.

Prima dell’incontro del 9 marzo, i due politici kenioti avevano ricevuto appelli della società civile del paese, dei leader religiosi e dei diplomatici occidentali di tenere colloqui per superare le profonde divisioni aperte dalle elezioni. Raila Odinga ha giustificato il cambio di atteggiamento dicendo che l’opposizione aveva deciso di cambiare tattica per l’unità del paese: «Ci rifiutiamo di permettere alla nostra diversità di uccidere la nostra nazione», ha detto.

Maddalena Ingrao