ITALIA. Nascite, trend negativo anche nel 2020

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Il trend negativo delle nascite trova conferma, purtroppo, nel 2020. Nascite scese a 404.260: erano 421.913 nel 2019. A fotografare i dati contenuti nel rapporto sull’evento-nascita in Italia è l’Ufficio Statistica del Ministero della Salute. Rapporto pubblicato a metà dicembre 2021. Nel documento sono contenute tutte le informazioni del Centro di Assistenza al Parto, il CeDAP.

Natalità e fecondità
Il tasso di natalità si attesta a 6,8 nati per mille donne fertili: scende al 5,1 in Sardegna e sale a 9,6 nella Provincia Autonoma di Bolzano. Dal 2010 al 2020 il numero medio dei figli per donna non è cambiato tanto: 1,46 nel 2010; 1,24 nel 2020.

I numeri del dossier
L’88,2% dei parti è stato registrato negli istituti di cura pubblici ed equiparati, mentre l’11,6% nelle case di cura e lo 0,2% in altre strutture. Non si evidenziano variazioni importanti sulle percentuali degli anni antecedenti il 2020.

Tuttavia è l’età media delle mamme a far emergere le differenze fra le donne italiane e le straniere: 33 anni nel primo caso, quasi 31 (30,8) nel secondo. L’età media in cui si partorisce il primo figlio è per le donne italiane superiore ai 31 anni. Di contro, le donne straniere partoriscono il primo bimbo o la prima bimba attorno ai 29 anni (28,9).

Nel 2020, il 21% dei parti ha riguardato mamme di cittadinanza non italiana. Una tendenza decisamente più marcata nelle aree a maggiore prevalenza straniera: va oltre il 30% in Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria e Marche. Tra le aree geografiche di provenienza, il continente africano precede l’Europa: 27,9% sul 21.4%.

Grado di scolarità e occupazione
Il rapporto dell’Ufficio Statistica del Ministero contiene altresì notizie riguardanti il grado d’istruzione e la professione delle mamme che hanno partorito nel 2020: il 42,6% dichiara una scolarità medio-alta, il 24,8% medio-bassa. Il 32,7% ha una laurea. Nelle donne non italiane prevale invece una scolarità medio-bassa nel 43,3% dei casi. Lavora più della metà delle mamme (56,2%). Il 27,5% sono casalinghe e il 14,3% disoccupate o in cerca di occupazione. Scenario rovesciato tra le straniere: circa il doppio, rispetto alle italiane, le casalinghe: 52,2%.

Il percorso della gravidanza
Si è fatto ricorso a tecniche di procreazione assistita 3,2 volte ogni 100 gravidanze. La più utilizzata è stata la cosiddetta Fivet (Fecondazione in vitro con trasferimento degli embrioni nell’utero). A seguire la Icsi (Fecondazione in vitro tramite iniezioni di spermatozooi in citoplasma). Nell’89,4% delle pazienti effettuate più di quattro visite specialistiche (visite ostetriche); con il 73,9% delle stesse sottoposte a più di tre ecografie (la media è 5). Infine, eseguite 3,1 amniocentesi ogni 100 parti.

Nota dolente, l’ancora troppa chirurgia applicata al percorso-nascita. E ciò nonostante le raccomandazioni previste dalle linee d’indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso-nascita e per la riduzione del taglio cesareo.

Al taglio cesareo si è arrivati nel 31,12% delle condizioni date. Sebbene la variabilità risulti piuttosto accentuata tra territori e singole regioni del Paese: si oscilla dal 19,6% della Provincia Autonoma di Trento al 50% della Campania.

I bimbi nati prima dei 9 mesi
Il tasso dei parti avvenuti prima della scadenza dei nove mesi, nel 2020 si è mantenuto basso – attorno al 6,3% – escluso l’aumento (pari all’11,1%) nelle donne positive al Covid-19 e considerate nel panel dello studio nazionale ItOSS. I bimbi avevano un peso al di sotto dei 1.500 grammi nello 0,9% delle nascite e un peso tra i 1.500 e i 2.500 grammi nel 5,9% dei casi.

Marco Valeriani