Il Consiglio di Sicurezza ONU ha discusso un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti hanno posto il veto e la proposta è stata respinta. Si continuerà a combattere. Israele è pronto a pagare ai palestinesi 5 milioni di dollari per il rilascio di ogni ostaggio dalle mani di Hamas a Gaza aveva riferito il 19 novembre il primo Ministro Benjamin Netanyahu, ma a questo punto ancora una volta la questione prigionieri decade.
Secondo Haaretz, l’ufficio del primo Ministro Netanyahu ha chiesto allo Shin Bet di aiutare Netanyahu a evitare di testimoniare in tribunale. L’ufficio di Netanyahu ha chiesto allo Shin Bet di dire che per motivi di sicurezza Netanyahu non può apparire in luoghi pubblici per lunghi periodi. Lo Shin Bet ha respinto la richiesta dell’ufficio del primo Ministro e gli alleati di governo hanno fatto pressione su Netanyahu hanno fatto pressione su di lui affinché licenziasse il capo dello Shin Bet Ronen Bar.
Il sindaco di Kiryat Shmona ha detto ai giornalisti: “I residenti qui hanno perso la sicurezza economica e la loro fonte di sostentamento, non solo la sicurezza militare”.
Ritorna in primo piano anche la questione Cisgiordania. Il giornalista americano e vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh ha detto che la leadership israeliana si sta preparando ad annettere la Cisgiordania il prima possibile, molto probabilmente entro due settimane.
Dall’Iran Sayyed Ali Khamenei, in un messaggio al popolo libanese, afferma: “Non siamo separati da voi, siamo con voi, noi e voi siamo una cosa sola, condividiamo con voi il vostro dolore, la vostra sofferenza e i vostri dolori, il vostro dolore è il nostro dolore e la vostra sofferenza è la nostra sofferenza.”
Procede il dialogo sulla proposta di pace di Israele supportata dagli USA per un cessate il fuoco in Libano. Il 19 novembre il leader del partito della Forza Libanese Geagea ha informato Hochstein che qualsiasi decisione o soluzione al di fuori del quadro di attuazione delle risoluzioni internazionali e delle disposizioni pertinenti dell’accordo di Taif in termini di prevenzione di gruppi armati al di fuori dello Stato e di scioglimento di tutte le milizie viene respinta e non sarà nell’interesse del Libano.
Il 20 novembre a frenare gli entusiasmi le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Israel Katz: “Incontrando alcuni comandanti dell’esercito israeliano, tra cui l’AMAN (l’intelligence militare, ndr), il ministro della guerra Katz ha annunciato che qualsiasi soluzione politica con il Libano deve stabilire che Israele conservi la sua capacità di raccogliere informazioni (voli con droni, ecc.) e la libertà di operare per contrastare le minacce (attacchi ovunque ritengano che ci sia una resistenza)”.
Infine si è espresso anche il numero uno di Hezbollah Naeem Qassem: “Avevamo precedentemente accettato la proposta Biden-Macron sulla base del fatto che avrebbe potuto porre fine alla guerra, ma il nemico ha assassinato il nostro Segretario generale. Ed è vero, abbiamo ricevuto un duro colpo e c’era uno stato di confusione a Hezbollah. Ma in 10 giorni siamo stati in grado di ripristinare le nostre capacità a ogni livello; militare, politico, mediatico”.
E poi in merito agli accordi di cessate il fuoco ha detto: “Ecco il punto critico. Qual è la soluzione? Abbiamo letto la proposta di cessate il fuoco. L’abbiamo letta bene e abbiamo i nostri commenti e Nabih Berri ha commenti, e i nostri commenti e quelli del governo libanese sono, se Dio vuole, identici. Abbiamo deciso di non discutere queste proposte di cessate il fuoco o i nostri commenti sui media. Tutto quello che dirò è che gli israeliani stanno cercando di ottenere attraverso i negoziati ciò che non sono riusciti a ottenere con la guerra, e questo non sarà possibile”. “Non posso garantire che questi negoziati porteranno a un rapido cessate il fuoco. Dipende da Israele. Ma abbiamo due condizioni: 1) una fine totale e completa dell’aggressione israeliana; 2) Sovranità libanese assoluta, il che significa che gli israeliani non possono violare la sovranità del Libano con varie scuse”.
Qassem ha detto: “Non stiamo rendendo il campo di battaglia dipendente dai negoziati. Abbiamo un’opzione: resistere e continuare, non importa quanto duri la guerra. Abbiamo optato per una delle due opzioni, o la vittoria o il martirio. Stiamo affrontando bestie umane israeliane sostenute da bestie umane americane, quindi non abbiamo altra scelta che lo scontro. rimarremo sul campo di battaglia, non importa il costo, perché il costo del non combattere è più alto. Voglio esprimere un ringraziamento speciale al Movimento Amal. Hezbollah e Amal sono una cosa sola, e auguro questo tipo di unità nazionale a tutto il Libano. Non abbiamo cambiato e non cambieremo le nostre posizioni su questa guerra. Crediamo nella solidarietà dell’esercito, del popolo e della resistenza. Dopo la guerra, insieme allo Stato, 1) ricostruiremo insieme ai partner esterni. 2) Aiuteremo attivamente a eleggere un presidente. 3) Agiremo secondo l’accordo di Taif in cooperazione con altri partiti politici. 4) Saremo presenti nel campo politico per costruire e proteggere il Libano”.
E ha spiegato: “La resistenza non opera come gli eserciti convenzionali e non è suo dovere impedire l’avanzata del nemico, ma resistere e ostacolarlo ovunque cerchi di avanzare. Alla fine, la terra è nostra, gli uomini sono i nostri uomini e il nemico pagherà il prezzo nelle aree in cui è stato attirato. Sappiamo tutti quali sono le condizioni che Israele vuole imporre in Libano, e Amos Hochstein è stato chiaro quando ha detto “continueremo a lavorare su questo cessate il fuoco con la nuova Amministrazione”
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornata alle ore 18:00 del 20 di novembre.
L’aeronautica israeliana colpisce Palmira in Siria, forze di Hezbollah e iraniane. A partire dal 19 sera si sono intensificati gli attacchi aerei a Cheba. La frequenza degli scontri è aumentata nel quartiere orientale della città di Khiyam e si sono sentiti suoni di esplosioni e pesanti spari. Hezbollah accusa Israele di usare le basi UNIFIL come scudo e viceversa. In merito all’attacco alla base ONU in direzione Chama, area Tayr Harfa, il razzo che l’ha colpita veniva da Hezbollah che stava cercando di colpire militari israeliani che secondo Hezbollah si muovono lungo la blu line per non essere colpiti.
Per la prima volta, vengono segnalati movimenti di carri armati e soldati israeliani vicino al quartiere settentrionale della città di Khiyam, dopo un bombardamento e attacchi di artiglieria molto pesanti ed estesi. Hezbollah ha risposto attaccando con i droni un gruppo di soldati israeliani nell’area di Al-Amra a sud di Khiyam.
Il 20 novembre i carri armati israeliani stanno bombardando la periferia della città di Abel al-Saqi, di fronte alla città di Khiyam, mentre avanzano dal quartiere sud-orientale alla regione nord-orientale. Gli attacchi aerei israeliani continuano a colpire la città di Khiyam. Nel tardo pomeriggio il flusso di notizie social riporta che l’intensità degli scontri sta aumentando a est della città di Khiyam, con nuovi tentativi da parte di Israele di ottenere una svolta al centro e al nord sotto la copertura di incursioni e bombardamenti di artiglieria. I carri armati israeliani stanno bombardando la periferia di Rashaya al-Fakhar dopo aver bombardato la città di Abel al-Saqi, causando vittime civili. Nel pomeriggio alle 17:00 circa Hezbollah ha annunciato di aver teso un’imboscata a una forza israeliana nella periferia occidentale della città di Tiro, Harfa, con mitragliatrici.
L’esercito israeliano ha iniziato ad avanzare verso la città musulmana sunnita di confine di Kfarchouba. Attacchi di artiglieria israeliani anche a Kfarchouba, oltre agli spari uditi nell’area di Azrael Kfarchouba è una città di confine, le cui colline sono sotto controllo israeliano da decenni.
Nella notte del 19 novembre attacchi aerei a Ghobeiry, nella periferia sud di Beirut, senza preavviso. Attacco israeliano a Sarafand vicino a Sidone ha avuto un impatto vicino a una base dell’esercito libanese. Sono segnalate 3 vittime, nove i feriti. Nel mirino di Israele Haush a Tiro, nel sud del Libano.
Segnalato sempre nella tarda serata del 19 un nuovo attacco contro le forze israeliane a Maroun al-Ras. Hezbollah li ha attaccati due volte con razzi e una volta con un ATGM all’interno di una casa in cui si trovavano. Un corrispondente radiofonico dell’IDF ha visitato le forze israeliane nella città e ha riferito che solo un battaglione è ancora nel villaggio, a differenza delle settimane precedenti, quando un’intera divisione ha combattuto per occupare la città.
Secondo fonti social: “Il loro comandante ha raccontato di come l’assalto sia iniziato intrufolandosi di notte verso la base ONU e attraverso di essa abbia messo piede nella città. Ora non incontrano più alcuna resistenza all’interno della città e solo sotto attacchi di razzi e droni”. “Il reporter aggiunge che le forze lì non sono di stanza apertamente, a volte si ritirano ancora in quello che descrive come raid. Questo per proteggere i soldati dall’essere identificati in posizioni fisse e poi attaccati”.
Kiryat Shmona continua a essere nel mirino di Hezbollah e della resistenza islamica. Il 19 sera i media israeliani riferiscono di un ferito a Karmiel a causa di un missile che ha colpito l’ultima salva dal Libano, Hezbollah rivendica attacco. Nella giornata del 19 soldati israeliani gravemente feriti sono stati trasferiti dal fronte settentrionale all’ospedale Rambam di Haifa, secondo i media israeliani.
Attacco con droni di Hezbollah sempre il 19 novembre sulla base di Ramat David a 50 km dal confine libanese-palestinese, a sud-est della città di Haifa.
Il 19 novembre pomeriggio è stato confermato che un missile ha colpito la città di Tel Aviv. La resistenza libanese rivendica attacco di droni contro una base logistica della 146a divisione dell’esercito israeliano, a nord della città di Sheikh Danoun, a est della città di Nahariya.
Continuano gli scontri in Cisgiordania tra i combattenti della resistenza a Jenin e le forze israeliane. La esistenza islamica a Jenin ha preso di mira i raduni delle IOF e i loro veicoli all’interno della città con grandi ordigni esplosivi. I residenti hanno segnalato rumori di esplosioni molto forti. Fonti palestinesi segnalano la presenza di un cecchino israeliano e si chiede alla gente di essere cauti.
Le forze israeliane hanno bruciato diverse case civili nel campo di Jenin. In risposta le forze della resistenza hanno fatto esplodere IED nei veicoli israeliani alla rotonda principale di Jenin. Ordigni esplosivi contro forze israeliane anche all’ingresso della città di Silat al-Harithiya, a ovest di Jenin.
Nella giornata del 20 la Resistenza Palestinese – Brigata Jenin riferiscono: “I nostri combattenti dei gruppi Silat al-Harithiya sono riusciti a prendere di mira i rinforzi militari mentre passavano l’ingresso a Silat con pesanti piogge di proiettili e ordigni esplosivi, causando vittime”. Secondo la Radio dell’esercito israeliano: “27 soldati sono stati uccisi dall’ultima operazione di terra a Jabaliya”.
Scontri anche a Gaza. La resistenza rivendica: “una serie di colpi di mortaio regolari (calibro 60), contro militari di stanza a sud dell’area di Juhr al-Dik, nel centro della Striscia di Gaza”.
Secondo Channel 12:”Gli attivisti di Hamas non si arrendono e stanno cercando di riacquistare capacità, e ci sono riusciti in alcuni posti, come Shujaiya, Beit Lahia e Beit Hanoun”.
Il 19 novembre l’ala militare PIJ ha annunciato imboscate alle forze israeliane in diverse aree di Gaza. Scontri a ovest della città di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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