
La guerra tra Israele e Hamas è entrata nella fase della sopravvivenza: noi o loro. Il Portavoce di Netanyahu nel fine settimana ha dichiarato: «Non siamo stati noi a iniziare questa guerra, ma la finiremo alle nostre condizioni e con una vittoria chiara e non interpretabile. Le nostre operazioni si concentrano sullo smantellamento di Hamas e sulla creazione delle condizioni per il rilascio di altri rapiti». I media israeliani hanno scritto citando l’ex capo del Mossad Tamir Pardo: «Se non raggiungiamo un accordo sui prigionieri, creeremo per noi altri 130 Ron Arad». Arad è un pilota israeliano, prigioniero del movimento sciita Amal dal 1986. Dato per morto da Hezbollah, è considerato disperso in azione da Israele.
Israele e Hamas però hanno nel fine settimana messo un punto sulla questione dello scambio dei prigionieri. Non solo il governo israeliano ha dato il via libera a uccidere tutti i leader di Hamas in Libano, Turchia e Qatar, oltre a Gaza a darne notizia il capo dello Shin Bet israeliano. Il due dicembre alle ore 14:00 italiane, il capo del Mossad, su istruzione del primo Ministro, ha ordinato il ritiro dei negoziatori dal Qatar a causa di uno “stallo nei negoziati” a darne notizia l’Ufficio di Netanyahu.
La guerra continua su più fronti e la situazione comincia ad essere molto critica anche per Israele; un portavoce dell’esercito israeliano ha detto alla CNN: «Non abbiamo ancora sconfitto Hamas nel nord di Gaza e l’operazione è difficile, così come lo è il terreno di combattimento». Le autorità israeliane hanno confermato che, dopo il completamento dell’operazione nella Striscia di Gaza, intendono creare una zona cuscinetto nell’enclave per motivi di sicurezza, ha riferito domenica il Times of Israel.
«Per garantire la sicurezza, il dipartimento della Difesa sta discutendo la formazione di una zona cuscinetto al confine, sul lato di Gaza, in modo che il gruppo Hamas non possa concentrare le forze vicino al confine e intraprendere nuovamente azioni inaspettate per Israele», ha dichiarato un anonimo funzionario del governo israeliano. ha detto a Times of Israel. «Si tratta di una misura di sicurezza, non di un passo politico. Non intendiamo restare dall’altra parte del confine, a Gaza», ha chiarito.
Tra le incognite da gestire per Israele Hezbollah. Il tre dicembre Il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha nuovamente messo in guardia il movimento libanese Hezbollah dall’entrare in guerra. Ha minacciato che ciò avrebbe portato alla distruzione del Libano. Gantz ha aggiunto: «Consigliamo a Hezbollah e al governo libanese di non metterci ulteriormente alla prova, poiché la situazione sarà molto brutta e orribile in Libano, e ciò che accade a Gaza sarà molte volte peggiore in Libano». Il 4 dicembre a intervenire in materia è stato il ministro degli Esteri israeliano: «O Hezbollah si allontanerà dai confini, altrimenti Beirut diventerà come Gaza!».
A pensarla diversamente l’Ex capo di stato maggiore del comando del fronte settentrionale dell’esercito israeliano, Asher Ben Lulu: «Dobbiamo smettere di parlare come se Hezbollah stesse pagando un prezzo alto e come se lo avessimo allontanato dai confini, e dobbiamo dire francamente: chi decide sul fronte settentrionale è Hezbollah».
Secondo l’israeliano Canale 13: «Dobbiamo essere realistici. Non possiamo, in questi tempi, controllare Gaza o espanderci in Libano, Siria o in qualsiasi altro luogo. La questione è diventata molto difficile… La cosa migliore che dovrebbe accadere ora è rimuovere le persone rapite da Gaza. Abbiamo fallito nel nord di Gaza e ora ci stiamo provando nel Sud. Il fallimento nel Sud significa la vittoria di Hamas per sempre», canale 13 cita le parole del Ministro Itamar Ben-Gvir.
Gli Stati Uniti hanno fornito a Israele bombe ad alto potenziale distruttivo, decine di migliaia di proiettili di artiglieria e altri tipi di armi dal 7 ottobre, ha riferito il Wall Street Journal. Si parla di circa 15mila bombe, comprese le bombe BLU-109 spacca-bunker. Il numero di proiettili di artiglieria diretti può essere 57mila.
Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha affermato che la vittoria tattica di Israele potrebbe trasformarsi in una sconfitta strategica se i civili cadessero “nelle braccia del nemico”. Austin ritiene che non sia possibile vincere il combattimento urbano senza proteggere i civili.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che se Israele intende distruggere completamente il movimento palestinese di Hamas, la guerra durerà dieci anni e ha invitato le autorità israeliane a formulare più precisamente il loro obiettivo nel conflitto.
Il presidente iraniano Ibrahim Raisi il 4 dicembre ha chiesto: «La formazione di un’alleanza tra i vari continenti del mondo per difendere il popolo palestinese dai crimini sionisti».
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di non riconoscere il movimento radicale palestinese Hamas come organizzazione terroristica e di non voler riconsiderare la sua posizione in futuro e in un discorso durante una sessione ministeriale dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica a Istanbul ha dichiarato: «Il macellaio di Gaza, Netanyahu, ha ammesso davanti alle telecamere che i suoi obiettivi espansionistici non si limitano solo a Ramallah e Gaza. Pertanto, difendere Gaza e la Palestina oggi significa allo stesso tempo difendere Gerusalemme, la Mecca, Medina, Damasco, Istanbul e le altre città islamiche».
Ed ecco una sintesi della situazione tra Israele e Hamas: a partire dal due dicembre Il ministro della Difesa israeliano ha affermato che l’esercito sta riprendendo le ostilità contro Hamas a pieno regime
Euro-Mediterranean Human Rights Monitor afferma: «Israele ritorna con una maggiore intensità di fuoco, accompagnato dall’annuncio di piani di sfollamento forzato da nuove aree nel sud della Striscia di Gaza, schiacciando ogni forma di vita civile a Gaza e riportando la popolazione alle condizioni pre- fase industriale, dopo aver trasformato case, fabbriche, aziende e infrastrutture, in cumuli di macerie».
Il portavoce dell’IDF, Contrammiraglio Daniel Hagari ha detto: «L’IDF continua ad espandere le sue operazioni di terra contro i principali fronti di Hamas nella Striscia di Gaza. Ovunque ci sia una roccaforte di Hamas, opera l’IDF. Le forze israeliane combattono faccia a faccia i terroristi e li uccidono. L’IAF, in collaborazione con la Direzione dell’intelligence militare e l’ISA, lavora 24 ore su 24 per contrastare minacce parallelamente alle operazioni di terra, aumentando così la sicurezza delle nostre forze e utilizzando l’operazione di terra per smascherare e colpire il nemico».
«Continuiamo anche a eliminare i terroristi che guidano i combattimenti. Il 4 dicembre, l’IDF, sulla base della guida dell’ISA e delle unità di intelligence, e come parte dell’operazione del Comando Sud, ha preso di mira e ucciso il comandante del battaglione Shati, HAMAS, attraverso un attacco aereo. Il comandante del battaglione Shati ha guidato i combattimenti nell’ultimo mese nell’area di Shati. Sotto il suo comando si sono verificate anche infiltrazioni in territorio israeliano, compreso il brutale massacro del 7 ottobre. Continueremo a perseguire, localizzare ed eliminare ogni comandante che terrorizza l’area sotto il suo controllo, come abbiamo fatto ieri col battaglione Shejaiya».
«I 137 ostaggi presi il 7 ottobre sono ancora detenuti a Gaza. Stiamo raccogliendo informazioni instancabilmente e indirizzandole a ogni forza rilevante per garantire che non stiamo mettendo in pericolo [gli ostaggi] e sappiamo come sfruttare le opportunità operative. Continueremo a farlo. Faremo di tutto per riportarli indietro. Nel nord attacchiamo gli obiettivi terroristici di Hezbollah in Libano dal cielo e dalle fonti da cui sono stati lanciati razzi sul nostro territorio dal Libano e dalla Siria. Uno dei lanci provenienti dal Libano ha colpito un veicolo militare vicino a Beit Hillel. Diversi soldati e civili sono rimasti leggermente feriti e sono stati evacuati per cure mediche. La nostra politica è chiara: prenderemo di mira con forza qualsiasi minaccia al nostro territorio. Le truppe dell’IDF sono schierate e pronte nel Comando Nord e in tutti i settori» ha poi aggiunto.
Nella giornata del tre dicembre le ostilità attive sono riprese nella Striscia di Gaza. Mentre nei due giorni precedenti le truppe israeliane avevano principalmente sondato le difese dei militanti e ripulito il territorio, l’IDF il tre dicembre ha condotto un raid a nord-est di Khan Yunis e ha ottenuto con successo il controllo di un tratto dell’autostrada Salah ad-Din. Ciò è stato confermato sia dalle riprese dei carri armati israeliani sull’autostrada che dai messaggi di testo di Hamas che segnalavano scontri nell’area. Anche nella giornata de 4 dicembre di è combattuto nelle aree orientali di Khan Yunis. E raid sono stati effettuati a Deir al-Balah
Da questa posizione, l’IDF potrebbe tentare di raggiungere l’autostrada costiera Ar-Rashid nei prossimi giorni. In caso di successo, le unità israeliane saranno in grado di dividere la Striscia di Gaza in tre sezioni: la parte settentrionale con Gaza e le città satellite, la parte centrale con i campi di Nuseirat, Al-Maghazi e Deir al-Balah, e la parte meridionale con Khan Yunis e Rafah dove anche nella giornata del 4 dicembre si sono registrati bombardamenti. Tuttavia, il blocco delle comunicazioni terrestri tra il sud e il centro peggiorerà la situazione umanitaria nell’enclave, anche se non influirà in modo significativo sulle capacità logistiche dei militanti che utilizzano i tunnel sotterranei. Le truppe di terra dell’IDF continuano ad operare nella Striscia di Gaza parallelamente agli attacchi dell’IAF su circa 200 obiettivi terroristici di Hamas.
L’esercito israeliano fa saltare in aria l’edificio del Palazzo di Giustizia a Madinat Al-Zahra. Israele è passato a operazioni militari attive nella parte meridionale della Striscia di Gaza, che non saranno meno intense che nel nord, ha affermato il capo di stato maggiore generale.
Continuano gli attacchi mirati in Cisgiordania assalto alla città di Habla, a sud di Qalqilya.
Allo stesso tempo, le forze palestinesi hanno anche effettuato una serie di attacchi contro le truppe israeliane. Il tre dicembre il maggior numero di attacchi di Hamas è stato registrato a est di Juhr ad-Dik e nella zona di Al-Mughraq, dove i militanti del gruppo Kataib Izz ad-Din al-Qassam hanno fatto esplodere ordigni esplosivi. Inoltre, Hamas ha bombardato pesantemente gli insediamenti lungo il confine della Striscia di Gaza e ha lanciato razzi verso Tel Aviv e Beersheba. Il quattro dicembre Hezbollah ha dichiarato che all’una del mattino di lunedì 4/12/2023, hanno preso di mira un raduno di soldati israeliani nella foresta “Shatula”. Le Brigate Al-Qassam hanno dichiarato di aver preso di mira il Kibbutz “Nirim”, bombardato con un sistema missilistico a corto raggio “Rajum” da 114 mm. Sempre le Al-Qassam confermano l’uccisone di alcuni soldati nella zona di Sheikh Radwan. Dal Libano nella notte numerosi i lanci verso la zona di Har Dov, nel nord di Israele. I lanci sono caduti in aree aperte. È stato inoltre identificato un lancio verso la zona di Misgav Am, nel nord di Israele. Sirene suonate ad Ashkelon e alla striscia di Gaza.
Il tre dicembre infine due navi di proprietà di una compagnia israeliana sono state attaccate nel Mar Rosso. La pubblicazione Maariv riferisce cheIsraele invia navi e sottomarini nel Mar Rosso in seguito agli attacchi degli Houthi. Una delle navi rischia di affondare. Secondo il Pentagono tre navi commerciali sono state attaccate quattro volte dagli Houthi nel Mar Rosso in 24 ore, ha detto il Comando Centrale del Pentagono. Il cacciatorpediniere USS Carney ha risposto alle chiamate di soccorso e ha abbattuto tre droni.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio