KENIA. Generazione Z in piazza contro abusi, corruzione e costo della vita

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Il Kenia è scosso da un’ondata di proteste che, iniziate l’8 giugno, si sono estese a tutto il Paese. Le manifestazioni, promosse soprattutto dai giovani della “Generazione Z”, denunciano violenze della polizia, corruzione e l’aumento del costo della vita. Tutto è iniziato il 7 giugno 2025, quando il blogger, insegnante e attivista Albert Omondi Ojwang è stato arrestato a Nairobi. Il giorno successivo è stato trovato morto in cella, con evidenti segni di percosse. Secondo le prime indagini, la sua morte sarebbe legata a un pestaggio subito in custodia. Il caso ha acceso gli animi di una popolazione già esasperata da un anno di crescente repressione. Il culmine delle manifestazioni è stato raggiunto il 25 giugno, esattamente un anno dopo le proteste del 2024 contro il “Finance Bill”, che avevano causato oltre sessanta morti. Migliaia di manifestanti sono scesi in strada in almeno 23 delle 47 contee keniote. 

A Nairobi, il Parlamento e il Palazzo Presidenziale sono stati blindati con barriere di cemento, mentre le forze dell’ordine hanno risposto con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e, in alcuni casi, armi da fuoco. Secondo Amnesty International e la Kenya National Commission on Human Rights, sono almeno 16 i morti accertati, anche se il numero potrebbe aumentare. Oltre quattrocento i feriti, tra cui almeno 83 in condizioni gravi. Più di sessanta arresti registrati. Diverse stazioni di polizia e uffici pubblici sono stati incendiati, in particolare a Nakuru e Kisumu. Il governo ha imposto la censura totale alla copertura mediatica delle proteste. Le principali TV del Paese, NTV, KTN e Citizen TV, hanno ricevuto l’ordine di sospendere le trasmissioni in diretta. I giornalisti sono stati aggrediti e arrestati, e alcune redazioni perquisite. 

L’informazione si è quindi spostata sui social, con TikTok, Instagram e X diventati strumenti cruciali per la mobilitazione. Il governo, tramite l’Interior Minister Kipchumba Murkomen, ha definito le proteste un tentato colpo di Stato e un“atto terroristico camuffato. Tuttavia fonti locali confermano l’avvio di indagini su alcuni agenti coinvolti negli abusi. Le proteste non si sono ancora fermate, e i manifestanti promettono di restare in piazza fino a quando non ci saranno giustizia e riforme. A livello internazionale, le proteste keniote e le conseguenti repressioni del governo hanno scaturito differenti reazioni. Il Segretario Generale António Guterres ha espresso preoccupazione per le vittime e i feriti, invitando le autorità keniote a esercitare moderazione e a garantire il diritto alla protesta pacifica. L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani ha chiesto indagini tempestive, trasparenti e indipendenti su ogni morte avvenuta per mano della polizia. 

Il presidente della Commissione, Moussa Faki Mahamat, ha esortato a evitare ulteriori atti di violenza e a favorire il dialogo tra governo e società civile. Amnesty International, insieme ad organizzazioni comunitarie, ha condannato l’uso eccessivo della forza, richiedendo l’avvio di una commissione indipendente per accertamenti penali. Human Rights Watch ha invitato la comunità internazionale a monitorare la situazione e garantire processi credibili sui responsabili degli abusi. Regno Unito, Canada, Germania, Stati Uniti e altri dieci Paesi hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, definendo sconvolgenti le scene viste a Nairobi, chiedendo il rispetto del diritto di manifestare e indagini trasparenti. Il Segretario di Stato USA, Antony Blinken, ha sollecitato misure per evitare abusi. L’Economic Freedom Fighters, guidato da Julius Malema, ha denunciato la brutalità verso i manifestanti e ha criticato la censura nei media, accusando di autoritarismo il governo di Ruto. 

La Kenya Diaspora Alliance-USA ha ammonito che gravi violazioni dei diritti umani da parte dello Stato potrebbero avere conseguenze reputazionali e legali a livello globale. Il danneggiamento dell’Uganda House ha ovviamente prodotto reazioni contrastanti dal governo ugandese. Il Ministro per gli Affari Esteri, John Mulimba, ha lanciato un chiaro monito alla popolazione di non tentate di replicare quello che si è visto a Nairobi, sostenendo che proteste simili non funzionerebbero in Uganda. Mulimba ha inoltre confermato l’estensione in corso di negoziati bilaterali con il Kenia riguardo al danno all’Uganda House e altre questioni transfrontaliere. Il portavoce della polizia ugandese, Fred Enanga, ha dichiarato che le forze di sicurezza stanno monitorando attentamente la situazione al confine orientale con il Kenia, pronte a prevenire eventuali effetti di ricaduta delle proteste in patria. Il Governo Ugandese ha definito come vandalismo l’attacco all’Uganda House il 25 giugno nel corso delle proteste keniote. 

Il Permanent Secretary Vincent Bagiire ha comunicato che, pur essendoci danni materiali significativi, non sono state riportate vittime o feriti gravi, ribadendo che le relazioni diplomatiche con il Kenia restano stabili. L’Uganda ha anche stanziato fondi per la ristrutturazione dell’edificio, stimando un ulteriore investimento di 4,5 miliardi di scellini ugandesi (circa 11 milioni di dollari), dopo aver presentato un reclamo al governo keniota e alle assicurazioni, senza però ottenere risarcimenti concreti.

Beatrice Domenica Penali 

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