#ISRAELHAMASWAR. Israele vuole restare in Libano oltre i 60 giorni degli accordi. Hamas prepara il rilascio di sabato. Gli Usa sostengono una Cisgiordania israeliana

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La candidata di Donald Trump come ambasciatrice alle Nazioni Unite, Elise Stefanik, afferma di essere d’accordo con l’opinione che “Israele ha un diritto biblico sull’intera Cisgiordania”. Da media libanesi si apprende che Netanyahu ha fatto appello a Trump, tramite il suo stretto collaboratore Ministro Ron Dermer, con una richiesta di rimanere in una serie di avamposti nel Libano meridionale.

In quattro giorni Israele deve ritirarsi completamente dal Libano ma ci sono parecchi elementi nell’establishment della sicurezza che credono, come Netanyahu, che dovrebbero rimanere nel Libano meridionale, ma questo è soggetto esclusivamente all’approvazione dell’amministrazione Trump. 

Un leader della resistenza palestinese alla testata di Hezbollah Al-Mayadeen: “Sono in corso i preparativi per portare avanti l’accordo di scambio previsto sabato prossimo”. “Hamas rilascerà 4 donne prigioniere, che potrebbero includere civili e donne soldato, in cambio del rilascio da parte di Israele di un certo numero di prigionieri palestinesi”. “Se Hamas consegnerà 3 donne soldato, Israele rilascerà 90 detenuti condannati all’ergastolo”.

In un comunicato Hamas ha fatto sapere: “È previsto per il settimo giorno dell’accordo (25 gennaio 2025), dopo la fine del processo di scambio di prigionieri quel giorno, e l’occupazione completa il suo ritiro dall’asse Rashid Street “Al-Bahr”: Agli sfollati a piedi sarà consentito di tornare a nord senza portare armi e senza ispezione tramite Rashid Street, con libertà di movimento tra il sud e il nord della Striscia di Gaza. Ai veicoli (di tutti i tipi) sarà consentito di tornare a nord dell’asse “Netzarim” dopo l’ispezione dei veicoli. Per quanto riguarda il 22° giorno dell’accordo: agi sfollati a piedi sarà consentito di tornare a nord da Salah Al-Din Street senza ispezione.

In Libano Hezbollah comincia a fare il conto alla rovescia, mancano tre giorni al ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale. In una nota stampa Beirut fa sapere: “Il periodo di 60 giorni concesso al nemico israeliano per ritirarsi definitivamente dal territorio libanese sta per concludersi. Ciò richiede l’attuazione completa e completa degli impegni stabiliti nell’accordo di cessate il fuoco. I resoconti che suggeriscono che il nemico potrebbe ritardare il ritiro o estendere la sua presenza in Libano richiedono un’attenzione immediata. Esortiamo tutti, in particolare l’autorità politica in Libano e i paesi che sponsorizzano l’accordo, ad agire con decisione durante questi ultimi giorni per garantire il ritiro completo, lo spiegamento dell’esercito libanese in ogni centimetro del territorio libanese e il rapido ritorno della popolazione nei propri villaggi. Non si dovrebbero permettere scuse o pretesti per prolungare l’occupazione”. 

Il primo Ministro israeliano Netanyahu afferma che Elon Musk viene “falsamente diffamato” come nazista ma è un “grande amico di Israele”. On line è apparsa una mappa che mostra i punti dove Israele vuole insediarsi in Libano sud dopo i 60 giorni di accordo, in modo particolare vi sarebbe un punto 3, Alkhamatz, nei pressi di Mazraat saradah cui gli israeliani vogliono mettere una base. Secondo gli account social libanesi, “Non solo non si trova nella zona di confine, ma è molto in profondità nel Libano e rappresenta una minaccia per la città di Khiyam e una base avanzata”. 

Il ministro della guerra Israel Katz sta tenendo una valutazione della sicurezza con alti funzionari militari, tra cui il Capo di Stato Maggiore uscente delle IDF, generale Herzi Halevi, e il direttore generale del ministero della Difesa, generale (della riserva) Eyal Zamir. Non vengono forniti ulteriori dettagli sull’argomento della discussione.

Il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud è in Libano, la prima visita del massimo diplomatico saudita a Beirut in 15 anni, cercando una promessa di riforme mentre Riyadh vuole rafforzare la sua influenza.

Una pattuglia dell’Ufficio per la sicurezza dello Stato arrestata a Bint Jbeil ‘A.S’ perché sospettata di spionaggio. La Direzione regionale della sicurezza dello Stato di Nabatieh – Ufficio di Bint Jbeil, è riuscita ad arrestare A. Sader mentre tornava dai territori israeliani, dove era entrato segretamente. Durante le indagini, ha confessato di possedere un dispositivo avanzato fornitogli dagli israeliani, che viene utilizzato per monitorare e fotografare centri militari e importanti siti della resistenza e consente la comunicazione diretta tra l’arrestato e il nemico. Ha anche ammesso che gli israeliani gli hanno fornito un giubbotto che conteneva segretamente una grande somma di denaro per supportarlo nello svolgimento delle sue missioni di spionaggio. A. Sader ha confessato di aver avuto a che fare con Israele dall’inizio della guerra di Gaza, oltre a svolgere i compiti assegnatigli da loro.

Il presidente Nabih Berri incontra ad Ain el-Tineh il capo del comitato di monitoraggio per l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco, Jasper Jeffers, avrebbe chiesto ragguaglia sul completo ritiro israeliano entro domenica, sulla base dei termini chiari dell’accordo di cessate il fuoco permanente. Il giornale israeliano Haaretz a riguardo citando fonte diplomatica francese: “Israele” ha chiesto a Washington di rinviare il ritiro dal Libano meridionale di un altro mese. 

Ansar Allah è entrata nelle liste delle organizzazioni terroristiche. Il ministero per gli Affari esteri iraniano condanna la decisione americana di inserire Ansar Allah nella lista delle cosiddette organizzazioni terroristiche: “È un pretesto per imporre sanzioni disumane al popolo yemenita, una misura ingiustificata e in violazione del diritto internazionale”.

Ed ora uno sguardo alle situazioni militari aggiornato alle ore 16:30 del 23 gennaio.

Israele ha iniziato a costruire basi militari nelle regioni della Siria occupate. 


Le IDF hanno riferito di aver scoperto e distrutto decine di depositi di armi durante le attività difensive della 300a Brigata nel Libano meridionale. “Le truppe della 300a Brigata, sotto il comando della 146a Divisione, hanno operato per rimuovere le minacce poste da Hezbollah ad Ayta ash Shab nel Libano meridionale”. Sono stati individuati oltre 30 depositi e nascondigli di armi, nonché posizioni di Hezbollah.

E sempre le IDF riferiscono: “Le truppe della 7a Brigata, sotto il comando della 91a Divisione, continuano le loro attività difensive nel Libano meridionale per sostenere la sicurezza dello Stato di Israele e, in particolare, dei residenti e delle comunità della Galilea”. “In collaborazione con l’Unità Yahalom, i soldati hanno individuato e smantellato diverse vie sotterranee che erano utilizzate come rifugi e depositi di armi dall’organizzazione terroristica Hezbollah. Tutte le armi individuate sono state confiscate o smantellate”. 

I libanesi lamentano di continue distruzioni da parte di militari israeliani a: valle di Sluki dove è morto un civile; e ancora distruzioni nella città di Taybeh. Nuove grandi demolizioni israeliane nella città di Markaba, Mays al-Jabal, città di Hula, fatto saltare in aria tutte le case di riposo e i parchi sulle rive del fiume Wazzani.

Un’unità dell’esercito libanese, supportata da una pattuglia della direzione dell’intelligence, ha fatto irruzione nell’abitazione del ricercato (A.N.) nella zona di Kawakh-Hermel. Hanno sequestrato un magazzino contenente razzi Katyusha, un’arma da gioco di ruolo con le relative munizioni, oltre a una grande quantità di armi varie e munizioni militari.

L’esercito libanese è arrivato nella città di Kafarshouba. Finora, l’esercito libanese non è entrato in nessuna città in cui è entrato l’esercito israeliano durante la guerra, escludendo Shamaa e Khiyam. L’esercito libanese si è ridistribuito nel sito “Hasan 2” alla periferia di Kfar Shouba, di fronte al sito israeliano di Samaqa e anche all’ingresso della città di Aita al-Shaab verso il Rmeish.

Intensi spari da parte dei carri armati di Israele sul centro della città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Sparatoria da veicoli di Israele a est della città di Khuza’a, nella città di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza.

Nel tardo pomeriggio del 23 gennaio la municipalità di Rafah ha iniziato a livellare e preparare i terreni per allestire campi di accoglienza temporanei, con l’obiettivo di alleviare le sofferenze dei cittadini le cui case sono state distrutte dall’esercito israeliano. Secondo le prime stime, l’esercito di occupazione israeliano ha completamente distrutto più del 60% delle case degli abitanti della città di Rafah.

Coprifuoco attorno al campo di Jenin. Anche nella giornata del 23 gennaio sono scoppiati scontri tra combattenti della resistenza e forze israeliane nel campo di Jenin c’è stata una esplosione. Secondo i giornalisti afferenti a Hezbollah: “Le forze di Israele costringono i residenti del campo di Jenin a lasciare le loro case intimidendoli con bombe e parlando di un’operazione militare molto lunga”.

Si sono registrati scontri tra giovani uomini e le forze israeliane nella città di Halhul, a nord di Hebron. Le IDF assaltano il villaggio di Al-Tuwanah a Musafer Yatta, a sud di Hebron, nel sud della Cisgiordania.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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