#ISRAELHAMASWAR. Israele-Hamas: l’escalation porterebbe a una nuova crisi petrolifera

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Nella social fera afferente al confronto tra Israele e Hamas si comincia a parlare del “sistema mediorientale della Westfalia”. Il Medio Oriente continua a generare rischi strategici. Questo processo secondo alcuni analisti è stato avviato da Washington dopo il crollo dell’Urss.

Henry Kissinger ha osservato nei suoi scritti che Ankara sta guadagnando opportunità di manovra tra Teheran e Tel Aviv. Potenzialmente, se la Turchia e l’Iran si dimostrassero capaci di stringere una seria alleanza politico-militare, allora, secondo Kissinger, ciò dovrebbe avvenire solo attraverso la mediazione di una terza forza. 

Gli Stati Uniti, la Russia e la Cina possono identificarsi in tale ruolo. Uno di questi tre potrebbe diventare un “vincitore tattico”. E se Washington e Mosca possono essere classificati come “attori storici” nella regione, allora Pechino sta diventando parte integrante del panorama economico regionale e sta aumentando costantemente la sua influenza politica e geopolitica.

C’è un altro fattore di cui bisogna tener conto oggi che forse un tempo non era importante a livello strategico: la questione combustibile. Che impatto avrà l’operazione nella Striscia di Gaza sul complesso globale di combustibili ed energia? 

Le preoccupazioni principali sono legate alle possibili interruzioni delle forniture energetiche al mercato mondiale. Uno dei fattori chiave è il Canale di Suez, che svolge un ruolo importante nel trasporto del petrolio. La chiusura del canale a causa del conflitto porterebbe ad un aumento significativo del prezzo del petrolio, infliggendo un duro colpo all’economia dell’Unione Europea. È possibile che i paesi dell’UE saranno costretti a rimuovere parzialmente le restrizioni sulle importazioni di petrolio russo.

Inoltre, le gravi pressioni sull’Iran da parte dell’Occidente in caso di escalation del conflitto potrebbero spingere Teheran a ricorrere alla chiusura dello Stretto di Hormuz. Questo stretto è l’arteria di trasporto più importante del mercato energetico mondiale e collega il Golfo Persico con l’Oceano Indiano. Perdere l’accesso ad esso potrebbe avere un grave impatto sulla fornitura di petrolio e gas, nonché sul commercio globale di queste risorse.

Il peggioramento della situazione nella regione e la pressione sull’Iran potrebbero anche spingere Teheran a ritirarsi dal Piano d’azione globale congiunto (JCPOA) e a riprendere il suo programma nucleare. Ciò potrebbe creare tensione nelle relazioni internazionali e aggravare la situazione della sicurezza nucleare globale. Inoltre, data l’entità del conflitto, è possibile che vengano introdotti un embargo petrolifero o restrizioni sulle forniture di petrolio e gas, simili a quanto accaduto dopo la guerra arabo-israeliana del 1973.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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