In difesa dei Marò/3

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ITALIA – Roma. 15/01/14. Perché i nostri marò rischiano la pena di morte? L’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata anche ieri ha dichiarato al Sole 24Ore che: «I marò furono rimandati in India per pressioni di gruppi economici». A far pressione su di lui anche i ministri di competenza economica. Ci si riferisce al Governo Monti. Ma quali sono questi gruppi di potere? 

Sul sito mercatiesteri.it, del ministero degli Esteri italiani,  leggiamo: «L’Italia è il  5° partner commerciale dell’India tra i Paesi UE, dopo Germania, Belgio, Gran Bretagna e Francia. I Governi dei due Paesi si sono dati un obiettivo di 15 miliardi di Euro di interscambio entro il 2015. Macchinari e apparecchi rappresentano la prima voce dell’export italiano in India, con una quota del 43,2% nel 2012. Tra i grandi gruppi italiani presenti in India si segnalano: Fiat (oltre alla casa automobilistica, anche New Holland e Magneti Marelli), Ferrero, Perfetti Van Melle, Lavazza, Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint, Luxottica, Assicurazioni Generali, Danieli,  Artsana/Chicco, Oerlikon Graziano, Brembo, OBS (Coin/Oviesse), Bauli, Finmeccanica, StMicroelectronis, Snamprogetti/Saipem, Salini/Todini, Bonfiglioli».  Quali saranno dunque i gruppi che premevano affinché i due sottufficiali di marina rientrassero in India anche a rischio della loro vita per aver compiuto il loro dovere? 

Non può passare, poi, inosservata la discesa in picchiata libera della commessa dall’India per la controllata Finmeccanica, Agusta Westland, che nel 2010 si era aggiudicata un appalto per 12 elicotteri VVIP/VIP. Di questi nel 2012 ne erano stati consegnati 3 ed era stato pagato all’azienda un importo pari al 30% del valore. L’affare è da 560 milioni di euro (circa 770milioni di dollari). Un cifra non trascurabile. Sottolineiamo come i due marò siano stati arrestati a febbraio 2012 e Augusta Westland International abbia cominciato ad avere i primi problemi sul suolo indiano nel gennaio dello stesso anno, anno in cui i francesi si sono aggiudicati comesse milionarie per forniture di aerei. 

Ritornando alla nostra Agusta Westalnd International il primo gennaio 2014 l’agenzia di stampa italiana ANSA riceve una nota ufficiale del governo di Delhi: «Il governo dell’India ha cancellato con effetto immediato l’accordo firmato con Agusta Westland International (Awil) l’8 febbraio 2010 per la fornitura di 12 elicotteri VVIP/VIP con la motivazione della trasgressione del Patto precontrattuale di integrità (Pcip) e dell’Accordo stesso con Awil. Suffragato dall’opinione ricevuta in precedenza dalla Procura generale dell’India – prosegue il testo – il governo ha espresso l’opinione che le questioni legate all’integrità delle parti non siano soggette ad arbitrato». Nel comunicato poi si legge: «Comunque  Awil ha a suo tempo spinto per un arbitrato e designato un arbitro per la sua parte. Il ministero della Difesa ha nuovamente consultato il Procuratore generale. Nella prospettiva di salvaguardare gli interessi del governo, il ministero della Difesa ha nominato l’ex giudice della Corte Suprema B.P. Jeevan Reddy come arbitro per la sua parte». La cosa sorprendente è che anche l’azienda italo-britannica ha nominato un suo arbitro: l’ex giudice della Corte Suprema ed ex presidente dell’Alta Corte del Kerala, B.N. Srikrishna. «Si tratta – aveva precisato in un comunicato – di un giurista molto conosciuto di esperienza e reputazione impeccabili». Per pura coincidenza, l’esperto ricopriva una lata carda nella giustizia del Kerala, lo stesso stato che ha messo sotto accusa i due marò per l’uccisione dei due pescatori. Lo scioglimento del contratto degli elicotteri sarebbe da ricercare in presunte tangenti date all’ex capo dell’aviazione indiana, S.P. Tyagi da parte di Finmeccanica, allora guidata da Giuseppe Orsi, grazie all’intermediazione dello svizzero-americano Guido Haschke. Tutti i coinvolti hanno negato le accuse.  In Italia non se ne è parlato molto, ma il 9 gennaio 2014 un gruppo di funzionari della CBI, Central Bureau of Investigation dell’India, hanno interrogato all’interno di un tribunale italiano, a Milano, lo stesso Haschke, ritenuto l’intermediario della presunta corruzione volta ad aggiudicarsi la gara d’appalto per la fornitura degli elicotteri Avgusta Westland all’India. Fonti ufficiali, indiane, hanno detto che Haschke è stato interrogato all’interno dei locali del tribunale da un team CBI guidato da un sovrintendente di polizia e ha risposto alle domande sul ruolo degli indiani nella questione degli appalti tra cui quello dei fratelli Tyagi. Secondo il CBI, che sta gestendo il caso, l’ex capo dell’Air Force SP Tyagi è stato tra coloro che hanno accettato tangenti da Finmeccanica, che avrebbe usato un labirinto di aziende in paesi come le Mauritius per i pagamenti agli ufficiali indiani. La corruzione è un’altro fattore endemico indiano di cui si parla poco. Solo nel “settore aviazione”, si ricordano i casi del 1990: CBI contro Airbus: accusa di corruzione di funzionari pubblici ed altri per indurre Indian Airlines (IA)ad acquistare i propri aeromobili; marzo 1986: CBI contro la IA che aveva ordinato 19 Airbus A320, del valore di 952 milioni di dollari, con un’opzione per altri 12, in seguito esercitata. L’accusa era di aver favorito la Airbus senza aver fatto gare di appalto. Di mezzo c’era l’opportunità di acquisto di veicoli con caratteristiche simili a minor prezzo della Boeing. Diversi funzionari IA sono stati iscritti nel FIR (libro nero del CBI). Quasi tutti gli imputati sono stati poi scagionati dall’Alta Corte di Delhi. 

Passando ad una ricostruzione cronologica del caso dei marò, vediamo che: l’udienza in India di Latorre e Girone era stata fissata per l’8 gennaio e poi rinviata al 30. L’unità investigativa indiana non ha nemmeno consegnato al giudice la relazione della conclusione d’indagine. Il 9 gennaio a Milano il CIB ha interrogato il mediatore di Finmeccanica. Il primo gennaio è stato rescisso il contratto con Finmeccanica da parte dell’India e spunta come arbitro per Finmeccanica l’ex presidente della Corte suprema del Kerala.

In tutte queste vicende intricate, ci si chiede dove sia lo Stato Italiano.  Dalle colonne del Tempo l’ex ministro Terzi ha proposto una soluzione: «È urgente ed essenziale che vengano investite tutte le istanze internazionali, a cominciare dall’arbitrato obbligatorio previsto dalla convenzione sul diritto del mare, la corte internazionale di giustizia per la violazione dell’immunità diplomatica del nostro ambasciatore a New Delhi, che venga investito il consiglio di Sicurezza e il Consiglio Atlantico perché il fatto di aver preso in alto mare e attirato in porto con un inganno un’unità italiana e i nostri militari configura un fatto di competenza di questi due organismi. La strada dell’arbitrato obbligatorio la stiamo predicando io e tutti i principali giuristi internazionalisti italiani da dieci mesi. Ed era il pilastro della decisione dell’11 marzo scorso con la quale il Governo italiano aveva deciso di trattenere i Marò e avviare l’arbitrato».