In attesa di nuovi stimoli da parte della Casa Bianca Amos Hochstein ha finito il suo ennesimo tour per ottenere un cessate il fuoco almeno in Libano. Secondo fonti israeliane gli aggiornamenti dei negoziati saranno presentati al Consiglio di Sicurezza israeliano senza votazione, quindi secondo la stampa israeliana non ci saranno decisioni in merito.
Al momento il cessate il fuoco sembra una meta lontana si può al più di progressi nei negoziati. I due punti di controversia nelle trattative per una soluzione politica di questa guerra sono sempre gli stessi: la parte libanese si oppone alla clausola dell’accordo che consente all’IDF di rimanere in Libano per 60 giorni dal momento in cui entrerà in vigore il cessate il fuoco. In Israele vogliono restare affinché l’IDF possa verificare nei primi due mesi che l’accordo venga effettivamente applicato e consentire così ai residenti di tornare alle loro case nel nord di Israele e anche in Libano.
Alti funzionari israeliani affermano che, nonostante le riserve libanesi, non intendono tirarsi indietro rispetto alla richiesta. Quindi, a meno che il libanese non accetti, non ci sarà un accordo. Da parte israeliana c’è opposizione alla clausola dell’accordo secondo la quale Israele e Libano invitano la comunità internazionale a condurre negoziati per stabilire tra loro un confine terrestre permanente basato sulla linea blu. In Israele non sono soddisfatti della formulazione e stanno lavorando per cambiarla Queste due controversie si uniscono alla controversia centrale, essenziale, riguardante la libertà d’azione israeliana nel Libano meridionale. Il Libano sta lottando per la sua sovranità e, a meno che non ci rinunci, non ci sarà alcun accordo.
Dalla mattina del 21 novembre i cittadini libanesi hanno ricevuto chiamate dall’esercito israeliano che chiedeva l’evacuazione nelle aree di Sidone, Anqoun, Aber e Maghdouche e puntualmente tra la notte del 21 e la giornata del 22 sono arrivati i bombardamenti.
Sayyed Abdul-Malik Badr al-Din al-Houthi, leader del movimento Ansarullah in Yemen, ieri ha tenuto un discorso sugli ultimi sviluppi dell’aggressione israeliana a Gaza e in Libano e sugli sviluppi regionali e internazionali. Chiamando il popolo yemenita a una marcia per la popolazione di Gaza e Libano. E sostengo che continueranno da attaccare gli interessi israeliani a sostegno del popolo di Gaza e del sud del Libano. Nella giornata del 22 di novembre una dichiarazione di Ansarallah rivendica attacco alla base aerea israeliana “Nevatim” nella regione del Negev,con il missile “Palestina 2”.
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornato alle ore 16: 00 del 22 novembre.
Nel Libano meridionale gli attacchi aerei israeliani sono continuati tutto il giorno attaccando e abbattendo edifici residenziali tra Haret Hreik, Chiyah e Hadath.
Duri scontri nella periferia meridionale e orientale della città di Khiyam. Nella giornata del 21 Hezbollah ha rivendicato almeno 8 imboscate ai danni dell’esercito israeliano. Aerei israeliani nel tardo pomeriggio del 21 hanno attaccato la città di Khiyam, insieme a bombardamenti di artiglieria che colpiscono l’area centrale con rinforzi di veicoli corazzati portati dall’esercito israeliano.
L’artiglieria israeliana ha preso di mira il quartiere di Al-Rajm, nella parte settentrionale di Aita al-Shaab, mentre Hezbullah ha diffuso il filmato dell’attacco alle basi dell’esercito israeliano tra le basi di Al-Marj e Jal al-Deir, al confine meridionale del Libano. Colpite da Israele anche la Montagna Rossa e le aree vicino a Zibdin, Harouf e Shokin. I bombardamenti dell’artiglieria prendono di mira i sobborghi di Nabatieh. È la prima volta dal 2000 che l’artiglieria colpisce Harouf.
Nella giornata del 22 di novembre dopo aver tagliato la strada Khardali che collega la zona di Marjeyoun e quella di Nabatieh, le forze israeliane sono entrate di notte nella città di Deir Mimas fino ai dintorni del monastero, nella periferia occidentale, sotto la copertura dei bombardamenti di artiglieria che hanno colpito tutte le alture di comando da Arnoun e Qalaat al-Shaqif fino alla città di Yahmor.
Secondo al testata Al-Akhbar: Le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco all’incrocio occidentale di Deir Mimas (noto come stazione Morqos) e hanno bloccato la strada con un bulldozer e un carro armato. Quando è passato un convoglio dell’UNIFIL e delle forze dell’esercito libanese, hanno lasciato passare l’UNIFIL e hanno costretto l’esercito a tornare indietro. Il convoglio era diretto da Nabatieh a Marjeyoun.
La testa di Hezbollah, Al-Manar riferisce che, sotto la copertura di attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria, la Resistenza sta affrontando i tentativi israeliani di infiltrarsi nella città di Naqoura e Wadi Hamoul. Altri corrispondenti di guerra confermano che l’esercito libanese ha chiuso la strada tra Nabatieh e Marjeyoun attraverso il checkpoint di Khardali dopo che le forze israeliane sono avanzate sulla strada tra Deir Mimas e Qalaa e hanno bloccato la strada con un carro armato e un bulldozer. L’IDF ha detto ai residenti di entrambe le città cristiane di rimanere nelle loro case e di non lasciarle.
Demolizioni israeliane vengono segnalate anche nella città di Tayr Harfa, dove è transitato l’esercito israeliano nell’asse di avanzata verso Chama a Tayr Harfa. L’IDF vuole demolire gli edifici per rendere l’area indifendibile da nessuna parte, una terra desolata che può essere osservata dall’alto. I soldati hanno effettivamente chiesto se potevano demolire il forte di Chama (dove ha sede la base UNIFIL Italiana ndr), ma non è stato loro permesso di evitare una reazione negativa a livello internazionale.
Una forza dell’unità francese dell’UNIFIL è di stanza su una delle strade tra Bir al-Salsal e Khirbet Silm accompagnata da un bulldozer e da cani poliziotto, per “aprire una strada chiusa dai raid con macerie”. Il comando del Sud Litani dell’esercito libanese ha rifiutato di concedere alla forza il permesso di muoversi. Ma i francesi si sono mossi ugualmente.
Il comando UNIFIL è stato informato dall’unità italiana a Chama che quattro soldati italiani sono rimasti feriti il 22 novembre a seguito della caduta di due razzi all’interno del quartier generale del Comando del Settore Occidentale a Shama (UNP 2-3). Nella stessa dichiarazione si riconosce anche che l’esercito israeliano è posizionato attorno al centro.
Hezbollah nella giornata del 21 novembre ha rivendicato una attacco alla base navale di Haifa (appartenente alla Marina israeliana e comprende una flotta di imbarcazioni missilistiche e sottomarini) a 35 km dal confine libanese-palestinese, a nord della città di Haifa. Sirene inazione anche nella giornata del 22 novembre a Khyryat Shmona e nella zona della baia di Haifa.
Continuano le allerte in Galilea per tutta la giornata del 22 novembre a seguito del lancio di razzi dal Libano. Nella tarda serata del 21 invece, la Resistenza Islamica ha postato un video in cui si vede la resistenza che prende di mira la base Shraga dell’esercito nemico israeliano situata tra Nahariya e Acri, nel nord di Israele, con droni e missili suicidi il 20 novembre.
Continuano gli scontri nella zona di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza. 90 persone sono state uccise dai bombardamenti il 21 di novembre a cui si aggiungono i 38 del 22 novembre. Le Brigate Al-Quds alle 16:00 riferivano di “feroci scontri con mitragliatrici e armi anticarro con soldati e veicoli israeliani a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza”.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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