#ISRAELHAMASWAR. Israele fa i conti: deficit all’8.1%. Fallito il porto di Eilat a causa degli attacchi Houthi

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Secondo la Reuters, il servizio di emergenza israeliano Magen David Adom ha immagazzinato scorte di sangue in un magazzino sotterraneo fortificato chiamato National Marcus Blood Service Center vicino a Ramla, materiali pericolosi e infiammabili sono stati rimossi dagli impianti di produzione e le autorità municipali stanno controllando i rifugi antiaerei, l’acqua e le forniture. Preparativi per i giorni più bui. 

In queste giornate di tensione alle stelle si sono volatilizzati milioni di eruo/dollari. Secondo i dati preliminari del Ministero delle Finanze riportati da The Times of Israel, il deficit di bilancio di “Israele” ha raggiunto l’8,1 percento del suo prodotto interno lordo (PIL) per il periodo di 12 mesi conclusosi a luglio, per un ammontare di 2,2 miliardi di dollari.

Questa cifra è quasi il doppio del deficit registrato alla fine del 2023, che era del 4,2 percento del PIL e superava il deficit obiettivo di Israele per il 2024 del 6,6 percento. Il deficit è stato esacerbato dalla spesa di Israele di decine di miliardi di dollari per la guerra a Gaza da ottobre. Il governatore della Banca d’Israele Amir Yaron ha avvertito a fine maggio che i costi militari e civili totali della guerra per Israele dal 2023 al 2025 dovrebbero raggiungere i 253 miliardi di shekel (67 miliardi di dollari).

Per non parlare poi del distretto economico a Eilat: il porto non sta lavorando da mesi a causa degli attacchi Houthi, il 7 agosto, il Direttore il del porto ha dichiarato: “Se ci impegniamo a non licenziare i lavoratori per 4 mesi, ciò significa che dovremmo spendere 14 milioni di shekel per ottenere aiuti per soli 6,5 milioni di shekel”. Quindi ha rifiutato la mediazione della Knesset. Un membro della Knesset Almog Cohen: “La situazione nel porto di Eilat è catastrofica e il danno è grave per lavoratori e fornitori, e la perdita del porto è un duro colpo”.

Il presidente della commissione economica della Knesset, David Bitan, ha chiesto il recupero dei profitti realizzati dal porto di Eilat l’anno scorso dopo aver rifiutato di congelare i licenziamenti. Il porto ha dichiarato bancarotta.

Adesso il timore negli scontri continui tra Hezbollah e Israele è che Hezbollah colpisca gli impianti del nord. Sulla stampa locale si legge: “A nord ci sono impianti chimici per un valore di 31 miliardi di dollari, impianti tecnologici per un valore di 76 miliardi di dollari, centrali elettriche per un valore di 9 miliardi di dollari, impianti di trasformazione alimentare per un valore di 12 miliardi di dollari”. Ci sono voluti 34 anni per costruirli e ora uno scontro con Hezbollah potrebbe distruggere tutto in poche ore. 

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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