
Il Pentagono ha annunciato il sequestro di una nave con armi iraniane destinate agli Houthi nello Yemen. Sempre dagli Stati Uniti è arrivata la notizia secondo cui gli USA non ritengono corretta la decisione dell’UE di ridurre le forniture di armi a Israele.
Il capo del servizio stampa del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha affermato che Washington non crede che ridurre le forniture di armi a Israele sia la decisione giusta. Così Miller ha commentato la dichiarazione del capo della diplomazia dell’Unione Europea, Josep Borrell, secondo cui i paesi che sostengono Israele devono limitare la fornitura di armi all’esercito israeliano.
«Non abbiamo ancora valutato se una tale soluzione sarebbe più efficace dei passi che abbiamo già intrapreso», ha detto il relatore americano. Ha aggiunto che gli Stati Uniti non sono ancora pronti a prendere la decisione di ridurre gli aiuti a Israele.
Il ministro israeliano delle Comunicazioni Karai ha consentito alla società di servizi di comunicazioni satellitari Starlink di Elon Musk di operare in Israele. Inoltre, il ministro e i rappresentanti dell’azienda hanno raggiunto accordi sull’ingresso di Starlink nella Striscia di Gaza. Con l’approvazione delle forze di sicurezza, un’unità sarà di stanza presso l’ospedale da campo di Rafah negli Emirati Arabi Uniti. Le connessioni ad alta velocità di Starlink consentiranno teleconferenze con altri ospedali e diagnostica remota in tempo reale.
Il Ministro degli Esteri tedesco, Baerbrock, in Israele ha dichiarato: «Stiamo valutando la possibilità di introdurre sanzioni contro i coloni insieme all’Unione Europea. L’operazione militare a Rafah porterà ad una catastrofe». Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato: «Israele sta uccidendo troppi civili durante l’operazione nella Striscia di Gaza».
Il presidente del Brasile, Lula da Silva, dal Cairo afferma: «Israele uccide donne e bambini con il pretesto di combattere Hamas e non c’è spiegazione per il suo comportamento a Gaza».
Gli Houthi dichiarano ufficialmente: “Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno attaccato i nostri obiettivi nello Yemen 403 volte dall’11 gennaio”. Il corrispondente di al Mayadin da Hodeidah ha fatto sapere che c’è stata “un’aggressione americano-britannica che ha preso di mira con un raid l’area di Al-Jah Al-Asfal nel distretto di Bayt Al-Faqih. Sempre nella giornata del 15 di febbraio, il British Maritime Trade Office (UKMTO) ha segnalato un attacco nel Golfo di Aden, con un’esplosione registrata vicino alla nave, la nave sarebbe integra. Dai video la nave è stata colpita con danni marginali”.
Ritorna ai microfoni della tv di SANA Abdul-Malik Badr al-Din al-Houthi sugli ultimi sviluppi nell’area: «Per la diciannovesima settimana consecutiva, la barbara aggressione israeliana contro Gaza continua, commettendo i crimini più orribili e atroci». Chiama in causa i popoli arabi e chiede aiuto per il popolo di Gaza, Ion particolare modo si riferisce all’Egitto e alla crisi di Rafah.
Nemico numero uno per gli Houthi resta l’America e il Regno Unito e di alcuni paesi occidentali per le armi date ad un altro nemico: Israele. «Gli americani forniscono ingenti finanziamenti per crimini atroci e hanno attivato due volte le disposizioni di emergenza, come se gli israeliani facessero parte dell’esercito americano».
Secondo Abdul Malik Badr al-Din al-Houthi: «25mila tonnellate di missili e missili americani sono stati usati contro Gaza, più di 46mila raid su un’area geografica limitata e densamente popolata.La quantità di esplosivi utilizzati dal nemico contro Gaza è equivalente a 4 bombe atomiche che l’America ha sganciato sulla città giapponese di Hiroshima». «Soltanto durante i primi due mesi, i funzionari americani hanno ammesso che il nemico israeliano ha sganciato 29.000 bombe di fabbricazione americana su Gaza».
Al-Houthi ha chiesto un’azione forte e udibile da parte di tutti i paesi arabi e islamici e della comunità internazionale contro la cospirazione di Rafah. Ha elogiato Hezbollah, e la Resistenza Islamica irachena. «Il nostro fronte nello Yemen continua, è efficace e influente nonostante l’aggressione americana e britannica a sostegno del nemico israeliano».
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornata alle 17:00 del 15 febbraio.
L’aeronautica israeliana ha effettuato attacchi su larga scala nel sud del Libano. In risposta la resistenza islamica in Libano: prendere di mira attrezzature di spionaggio nel sito di Ruwaisat al-Alam nelle fattorie libanesi israeliane di Shebaa. Colpita anche la caserma israeliana “Zabdin” nelle fattorie libanesi di Shebaa. Prese mira l’equipaggiamento di spionaggio israeliano di “Al-Raheb”.
Secondo fonti palestinesi: un certo numero di persone sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano contro un gruppo di palestinesi nell’area della Valle di Gaza, nel centro della Striscia di Gaza. Sempre fonti palestinesi hanno riferito di 10 morti e decine di feriti in un bombardamento israeliano contro una casa nel campo di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. A Gaza Nord le Brigate Al-Aqsa hanno riferito che hanno attaccato militari e mezzi nella Striscia di Gaza: On risposta gli israeliani hanno compiuto raid aerei nell’area Bir al-Naja, a ovest di Jabalia.
A Gaza sud il portavoce della sanità a Gaza riferisce di Decine di feriti in condizioni critiche e non possono lasciare il Nasser Medical Complex. Nonostante l’evacuazione in corso dei rifugiati dall’ospedale Nasser di Khan Yunis, iniziata il 14 febbraio, ci sono ancora centinaia di palestinesi rimasti nei locali della struttura medica.
Il comando dell’IDF ha deciso di accelerare l’evacuazione dell’ospedale lanciando razzi contro il reparto di ortopedia del complesso. Ciò ha provocato lesioni a diversi pazienti e rifugiati. Al mattino gli israeliani hanno lanciato un nuovo ultimatum, chiedendo che le persone fossero evacuate dall’ospedale entro la fine della giornata. Finora non ci sono filmati che mostrino folle di rifugiati che soddisfano le richieste dell’IDF.
Tuttavia, è solo questione di tempo prima che i palestinesi lascino la struttura medica. Il comando israeliano è pronto non solo a rendere le condizioni insopportabili, ma anche a spingere i residenti ad evacuare attraverso ulteriori attacchi. Secondo l’IDF nell’ospedale dovrebbero trovarsi i corpi di alcuni ostaggi israeliani.
I palestinesi hanno chiamato alla mobilitazione in Cisgiordania. Gli arresti sono continuati anche nella giornata del 15 febbraio.
Si registrano raid aerei su Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi sono state uccise fino a 100 persone. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha affermato che la comunità internazionale non dovrebbe consentire alle forze di difesa israeliane di condurre un’operazione militare a Rafah.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio