Proteste in Kazakhstan

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KAZAKHSTAN – Astana. 24/05/16. Il Kazakistan sta affrontando una delle crisi economiche più dure del Paese nell’ultimo decennio. Il ribasso del prezzo del petrolio ha infatti messo in ginocchio l’intera economia.

Come tutti i paesi emergenti con una economia basata per l’80’% sui prodotti petroliferi sta ora annaspando in una grave crisi interna. Economia, che invece, è stata per due decenni in crescita e ha portato alla nascita di una classe media, che sui futuri guadagni ha costruito case, guadagni ora inesistenti. Il tenghe, moneta locale, dal luglio 2015 ha dimezzato il suo valore. Tra la classe media c’è un malcontento generale dovuto a mancati introiti per via della crisi e economica che ha portato le persone a scendere nelle piazze e protestare. Il 21 maggio centinaia di persone mentre manifestavano pacificamente sono state arrestate e ora il governo sta cercando di adottare misure per prevenire manifestazioni in molte grandi città del Kazakistan. Le autorità hanno arrestato decine di attivisti. Secondo rivista on line,  attyq, i  funzionari in Kazakistan dicono che il ondata di malcontento pubblico è stato il risultato del piano di privatizzazione, che è stato annunciato qualche mese fa. Molto impopolare ha suscitato proteste sin dal mese di aprile. Ma tra i problemi della classe media kazaka, c’è l’impossibilità di pagare i mutui della prima casa, visto che i contratti di presiti sono legati alla valuta del dollaro. Sembra che coinvolte in questa crisi del muto vi siano circa un milione di persone, sui circa 18milioni di cittadini kazaki. Non solo i mutui sono legati al dollaro, ma anche gli stipendi sono stati dimezzati, perché la crisi del settore petrolifero ha indotto le imprese, per non licenziare il personale, a passare ai contratti part time. Infine, terzo fattore, il rientro delle popolazione kazaka dall’estero. A partire dagli anni ’90, quanto il Kazakhstan ha ottenuto l’indipendenza, il governo ha chiesto ai suoi cittadini nel mondo di rientrare a “casa” offrendo loro in cambio “terra”. Non tutti però hanno avuto le terre promesse. E questi la dove abitano hanno costruito case senza averne il permesso e senza vere documenti ufficiali ed ora con la nuova legge sulla privatizzazione ci sono costi da pagare, tenghe che questi cittadini non hanno. Altri sono disoccupati e senza terre.