#ISRAELHAMASWAR. Si infuoca il sud del Libano. Si tratta sugli ostaggi. A Hodeidah la nave sequestrata dagli Houthi

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Il vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Finner, ha dichiarato alla CNN il 19 novembre: «Crediamo di essere più vicini che mai nei negoziati per il rilascio dei prigionieri».

Secondo i media israeliani gli accordi prevederebbero che: “Hamas rilascerà 50 donne e bambini israeliani in cambio di 5 giorni di cessate il fuoco completo. Nessuna attività UAV israeliana durante il cessate il fuoco. Hamas lavorerà per liberare donne e bambini israeliani detenuti da altre fazioni nella seconda fase dello scambio di ostaggi. A Israele viene chiesto di liberare tutte le donne e i bambini palestinesi (sotto i 18 anni). Hamas ha chiesto garanzie per ricostruire Gaza e revocare parte del blocco in cambio della possibile liberazione dei soldati israeliani”. 

Il 19 novembre nella tarda serata i ministri del governo israeliano sono stati convocati frettolosamente a causa dei progressi nell’accordo sui prigionieri.

Dell’accordo del rilascio dei prigionieri si parla dal sette di ottobre grazie all’intervento del Qatar. Ma se passerà la legge in discussione il 20 novembre alla Knessset dell’esecuzione dei prigionieri palestinesi c’è caso che gli accordi subiranno un nuovo stop. Ben Gvir il 20 novembre ha riferito alla stampa: «La Knesset israeliana discute sull’approvazione della legge sulla pena di morte per i prigionieri palestinesi su richiesta del ministro della Sicurezza». 

Secondo altre fonti la convocazione dei ministri è avvenuta in seguito al dibattito tra Ben Gvir e i membri della Knesset con le famiglie dei prigionieri detenuti dalla resistenza a Gaza, sullo sfondo dell’approvazione della legge sull'”Esecuzione dei prigionieri palestinesi” Inoltre Hamas ha perso i contatti con diversi gruppi che hanno in ostaggio stranieri dopo i bombardamenti israeliani nel Nord. 

Il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha affermato che Israele deve tenere conto delle “regole della guerra” quando bombarda la Striscia di Gaza. Secondo Borrell, ciò che il movimento palestinese Hamas ha fatto a Israele è un attacco terribile e ingiustificabile contro i civili. «Ma la guerra ha le sue regole. E i bombardamenti devono tenere conto delle vittime che provocano», ha detto Borrell in un’intervista al quotidiano spagnolo Pais.

Numerose anche le dichiarazioni iraniane nel fine settimana: “Il Comandante delle Guardie della Rivoluzione Islamica in Iran, Generale Hossein Salami: I combattenti della resistenza palestinese stanno combattendo a distanza zero e da dove il nemico, armato di carri armati, non si aspettava”. “La vittoria sarà alleata della resistenza palestinese, che combatte giorno e notte, la terra appartiene ai suoi uomini, capaci di distruggere i carri armati d’occupazione”. […] “La Palestina vincerà questa guerra, questo è certo, e Hamas e Jihad non crolleranno mai, e fanno parte del tessuto del popolo palestinese. Ciò non minerà le basi della resistenza di Hamas e della Jihad islamica, che trasformeranno Gaza in un pantano per il nemico, per il quale speriamo in una vittoria decisiva”. Gli Stati Uniti e “Israele” non hanno alcuna speranza di vittoria e assisteremo a una chiara conquista da parte dei .. palestinesi C’è un grande potenziale che il popolo palestinese non ha sfruttato e i nemici devono sapere che non riusciranno a realizzare il loro complotto in Palestina e nella regione. Siamo dalla parte del popolo palestinese, che è diventato un esempio di pazienza e coraggio per il mondo intero”. 

Il Leader della Rivoluzione e della Repubblica Islamica, Ali Khamenei ha detto: «La sconfitta dell’entità sionista a Gaza è una realtà che fa riflettere. L’avanzata degli israeliani e il loro ingresso negli ospedali e nelle case popolari non è una vittoria. Il sostegno dei leader di America, Gran Bretagna, Germania e Francia a un’entità così razzista significa che sostengono la discriminazione razziale. I governi islamici devono interrompere le loro relazioni politiche con l’entità sionista per almeno un periodo specificato. Alcuni governi islamici hanno condannato i crimini dell’entità israeliana, altri non lo hanno ancora fatto, ma questo è inaccettabile. La missione primaria di alcuni governi islamici è quella di tagliare l’arteria vitale dell’entità sionista e impedirne la fornitura di energia e beni. Crediamo nella promessa divina e siamo ottimisti riguardo al futuro, e faremo il nostro dovere». 

L’ex comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana Mohsen Rezaei ha detto ad Al-Mayadeen: «Questa guerra determinerà il destino di “Israele” e il destino dell’asse della resistenza, che svolgerà un ruolo maggiore in futuro. Israele ha subito solo la sconfitta in questa battaglia. Quanto più Israele penetrerà a Gaza, tanto più sprofonderà nel pantano e non sarà in grado di ottenere la vittoria. “Israele” può entrare nelle strade di Gaza, ma deve affrontare una resistenza nascosta. Questa guerra porterà alla caduta di Netanyahu, e dopo anni assisteremo alla caduta di “Israele”.. Hamas non è solo a Gaza, è presente in Cisgiordania e fuori dalla Palestina, insieme alle forze di resistenza in Libano, Iraq e Yemen».

Gli Houthi dallo Yemen hanno sequestrato una nave battente bandiera inglese ma di proprietà israeliana nel Mar rosso. Il Ministro dell’Informazione del Governo di Salvezza Nazionale yemenita, Dhaif Allah al-Shami prima del sequestro della nave ha scritto: «Abbiamo informazioni su tutte le navi israeliane che attraversano il Mar Rosso. Ci stiamo muovendo per affrontare un nemico strategico dell’intera nazione araba e islamica. Tutte le navi israeliane saranno per noi un obiettivo legittimo. Abbiamo a che fare con un nemico criminale e coloro che sono testimoni di massacri e genocidi non possono rimanere neutrali. Siamo di fronte a un nemico criminale e tutto ciò che lo riguarda sarà preso di mira. Abbiamo una leadership che studia tutte le strategie e lavora per scegliere i tempi appropriati per l’attuazione». 

Alle 11.12 del 19 novembre a rilasciare una dichiarazione le forze armate yemenite: «Sulla base della responsabilità religiosa, nazionale e morale e in considerazione di ciò a cui è esposta la Striscia di Gaza a causa della brutale aggressione israelo-americana, compresi i massacri quotidiani e il genocidio, e in risposta alle richieste del nostro popolo yemenita e alle richieste dei popoli liberi e per fornire sollievo al nostro popolo oppresso a Gaza. Le forze armate yemenite annunciano che prenderanno di mira tutti i seguenti tipi di navi: 1. Navi che portano la bandiera dell’entità sionista 2. Navi gestite da compagnie israeliane 3. Navi di proprietà di compagnie israeliane. Le forze armate yemenite chiedono inoltre a tutti i paesi del mondo di fare quanto segue: UN. Ritiro dei suoi cittadini che lavorano negli equipaggi di queste navi. B. Evitare la spedizione o la movimentazione di queste navi. C. Informa le tue navi di stare lontane da queste navi». Alle 14:42 dello tesso giorno arriva la comunicazione del sequestro della “nave israeliana” “Galaxy Leader” e del suo equipaggio. Secondo alcune fonti la nave mercantile appartiene al Regno Unito ed è attualmente affittata a una compagnia giapponese, e non ci sono israeliani a bordo. La nave stava viaggiando verso l’India dalla Turchia con un equipaggio civile internazionale.

Diverse fonti affermano che ci sarebbero 22-52 membri dell’equipaggio (tra i rapiti secondo le dichiarazioni israeliane ci sono ucraini, bulgari, filippini e messicani), mentre collegano la nave alla compagnia israeliana Ray Shipping LTD e al magnate israeliano Abraham Ungar (Rami Ongar). Al momento, secondo alcune informazioni, la nave sarebbe stata rimorchiata a Hodeidah, nello Yemen, e sarebbero in corso le indagini.

Il Portavoce dell’esercito israeliano afferma che 378 soldati e ufficiali israeliani sono stati uccisi dall’inizio della guerra a Gaza. Il direttore del cimitero militare di Mount Herzl, il 19 novembre ha rivelato il gran numero di soldati dell’esercito israeliano sepolti a seguito delle battaglie che sta conducendo nella Striscia di Gaza, dove in 48 ore sono stati sepolti 50 soldati.

L’Ex capo dell’Agenzia per la sicurezza, Amos Yadlin ha dichiarato: «Il fattore tempo non è a nostro favore, né nel Nord, né nell’economia israeliana, né in relazione alle pressioni dall’estero».

Ed ora uno sguardo alla situazione tra Israele e Hamas aggiornata alle 13:00 del 20 novembre.

Collassa la situazione al sud del Libano a partire dal 18 novembre si sono intensificati gli attacchi sia da parte di Israele che ha attaccato per la prima volta in maniera preventiva che la risposta di Hezbollah. Aluf Yoav Galant, ministro della Difesa di Tel Aviv, ha dichiarato: «Contrastiamo le cellule missilistiche e corazzate sul fronte settentrionale e colpiamo risorse e obiettivi militari. Hezbollah è esposto ai danni e ne pagherà il prezzo». Secondo i media israeliani: Sayyed Nasrallah ha raggiunto un risultato strategico stabilendo una nuova zona di sicurezza sul confine settentrionale, questa volta sul lato israeliano, svuotando la Galilea settentrionale dei suoi “abitanti”, e questo è un atto intollerabile dal punto di vista “israeliano”. Nei giornali israeliani si legge che Nasrallah ha messo un piede e mezzo nel nord di Israele, come gli piace dire. La testa Maariv scrive: “Hezbollah, quando vuole, alza il livello del fuoco, e quando vuole, lo abbassa”. “Dopo che i “residenti” del nord hanno abbandonato le loro “case”, Nasrallah ha deciso che chiunque si muova al confine è un bersaglio”.Il 20 novembre si registra la chiusura di 4 strade fuori dal settore centrale e dall’Alta Galilea all’interno del confine israeliano a causa dell’intensità dei bombardamenti di Hezbollah.

L’esercito israeliano inizierà a mobilitare le sue forze nel nord in preparazione alla battaglia con Hezbollah. Poi “Israele” dovrà chiedere che il Libano attui pienamente la risoluzione 1701. In altre parole, “il ritiro delle forze di Hezbollah verso il nord del Litani.” E l’istituzione di una zona libera dalla presenza militare di Hezbollah. Nel frattempo Hezbollah annuncia l’attacco al quartier generale della 91ª Divisione nella caserma Pranit con due missili Burkan di grosso calibro. Benny Gantz ha commentato: «prenderemo decisioni difficili e decisive per scoraggiare i nostri nemici al confine settentrionale». A questa enunciazione ha fatto seguito il bombardamento israeliano urgente/violento su più di 6 città nel sud del Libano. 

Elicotteri Apache israeliani partecipano al bombardamento delle città del Libano meridionale, in particolare Aita al-Shaab, Maroun al-Ras, Muhaibib e Tayr Harfa, in concomitanza con i bombardamenti dell’artiglieria israeliana.

Fonti non confermate parlano di danni alla caserma Pranit, ma non l’intera caserma, è stata gravemente danneggiata. Gli israeliani hanno negato danneggiamenti. Gli attacchi di Israele e risposte di Hezbollah sono in corso in tutto il sud del Libano. 

Nella Striscia di Gaza continuano i massicci attacchi aerei e i preparativi dell’IDF per una nuova fase di operazioni di terra. Gruppi palestinesi stanno facendo incursioni, ma non si parla di contrattacchi veri e propri: piccoli gruppi di meno di 10 persone operano nelle aree urbane.

In Cisgiordania, dopo una breve pausa, si sono verificati di nuovo raid di massa e scontri tra l’IDF e la gioventù araba locale. Un’ondata di violenza ha investito diverse città e una dozzina di insediamenti e campi profughi. Gli scontri più violenti sono avvenuti a Jenin.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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