#ISRAELHAMASWAR. L’Iran manda un messaggio a Israele tramite l’Egitto. Scontri nel centro di Gaza e nel sud del Libano

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Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha lanciato di nuovo l’allarme: “Il Medio Oriente è sull’orlo del baratro e i residenti della regione devono affrontare la minaccia di una guerra distruttiva su larga scala”.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione, il 15 aprile, sul tema dell’attacco dell’Iran a Israele. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha messo in guardia dal rischio di un conflitto su vasta scala in Medio Oriente. Il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha invitato Israele a seguire l’esempio dell’Iran e a dichiarare la propria riluttanza a un’ulteriore escalation. Nebenzya ha dichiarato: “Sapete molto bene che un attacco ad una missione diplomatica è un casus belli sotto legge internazionale. E se le missioni occidentali fossero sotto attacco, adottereste, senza esitazione, misure di ritorsione e dimostrereste in questa stanza che avevate ragione.” “Perché per voi tutto ciò che riguarda le missioni occidentali e i cittadini occidentali è sacro e deve essere protetto. Ma quando si tratta di altri Stati, dei loro diritti, compreso il diritto all’autodifesa, e dei loro cittadini, la situazione è diversa, come dite voi. Ciò include i vostri argomenti preferiti sulla mancanza di informazioni, casistica legale e simili. E oggi, nel Consiglio di Sicurezza, si sta svolgendo una tale sfilata di ipocrisia e di doppi standard da parte dell’Occidente, che è persino in qualche modo scomodo da guardare”.

Il segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev ha avuto conversazioni telefoniche con il presidente del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano. Il segretario del Consiglio di sicurezza russo ha sottolineato la necessità che tutte le parti mostrino moderazione per evitare un’escalation in Medio Oriente e ha sottolineato che la Russia è favorevole a una soluzione diplomatica.

Il rappresentante algerino ha sottolineato alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che il Medio Oriente si trova in una situazione delicata ed è necessario che tutti rispettino le leggi internazionali. Ha aggiunto che ci troviamo di fronte a due strade: o seguire le leggi internazionali o entrare nel caos. Ha sottolineato l’opposizione del suo Paese a qualsiasi aggressione israeliana a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e ha affermato che l’attacco dovrebbe essere impedito. Il rappresentante dell’Algeria all’ONU ha sottolineato in questo incontro che la pace e la sicurezza saranno stabilite solo quando il popolo palestinese eserciterà i suoi diritti legittimi.

Il rappresentante permanente iraniano presso le Nazioni Unite,  Amir Saied Iravani ha dichiarato: “Israele sa che la nostra prossima vendetta sarà più difficile e decisiva”. 

In merito all’attacco iraniano su Israele un funzionario turco ha detto a Reuters che l’Iran ha informato in anticipo gli Stati Uniti dell’attacco attraverso la Turchia, mentre gli Stati Uniti hanno inviato un messaggio attraverso la Turchia per “garantire che l’attacco rimanesse entro confini chiaramente definiti”. Secondo alcune indiscrezioni il direttore della CIA William Burns ha chiesto al capo dell’intelligence turca del MIT Ibrahim Kalin di diventare un mediatore tra Iran e Israele. 

Bloomberg: ha riferito che i ​​leader del G7 hanno concordato oggi di utilizzare tutti i canali di influenza su Israele per non lanciare subito un attacco di ritorsione contro l’Iran. 

Il Gabinetto di Guerra di Israele si è riunito due volte in meno di 24 ore. La tensione è alle stelle e sembra che Joe Biden ha detto a Benjamin Netanyahu durante una telefonata il 14 aprile che “poiché l’attacco iraniano ha causato danni minimi alla vita umana e alle proprietà, Israele dovrebbe considerarla una vittoria e non reagire”.

Il consigliere per la sicurezza nazionale John Kirby riferisce che: “Biden non crede che gli attacchi iraniani giustifichino l’escalation della guerra”. “L’attacco ha dimostrato che le capacità militari dell’Iran non sono così forti come si credeva”. Una cosa è certa da tutte le dichiarazioni emerse dai media dagli Stati Uniti la Casa Bianca vuole evitare una guerra con Teheran. 

In merito o meno all’efficacia degli attacchi iraniani, se Israele ha parlato di efficacia al 99%, l’Iran ha detto che circa il 50% degli attacchi è andato a buon fine. Tre funzionari statunitensi hanno dichiarato al Wall Street Journal che circa il 50% dei lanci iraniani sono falliti o hanno mancato l’obiettivo. In totale, l’Iran ha lanciato 115-130 missili balistici, ma solo circa la metà di essi sono stati intercettati.

ABC News, citando un alto funzionario americano, ha detto che almeno nove missili iraniani sono penetrati nel sistema di difesa aerea israeliano e hanno colpito due basi aeree: cinque missili hanno colpito la base aerea di Nevatim, danneggiando un aereo da trasporto militare C-130 e la pista, che comunque sarà ripristinata a breve. Quattro missili balistici iraniani hanno colpito la base aerea del Negev. Giordania, Arabia Saudita hanno aperto il loro spazio aereo per intercettare e distruggere le munizioni lanciate dall’Iran, posizionate in Iran, Libano, Siria e Yemen. A intervenire l’aviazione francese e statunitense. Mentre il Regno Unito è decollato da Cipro. 

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha chiesto a Tel Aviv: “Esortiamo Israele a non aggravare la situazione con l’Iran. L’attacco iraniano è stato un fallimento”.

Presidente francese Emmanuel Macron: “Gli aerei dell’aeronautica francese coinvolti nella prevenzione di un attacco iraniano sono decollati dalla loro base in Giordania. La Giordania ha chiesto alla Francia di intervenire e aiutare”. 

Anche la Cina si è espressa sull’accaduto: il governo cinese considera i recenti attacchi dell’Iran contro obiettivi militari israeliani il risultato di azioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. La Cina ha affermato di essere preoccupata per l’attacco iraniano ma si è rifiutata di condannarlo, ha riferito Strait Times.

Alle ore 09:39 italiane del 14 aprile il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Mohammed Bagheri: ha dichiarato alla TV iraniana: “L’operazione Vera Promessa contro Israele è stata completata, l’Iran non intende continuarla”. “L’obiettivo dell’operazione era un centro informazioni che forniva informazioni sull’operazione israeliana contro l’edificio del consolato iraniano a Damasco, al confine tra Israele e Siria, nonché la base aerea israeliana di Nevatim”, ha aggiunto l’IRGC. L’Iran, attraverso la Svizzera, ha informato gli Stati Uniti che le sue basi sarebbero diventate un obiettivo militare se Washington avesse sostenuto un attacco di ritorsione israeliano. E il ministro degli Esteri iraniano Abdullahian ha aggiunto: “Abbiamo informato gli Stati Uniti che la nostra risposta a Israele sarà “limitata e nel campo dell’autodifesa””. Il leader iraniano Khamenei che ha ordinato un attacco contro Israele direttamente dal suolo iraniano ha riferito che l’Iran è passato da uno stato di “pazienza strategica” a uno stato di “deterrenza attiva”. 

Sempre l’Ayatollah Khamenei ha scritto in ebraico su X: “[La] Moschea Al-Quds sarà nelle mani dei musulmani, e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina”, il post era illustrato da un video delle difese aeree israeliane che abbattevano l’intrusione iraniana.

Alle 22:00 del 14 aprile, sempre dall’Iran si apprende che Teheran ha utilizzato missili ipersonici durante l’attacco notturno contro Israele. La televisione di stato iraniana ha riferito che nell’attacco contro Israele sono stati utilizzati 7 missili ipersonici (questo è il loro primo utilizzo in combattimento). Nessuno di questi missili è stato abbattuto, il che non sorprende, dal momento che la maggior parte dei moderni sistemi missilistici non sono progettati per combattere i missili ipersonici. 

Pertanto, l’Iran è diventato il secondo paese dopo la Russia a utilizzare missili ipersonici in combattimento. La Cina e la Corea del Nord, che dispongono dei propri missili ipersonici, non li hanno ancora testati in combattimento. Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno ancora messo a frutto i loro missili ipersonici.

L’Iran ha chiuso lo stretto di Ormuz alle navi israeliane dalla mattina del 14 aprile. Un rappresentante del Ministero degli Esteri iraniano ha riferito che: “La nave Aries è stata sequestrata per “violazione del diritto marittimo””. L’attacco e il sequestro è avvenuto il 13 di aprile per mezzo di un elicottero che ha sbarcato militari a bordo della petroliera Aries il cui proprietario è israeliano. 

L’Iran secondo la social sfera avrebbe inviato un messaggio “urgente e inaspettato” a Israele attraverso l’Egitto. Ma il suo contenuto è sconosciuto, sera però tratti della eventuale nuova “risposta dell’Iran a qualsiasi nuova avventura israeliana”. 

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi in una riunione del governo ha detto: “Israele, dopo l’attacco iraniano sul suo territorio in risposta al bombardamento del consolato iraniano in Siria, cercherà di causare danni significativi all’economia della Repubblica islamica. Ha anche “chiesto alla vigilanza, al raddoppiamento degli sforzi e al coordinamento delle azioni tra il governo e il ramo esecutivo del Paese per neutralizzare tali provocazioni”. 

Le fonti Houthi riferiscono di bombardamenti dell’artiglieria saudita nell’area di Munbah vicino al confine dello Yemen con l’Arabia Saudita. Nella sera del 14 aprile la coalizione anglo-americana ha lanciato attacchi aerei nello Yemen. Il portavoce Houthi, Yahya Sarea: “Quello che l’Iran ha fatto contro Israele è stato un passo legittimo in risposta al crimine commesso da Israele al consolato di Damasco”

Si apprende da fonti social che seguono il traffico marittimo che la fregata russa “Maresciallo Shaposhnikov” è entrata nel Mar Mediterraneo dal Canale di Suez dopo una recente sosta in Eritrea. 

La data di una eventuale ritorsione diretta di Israele contro l’Iran si allontana di giorno in giorno. Dopo la prima riunione di gabinetto doveva essere entro le 48 ore poi il lunedì successivo poi sembra che diverse telefonate tra Casa Bianca e Israele abbiano messo a tacere i partiti di destra israeliani al potere. 

Il ministro della Difesa israeliano Gallant poche ore dopo l’attacco iraniano ha detto: “Abbiamo vissuto una delle notti più drammatiche, grazie alla costante preparazione abbiamo ottenuto risultati impressionanti. Abbiamo l’opportunità di creare un’alleanza strategica contro la grave minaccia proveniente da Teheran”.

Il portavoce dell’IDF Hagari ha spiegato che l’Iran ha effettuato circa 350 lanci di missili e UAV di vario tipo, la massa della testata era di 60 tonnellate di esplosivo, che potrebbero causare danni colossali. Nelle ultime ore abbiamo approvato i piani di difesa e di attacco. Ovunque sia possibile allentare le restrizioni sulla parte posteriore, lo faremo.

Sembra che il 14 aprile la corvetta Sa’ar-6 della Marina israeliana abbia utilizzato ancora una volta il suo sistema missilistico antiaereo C-Dome per intercettare un “bersaglio aereo sconosciuto” sul porto di Eilat. Allo stesso tempo, l’obiettivo avrebbe attraversato lo spazio aereo giordano da est.

Ed ora uno sguardo al fronte tra Israele e Hamas aggiornato alle ore 16:00 del 15 aprile.

ll Membro del Consiglio militare israeliano Eizenkot ha detto: “Siamo rimasti a Gaza per sei mesi. Non abbiamo ottenuto nulla. Non è stato salvato un solo ostaggio. Hanno ancora 133 ostaggi”. Mentre l’esercito israeliano afferma che nei prossimi giorni saranno mobilitate due divisioni di riserva per “operazioni nella Striscia di Gaza”.

Le brigate di riserva mobilitate dall’IDF sono la 2a Carmel e la 679a Brigata corazzata. Si prevede che entrambe le brigate entreranno nel centro della Striscia di Gaza: una brigata occuperà il corridoio Netzer e l’altra brigata proteggerà il molo americano situato in riva al mare. La 162a Divisione, che fino a quel momento aveva presidiato il corridoio, sarebbe stata rilasciata per svolgere altri compiti nel settore.

Una fonte della sicurezza ha detto: “La risposta che Hamas ha dato ai mediatori è chiaramente contraria all’accordo – e questo fa compiere passi da gigante all’operazione di Rafah”. La mobilitazione delle riserve è destinata, tra l’altro, a consentire l’azione a Rafah.

Il 14 aprile l’IDF conferma un attacco aereo nell’area di Nabi Chit, vicino a Baalbek, nel nord-est del Libano affermando di aver colpito un “importante impianto di produzione di armi”. L’IDF ha affermato che l’attacco è stato in risposta a circa 40 razzi lanciati da Hezbollah nel nord di Israele durante un attacco iraniano notturno.

Il 15 mattina l’IDF ha effettuato due attacchi nel sud del Libano: il primo ad al-Dahira e l’altro nella zona di al-Labouna

Hezbollah rivendica la responsabilità dell’uso di IED nella zona di confine, che ha provocato il ferimento di quattro membri della pattuglia della Brigata Golani. La resistenza libanese afferma di aver preso di mira una forza israeliana che ha attraversato il confine e i suoi membri sono stati uccisi o feriti. Israele afferma che quattro soldati sono rimasti feriti al confine con il Libano in una esplosione. 

La resistenza islamica in Libano inoltre specifica che: “un certo numero di soldati nemici sono stati uccisi e feriti dopo aver preso di mira con armi appropriate un loro assembramento nelle vicinanze della caserma ‘Mitat’”. Spari della resistenza libanese anche contro il radar della Shebaa Farms.

Altra imboscata contro i militari israeliani si è registrata sempre per mano della resistenza islamica in Libano: nella foresta di Hanita con missili e artiglieria.

Scontri registrati anche nel centro della Striscia di Gaza. Bombardamento israeliano registrato a Nuseirat.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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