
In questi ultimi mesi, siamo stati stupiti, in positivo o in negativo dipende dall’uditorio, dalle operazioni del Mossad e dell’intelligence israeliana che è riuscita a uccidere prima i leader di Hezbollah con i cerca persone, poi i numeri uno nei bunker con le bombe anti-bunker, infine in Iran a copiare omicidi mirati di elementi di spicco e dei Pasdaran. Il 20 giugno gli iraniani hanno smentito Israele e annunciano ufficialmente: “Ali Shamkhani, consigliere senior di Khamenei, è vivo – le sue condizioni sono stabili”.
Ma a quanto pare anche l’Iran ha i suoi assi nella manica. Le minacce informatiche vanno dall’alterazione del red alert israeliano all’Invio di migliaia di SMS minacciosi specificatamente ai numeri di telefono dei coloni di Tel Aviv.
A livello di cyber attack dunque l’Iran gioca le sue carte. Tra i gruppi ricercatissimi dagli Stati Uniti: il Team Elettronico di Fatemiyoun: che tra gli altri attacchi ha rivendicato: “Un attacco informatico su larga scala ha preso di mira il sito web ufficiale della Delek Fuel Company, che gestisce stazioni di servizio a Tiberiade, Safed, Nahariya, Tel Aviv e diversi insediamenti nei nostri territori occupati”.
E ancora lo staff di Musa ha precedentemente rivendicato la responsabilità del malfunzionamento dei sistemi Arrow e Sling. Ora la Cyber Guard afferma di essere stata coinvolta. Inoltre, Fatemiyoun ha rivendicato la responsabilità del guasto dei sistemi di allerta. In base a queste affermazioni, e supponendo che ogni gruppo abbia avuto un ruolo in un attacco congiunto come sostengono, sembra che la Cyber Guard abbia effettuato una massiccia violazione dei dati, ottenendo informazioni utili alla preparazione di un attacco su larga scala contro Israele.
Fatemiyoun ha lanciato un complesso attacco denial of service sui sistemi di allerta, causandone il malfunzionamento, mentre lo staff di Musa ha lanciato un attacco informatico tecnico alle difese aeree stesse. È anche probabile che altri gruppi abbiano avuto un ruolo, e che alcuni di essi fossero direttamente affiliati al governo iraniano.
Poi c’è un gruppo che si autodefinisce “Cyber Support Front”che ha annunciato l’inizio di operazioni informatiche contro le infrastrutture israeliane, come estensione della campagna “Alluvione di Al-Aqsa”. Avrebbero sottratto oltre 50 terabyte di dati vitali sono stati estratti e i loro dispositivi di archiviazione e le reti satellitari sono stati distrutti durante una operazione informatica.
Nel loro comunicato si legge: “O coloni, ignoranti vagabondi! L’arroganza del vostro fragile e traballante “stato” ha subito un duro e devastante colpo, e ora non potete accedere ad alcuna rete di comunicazione. Solo oggi capirete perché i sistemi Fionda e Freccia di Davide hanno fallito e non sono stati in grado di intercettare i missili e i droni che vi hanno raggiunto. D’ora in poi, non potrete più fidarvi di questi sistemi multimilionari, e il mondo ha visto che “Israele” è più debole di una ragnatela! Estendiamo i nostri più sinceri ringraziamenti ai nostri fratelli arabi nei territori occupati, che, nonostante tutte le pressioni, hanno preservato la loro identità araba e islamica. Che Dio vi ricompensi e vi protegga. Dio ci basta, ed è il miglior Dispositore. È il miglior Padrone e il miglior Aiutante. Che la Palestina sia libera e orgogliosa, e che la vittoria sia per tutti i figli della nazione. Pubblicato dal cuore e dal centro del mondo. Informazioni sul Cyber Support Front. Cyber Guard – Guardia Rivoluzionaria”.
Il Team elettronico di Fatemiyoun ad un certo punto si è unito con il Team Operazioni Speciali: “Le nostre operazioni informatiche congiunte prendono di mira i siti delle compagnie petrolifere nell’entità sionista, da Tel Aviv a nord”.
Tra i più attivi Handala Channel che a partire dal 16 giugno hanno rivendicato una serie di operazioni tra cui: “In una complessa e coordinata operazione ibrida, il Gruppo Handala ha violato e compromesso con successo l’infrastruttura centrale del Weizmann Institute of Science, un’istituzione profondamente radicata nell’architettura dell’occupazione, dell’aggressione militare e dello sviluppo di armi di distruzione di massa. Questo istituto non è solo un ente accademico, è un nodo centrale nel meccanismo del genocidio, della sorveglianza e dell’apartheid scientifico. Abbiamo sequestrato documenti interni, ricerche sensibili e dati classificati che rivelano l’intera portata della sua complicità”.
Handala Channel rivendica hacking all’Haor Heavy Transport. Nel loro comunicato si legge: “Pochi al di fuori della regione hanno sentito parlare di Haor, una modesta compagnia di trasporti via terra che opera sotto bandiera israeliana. Ma sotto la superficie dei manifesti di spedizione e dei dati logistici si nasconde qualcosa di meno ordinario. I convogli si muovono a orari strani. Le rotte cambiano senza preavviso. E alcuni carichi, sigillati e non registrati, non compaiono mai nei registri ufficiali. A chi fa troppe domande viene ricordato a bassa voce: “È solo trasporto”. Ma in questo settore, la strada spesso nasconde più di quanto riveli. Hai contribuito a bloccare le strade altrui. Hai bloccato i convogli nel buio. Ti sei mosso in silenzio, ma non inosservato. Pensavi che il tuo peso ti rendesse intoccabile. Ti sbagliavi. Sottratti: 69 GB di dati +20.000 documenti come PoC” postato da Handala Channel.
Lo stesso gruppo ha attaccato YHD Group. Nel comunicato degli hacker si legge: “YHD Group è un’azienda di trasporto passeggeri interurbano consolidata, nota per la sua ampia rete e il servizio affidabile in tutto Israele. Con una flotta che opera quotidianamente tra le principali città e le aree remote, l’azienda è diventata un attore chiave nel settore del trasporto pubblico del Paese, apprezzata da migliaia di viaggiatori ogni settimana. C’era un tempo in cui si sussurrava del mare, come ultima via di fuga, la via silenziosa. Ma ora quella porta è chiusa. Le coste sono sorvegliate, le barche contate e ogni onda tracciata. Persino il mare, un tempo simbolo di libertà, è diventato un confine. Non c’è più posto dove andare. Ora ogni viaggio finisce nel nulla. Ogni segnale perde interferenze. E il mare? È solo un altro muro. 116 GB di dati +32.000 documenti come PoC” postato da Handala Channel.
Secondo Bloomberg: L’Iran è riuscito ad accedere alle telecamere domestiche e a spiare Israele attraverso di esse. Nel frattempo in Iran il governo spegne internet.
Sempre Handala Channel posta comunicato di rivendicazione: “Saban Systems è stata hackerata. La società diventata silenziosamente un attore centrale nell’infrastruttura di sorveglianza in espansione di Israele. Attraverso accordi non divulgati con lo Shin Bet, l’agenzia per la sicurezza interna del paese, Saban Systems è stata incaricata dell’installazione di telecamere di sorveglianza di alta qualità sia nel settore pubblico che in quello riservato. L’operazione, internamente definita “Silent Horizon”, prevede non solo l’osservazione passiva, ma anche la raccolta attiva di dati, l’indicizzazione facciale, il tracciamento comportamentale e l’intercettazione del segnale integrate nelle telecamere. Hai venduto la sicurezza avvolta nel silenzio. Avete messo occhi su ogni angolo di strada non per proteggere, ma per osservare. Non stavate solo costruendo sistemi. Stavate costruendo una rete. Lo Shin Bet vi ha fornito il progetto. Avete trasformato le città in corridoi di controllo. Le vostre telecamere non battono ciglio. Rubati: 254 GB di dati riservati +50.000 documenti segreti come PoC”.
In ordine di aziende colpite dagli hacker iraniani “Sivim IT hackerato. La fortezza che hai costruito con orgoglio per proteggere gli altri… è appena caduta in una manciata di tasti. A protezione di infrastrutture critiche, di cui si fidano governi e aziende. Eppure, eccoti qui, esposto, smantellato e umiliato. Pensavi davvero che il tuo castello digitale fosse impenetrabile? Siamo entrati. Abbiamo visto tutto. E abbiamo lasciato la porta aperta uscendo. Questa violazione non è solo un hackeraggio, è un messaggio. Un messaggio da Handala, un’ombra nel sistema, un promemoria che nessun impero costruito sulla sorveglianza e il controllo è sicuro. Ci aspettavi? Avresti dovuto”.
Nel frattempo in Iran temendo un’operazione cerca persone 2 hanno spento internet. NetBlocks ha segnalato che internet è stato bloccato in Iran per circa 40 ore su richiesta delle autorità. Video e report pubblicati Ieri sera, in Iran, alcuni utenti stavano utilizzando la rete internet satellitare Starlink di Elon Musk.
Il 20 giugno gli hacker iraniani hanno lanciato un attacco informatico contro l’Albania. Il gruppo di hacker iraniano “Homeland Justice” ha rivendicato un attacco informatico al sito web ufficiale della città di Tirana, affermando di averlo bloccato, rubato dati e cancellato i server. Il gruppo ha affermato che l’attacco è stato una ritorsione per il fatto che l’Albania ospita il gruppo di opposizione iraniano MEK. Perché oltre a colpire Israele, i gruppi di hacker vogliono capire quanto le opposizioni iraniane sono effettivamente pronte per rovesciare il paese. Ci si aspetta dunque attacchi al Komala party, e agli eredi dello Scià di Persia.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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