Giovedì 5 settembre Abdul Malik al Houti ha tenuto il suo consueto discorso al suo popolo, che in realtà, come spesso accade, è stato un discorso agli arabi che sono titubanti nel scendere nell’agone della lotta contro Israele. Ha parlato del jihad e di chi secondo lui non vi partecipa.
Un discorso potremmo dire “morale-etico” visto dagli occhi di chi condanna popoli inerti osservare una guerra che sta mietendo vittime e minando la pace in Medio Oriente.
E mentre lui parlava in Occidente continua il bilancio dei danni causato proprio dagli Houthi. Il sito web britannico UNHERD ha fatto affermazioni veritiere e molto pesanti: “Negli ultimi due decenni, hanno affermato che bastava una portaerei per mettere in ginocchio un paese in via di sviluppo, ma nello Yemen queste narrazioni si scontrano con la realtà”.
E ancora: “È chiaro che gli Stati Uniti, che avrebbero dovuto proteggere il traffico marittimo dagli attacchi provenienti dallo Yemen, non sanno cosa fare, dopo che hanno annunciato che una coalizione marittima internazionale non è riuscita a scoraggiare gli yemeniti. Gli Stati Uniti hanno fatto del loro meglio per identificare e prendere di mira con precisione armi e siti di lancio all’interno dello Yemen, ma c’è solo un problema: non possono”.
A quanto pare l’utilizzo dei droni sta incidendo pesantemente anche nelle guerre per mare. Scrive UNHERD: “Nell’era della guerra con i droni, dei lanciatori mobili e delle infrastrutture avanzate dei tunnel, gli Stati Uniti semplicemente non hanno la capacità di identificare e far esplodere la maggior parte dei droni o dei missili prima che vengano lanciati. In breve, più l’America combatte gli yemeniti, più perde, perché la Marina americana usa armi costose a fronte di armi a buon mercato”.
I risultati secondo il portale on line sono visibili nel Mar Rosso. “Se la Marina americana non è stata in grado nemmeno di revocare il blocco imposto allo Yemen, uno dei paesi più poveri del mondo, allora l’idea di revocare il blocco intorno a Taiwan è solo una fantasia. Ammettere la nostra impotenza nel Mar Rosso significa ammettere che l’era dell’egemonia occidentale è già finita e, di fronte a poche alternative, continueremo a permettere agli yemeniti di far saltare in aria le nostre navi e poi fingere che tutto ciò non ci importi”.
Gli fa eco la rivista americana Newsweek In tema di sconfitta americana per mare annuncia che: “La Marina americana non rivela più le posizioni delle portaerei statunitensi nel Medio Oriente. La Marina degli Stati Uniti ha iniziato a pubblicare in modo vago informazioni sull’ubicazione delle portaerei e delle navi americane in Medio Oriente e si accontenta di affermare che le navi operano nell’area di responsabilità del Comando Centrale degli Stati Uniti”.
Il timore americano, secondo account yemeniti è quello di essere colpiti dalle armi di AnsarAllah. L’ultima nave mercantile a finire nel mirino Houthi è stata BLUE LAGOON I nel Mar Rosso con una serie di missili e una serie di droni. L’attacco è avvenuto il 2 settembre.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/