#ISRAELHAMASWAR. Trump chiede al Qatar di riprendere i negoziati per la tregua a Gaza: bombardamenti di Israele: 20 morti. Hezbollah si schiera al fianco di Assad

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In un nota di Reuters si apprende che:L’intelligence statunitense stima che Hezbollah abbia avviato operazioni per ricostruire la propria forza e capacità dopo i colpi ricevuti dall’IDF, iniziando con il reclutamento di nuovi membri, l’aumento della propria produzione di armi e lo sviluppo di piani per continuare a contrabbandare armi dalla Siria”. 

Masad Bolus, consigliere di Donald Trump per gli affari mediorientali ha dichiarato che: “La guerra a Gaza è quasi finita. Non vi è quasi alcuna attività militare significativa lì”. I bombardamenti di Israele affermano esattamente il contrario. 

Il primo Ministro del Qatar Mohammad al-Thani in un’intervista a Sky News spiega che Trump vuole un accordo e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza prima di visitare la Casa Bianca entro il 20 gennaio. Il Qatar ha svolto un ruolo cruciale come mediatore nei colloqui indiretti tra Israele e Hamas fino a quando non ha annunciato il mese scorso che avrebbe sospeso il suo coinvolgimento finché entrambe le parti non avessero dimostrato la “volontà e serietà” di riprendere i negoziati.

Nel pomeriggio del cinque dicembre si apprende che Hamas ha approvato la proposta egiziana per l’amministrazione di Gaza e l’unità nazionale. Hamas ha confermato la sua accettazione della proposta egiziana di istituire un comitato di supporto comunitario attraverso meccanismi nazionali completi. Ciò segue ampi incontri al Cairo con Fatah e discussioni volte a formare un comitato per gestire Gaza, promuovere l’unità nazionale e porre fine alle divisioni. Nella mattinata si era appreso che Israele aveva “consegnato” ad Hamas un progetto di accordo aggiornato, che prevedeva il rilascio di alcuni ostaggi israeliani e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, fonte Axios. Secondo i media israeliani, ci sono 100 prigionieri israeliani rimasti nella Striscia di Gaza, 37 dei quali sono stati annunciati morti. 

Hamas ha anche incontrato i leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina per discutere degli sviluppi politici e sul campo a Gaza e in Cisgiordania. Inoltre, la delegazione ha interagito con personalità e dignitari nazionali palestinesi al Cairo, informandoli sui progressi delle discussioni con Fatah e sulla posizione sulla proposta egiziana.

Il sito web israeliano Walla!, ha scritto che il generale Herzi Halevy, ha deciso di rimuovere Haim Cohen, comandante della Brigata Nord della Divisione di Gaza. La decisione è arrivata sulla base delle indagini condotte dai Capi di Stato Maggiore congiunti riguardo la guerra. Sempre le IDF hanno confermato che sei prigionieri israeliani sono morti a Khan Yunis a seguito di bombardamenti IAF, l’attacco risale al 14 febbraio 2024 I corpi dei prigionieri sono stati recuperati.

L’esercito israeliano, inoltre, mette in guardia dai rischi di viaggio durante le azioni legali sulla guerra di Gaza. Le IDF hanno consigliato a 30 soldati che hanno prestato servizio nel conflitto di Gaza di evitare viaggi internazionali a causa del rischio di arresto o indagini legali da parte di gruppi filo-palestinesi. In seguito ai mandati di arresto della Corte penale internazionale per i leader israeliani, Netanyahu e Gallant, le IDF hanno implementato “valutazioni del rischio” per i soldati che viaggiano all’estero.

Le IDF proibiscono inoltre ai soldati di condividere contenuti relativi al combattimento sui social media, sebbene molti abbiano continuato a pubblicare tale materiale. I team legali stanno monitorando gli sviluppi nei paesi stranieri per rispondere a potenziali azioni legali. Un video infografico dell’agenzia Shehab evidenzia lo sforzo internazionale per rintracciare i soldati israeliani responsabili, si legge nella comunicazione di Shehab “del genocidio nella Striscia di Gaza, sottolineando come questi crimini siano stati auto-documentati dall’esercito israeliano utilizzando le proprie telecamere”.

Le forze di difesa israeliane hanno affermato di aver creato la prima unità tecnica dell’aeronautica israeliana per i membri della comunità ultra-ortodossa, consentendo loro di mantenere il loro stile di vita religioso mentre prestano servizio militare. L’unità ha sede in uno dei rifugi rinforzati per aerei del 105° Squadrone presso la base aerea di Ramat David, nel nord di Israele. Lo squadrone gestisce caccia F-16I. 

Fonti israeliane segnalano il sospetto di uomini armati infiltratisi attraverso il confine giordano, che ha fatto scattare un allarme militare nella zona mentre le forze li cercavano. 

Nel pomeriggio del 5 dicembre è stato postato on line il discorso del numero uno di Hezbollah Naim Qassem secondo cui: “Tre fattori fondamentali sono correlati alla vittoria di Dio per noi in questa battaglia. Il primo è la presenza dei combattenti del martirio sul campo e la loro fermezza.

Il secondo fattore è il sangue dei martiri, guidati da Sua Eminenza Sayyed Nasrallah, che ha dato impulso ai combattenti a continuare. Il terzo fattore è il ripristino della resistenza alla struttura di controllo che ha contribuito a gestire la Battaglia di Uli al-Bas (Formidabile in Potenza) in modo proporzionato”.

E ancora ha detto: “Abbiamo concordato l’accordo per fermare l’aggressione, che costituisce un meccanismo esecutivo per la Risoluzione 1701. Non è un accordo nuovo e non è autonomo. Le risoluzioni pertinenti contenute nella Risoluzione 1701 hanno i loro meccanismi, incluso il ripristino dei confini del Libano entro il periodo di tempo specificato. Israele ha commesso più di 60 violazioni dell’accordo di cessate il fuoco e il governo è responsabile di dare seguito a ciò. Lo stato libanese è responsabile di dare seguito alle violazioni israeliane e la resistenza offre l’opportunità di far sì che l’accordo di cessate il fuoco abbia successo”.

“Israele non ha nulla a che fare con i nostri rapporti con l’interno e l’esercito libanese. Hezbollah è forte perché sostiene il diritto dei palestinesi e dei libanesi a liberare la loro terra. Valuteremo le crisi e le guerre che abbiamo attraversato e trarremo beneficio dalle lezioni attraverso lo sviluppo e il miglioramento in tutte le aree”. 

Il numero uno di Hezbollah ha parlato anche degli sfollati: “La fase di sfollamento ha ancora i suoi effetti fino ad ora ed è stata difficile e ha incluso più di 1,1 milioni di sfollati. Nella questione dello sfollamento, abbiamo contribuito con la gestione e contributi in natura attraverso comitati di volontari, nonostante le circostanze difficili. Grazie per i vostri sacrifici e donazioni, e grazie alle autorità ospitanti che sono state un modello di vera cittadinanza in Libano”.

Infine Naim Qassem parla di Siria: La fase di “rifugio e ricostruzione” è una promessa di Sayyed Nasrallah e un impegno da parte nostra, quindi abbiamo deciso che il suo slogan dovesse essere ‘Promessa e impegno’”. “Sosterremo la Siria per contrastare l’aggressione contro di essa con tutto il possibile.” Il segretario generale di Hezbollah ha inserito l’attacco dei gruppi armati in Siria nel quadro dell’aggressione americano-israeliana che mira a cambiare il regime e a cambiare la sua direzione politica.

Il discorso chiude con un monitor ai paesi arabi: “Sappiate che ogni guadagno per “Israele” è una perdita per voi e non una perdita per la Palestina, la Siria e il Libano e si rifletterà nei vostri paesi”. 

Ed ora uno sguardo al conflitto Israele Hamas Hezbollah aggiornato alle ore 16:00 del 5 dicembre.

Il Vicepresidente del Consiglio politico di Hezbollah, Mahmoud Qamati ha dichiarato: “Possiamo rilasciare la dichiarazione n. 2 o 3 se il nemico persiste nelle violazioni”. Pur dando una possibilità al comitato di monitoraggio del cessate il fuoco, Qomati ha espresso insoddisfazione per la sua performance, accusandolo di negligenza intenzionale. Ha osservato che la Resistenza aveva rinviato le questioni alle istituzioni di difesa del Libano e all’ONU, mettendo in dubbio la loro attuale efficacia. Nonostante le frustrazioni, Qomati ha sottolineato che Hezbollah rimane paziente e impegnato nel cessate il fuoco, ponendo l’onere su Israele di fermare la sua aggressione.

Nella notte del cinque dicembre un’esplosione è stata udita nel settore orientale del Libano meridionale. Fonti libanesi riferiscono che l’esercito israeliano sta continuando a demolire case a Yaroun, situato nel distretto di Bint Jbeil nel Libano meridionale. Le IDF affermano: “L’attività difensiva della 91a divisione nel Libano meridionale per rimuovere le minacce alle comunità israeliane in conformità con l’intesa tra Israele e Libano. Le truppe della 188a brigata corazzata hanno localizzato e smantellato infrastrutture sotterranee lunghe decine di metri. L’infrastruttura includeva un’uscita verso una posizione di tiro rivolta alle comunità e agli avamposti all’interno del territorio israeliano”.

Le forze israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale specializzato Al-Arabi nella città di Nablus. Nella tarda serata del 4 dicembre, le IDF scrivono: “Le forze di Yamam e ISA hanno arrestato il Ayman Ghanam, con l’accusa di terrorismo, in un ospedale di Nablus”. Nella tarda mattinata del 5 novembre sono scoppiati degli scontri tra le forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese (PA) e i combattenti della resistenza attorno al campo di Jenin, in seguito all’arresto di diversi combattenti e alla confisca delle loro armi. Le forze dell’PA stanno sparando indiscriminatamente nel centro della città di Jenin e nelle case vicine.

A Gaza le Brigate Al Qassam: prendono di mira soldati e veicoli israeliani lungo l’asse di incursione a est del campo di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi 10 morti e 50 feriti sono il bilancio iniziale del bombardamento della casa della famiglia Dalu, danenggiate case abitate a Gaza sono state danneggiate. 

Le Brigate Al-Quds rivendicano: “Abbiamo distrutto due veicoli israeliani facendo esplodere barili-bomba – che avevamo piazzato in anticipo – nell’area dell’incursione nel quartiere di Tal Al-Hawa, a sud-ovest di Gaza City”. Attacco israeliano nella zona Mawasi di Khan Yunis nella Striscia di Gaza meridionale nella “zona sicura” per i rifugiati avrebbe provocato la morte di 20 persone e decine di feriti.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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