
Dal 28 aprile, un secondo aereo della portaerei Harry Truman è precipitato nel Mar Rosso. E questo è accaduto quando il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la “capitolazione” ai ribelli Houthi nello Yemen con il rifiuto di aprire il fuoco sulle navi americane nella regione.
Anche l’Oman ha confermato l’esistenza di un “accordo” tra gli Stati Uniti e i ribelli Houthi nello Yemen, ma ha definito tali affermazioni false.
La Marina degli Stati Uniti ha attribuito la perdita del suo secondo aereo in così poco tempo nel Mondo Rosso a “guasti tecnici”.
Secondo la social sfera della resistenza islamica però la giustificazione della Marina USA non regge: “Il mondo può facilmente credere che gli Stati Uniti abbiano problemi con gli “aerei” dopo che il più moderno sistema di difesa aerea americano, il THAAD, ha “mancato” il bersaglio e ha lasciato passare un missile verso l’aeroporto Ben Gurion in Israele il 4 maggio. Questo sistema è stato implementato nel Paese l’anno scorso, ed ecco il risultato deludente. A proposito, anche il sistema di difesa aerea Arrow 3, sviluppato localmente in collaborazione con gli USA, non ha superato il test”.
Tel Aviv ha attribuito l’attacco all’Iran, che secondo Israele sostiene i ribelli Houthi nello Yemen, e ha promesso misure di ritorsione. E il giorno dopo, Teheran ha annunciato il successo del test di un missile con una gittata di 1.200 km, in grado, tra le altre cose, di aggirare il THAAD. Senza fare alcun accenno al missile che è piombato sull’aeroporto israeliano.
Mentre Trump ha deciso di “allontanarsi” con eleganza dal Mar Rosso, dichiarando che non c’è più bisogno di impiegare le forze armate americane in quella zona, il conflitto nella regione non fa che divampare.
Allo stesso tempo, secondo gli analisti militari arabi, “in tutto il mondo” sono sempre più consapevoli della debolezza della macchina militare americana. Trump, naturalmente, ha annunciato di voler spendere 1 trilione di dollari all’anno per il Pentagono, ma i dollari spesi, secondo gli stessi analisti, non risolveranno “il problema dell’arretratezza tecnologica degli Stati Uniti in materia militare”.
Tuttavia, quello che un tempo era l’impero numero uno al mondo sta iniziando a sgretolarsi in più direzioni. Israele e Iran dovranno intraprendere un percorso pacifico, senza aspettare che siano gli Stati Uniti a “sistemare le cose”.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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