KAZAKHSTAN – Astana 11/06/2016. Le forze di sicurezza del Kazakhstan hanno ucciso cinque uomini sospettati di essere dietro i recenti attacchi nella città nord-occidentale di Aktobe.
I militanti hanno ingaggiato uno scontro a fuoco c on il gruppo, intrappolato, che si era rifiutato di arrendersi,; riporta un comunicato del Comitato per la sicurezza nazionale (Knb). Gli scontri sono iniziati dopo che le forze speciali kazake hanno fatto irruzione un appartamento a Nekrasov Street, dove hanno eliminato quattro militanti, secondo il comunicato, ripreso da Al Bawaba News. Anche un altro uomo che aveva aperto il fuoco contro la polizia sulla strada è stato ucciso nello scontro. Due agenti di polizia hanno riportato ferite, ma non ci sono notizie di vittime civili durante il conflitto a fuoco. Il 5 giugno, uomini armati non identificati hanno attaccato due armerie e una unità militare ad Aktobe, uccidendo sette persone e ferendone altre 37, la maggior parte delle quali militari.
Aktobe è una città industriale di circa 400mila abitanti, situata a 100 chilometri dal confine con la Russia; è stato il luogo del primo attentato dinamitardo in Kazakistan nel 2011, quando un suo abitante ha fatto esplodere un ordigno esplosivo all’interno della sede del Servizio di sicurezza dello Stato. Gli scontri di venerdì portano a 25 il numero di persone che hanno perso la vita negli attacchi di domenica 5 giugno e nella successiva caccia all’uomo.
Le autorità non hanno identificato il gruppo responsabile per l’attacco, ma hanno detto che uno degli uomini coinvolti nell’aggressione aveva già pubblicato un video online giurando fedeltà a Daesh. Un messaggio di Daesh pubblicato il 21 maggio invitava i seguaci all’estero a lanciare attacchi durante il Ramadan; una versione russa del messaggio è stato trovato sul profilo social Vkontakte, di diverse persone che erano sulla lista dei sospetti per i fatti di Aktobe riportavano i media kazaki. Il Knb ha detto che le forze di sicurezza sono ancora alla ricerca di altri sospetti a piede libero. Come si ricorderà il 8 giugno, il presidente kazako Nursultan Nazarbayev aveva detto che gli attacchi erano stati organizzati dai militanti radicali, incaricati dall’estero di compiere attentati nel paese; Nazarbayev aveva promesso di usare misure più dure per «sopprimere estremisti e terroristi». Secondo le autorità circa 300 kazake hanno lasciato il paese per unirsi allo Stato Islamico; di questo numero la metà sarebbero combattenti e l’altra metà i loro familiari.