La testata Yedioth Ahronoth riferisce che un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l’amministrazione Biden ha informato Israele che Washington avrebbe impedito ai coloni estremisti che hanno partecipato ad atti di violenza contro cittadini palestinesi in Cisgiordania di rilasciare visti d’ingresso nelle prossime settimane.
E a quanto pare questo non è solo l’unico problema che ha Israele nelle relazioni internazionali. Il Deputato del Bahrein, Mohammed Al-Balushi ha dichiarato il 29 novembre: «Questa giornata è per la solidarietà con il popolo palestinese, ma sfortunatamente qui sono presenti gli ambasciatori americano, francese e britannico, che hanno sostenuto la guerra e il genocidio condotto da Israele a Gaza, e sono come quelli che uccidono il defunto e partecipano al suo funerale. Alla fine del discorso, permettetemi di ritirarmi da questa cerimonia è un’obiezione alla presenza di questi ambasciatori».
Washington è in difficoltà perché a breve ci saranno le elezioni e internamente l’Amministrazione Biden sta subendo molte pressioni per allentare la sua alleanza con Israele. Prima della ripresa delle ostilità il Wall Street Journal scriveva:Israeliani e americani discutono la possibilità di deportare migliaia di combattenti di Hamas all’estero come un modo per “ridurre la portata dei combattimenti”, senza per altro chiedere un parere ad Hamas.
Tra le altre notizie trapelate il 1° dicembre sempre secondo il WSJ: “Le agenzie di intelligence israeliane si stanno preparando a uccidere i leader di Hamas in tutto il mondo quando finirà la guerra nazionale nella Striscia di Gaza. Su ordine del primo ministro Netanyahu, le principali agenzie di spionaggio israeliane stanno lavorando a piani per rintracciare i leader di Hamas che vivono in Libano, Turchia e Qatar, il piccolo paese del Golfo Persico che ha permesso al gruppo di gestire un ufficio politico a Doha per un decennio”.
Il fatto è oramai chiaro a tutti che Israele e Hamas sono solo i due volti della stessa medaglia che si chiama regione Medio Orientale. Le alleanze strette e quelle rescisse non fanno che ampliare come un sasso in uno stagno onde concentriche. Nessuno vuole i cittadini palestinesi a casa propria e allo stesso tempo sono sempre più numerosi quelli che chiedono un cessate il fuoco a immediato tra Hamas e Israele. Ma di fatto Israele bombarda la Palestina, Cisgiordania, Libano Sud e confini con l’Egitto a seguito di un attacco di Hamas. E i gruppi para militari politici legati ad Hamas rispondono.
Azzam Abu Adas, conosciuto nel mondo soprattutto per i suoi legami con al Qaeda sulle ragioni del ritorno di Israele a Gaza ha detto: «Se diventa chiaro che “Israele” non può eliminare un movimento assediato (Hamas e gruppi alleati ndr) Come affronterete paesi come Hezbollah e l’Iran che vogliono preservare la propria immagine e il proprio valore di fronte ad altri paesi? Riprendendo la guerra a Gaza, Israele vuole ridare un senso di sicurezza a 11 milioni di ebrei: se l’entità statale non sarà in grado di proteggerli, non immigreranno lì. Questa guerra è una questione di esistenza o non esistenza per entrambe le parti, la resistenza e lo stato occupante. Per quanto riguarda la resistenza, se riuscisse a vincere la guerra, sarebbe un disastro per lo stato occupante».
Per Azzam Abu Adas: «Le prossime 48 ore sono cruciali e ciò richiede la cooperazione di tutte le forze militari e dei paesi arabi con la resistenza. La vittoria della resistenza significa che avrà forza e sostegno in Medio Oriente».
In risposta Benjamin Netanyahu ha dichiarato: «La normalizzazione non avverrà con gli arabi se non con la sconfitta di Hamas, e se la resistenza vincerà a Gaza, la normalizzazione finirà».
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio