Il Parlamento europeo ha approvato un disegno di legge che chiede a Israele un cessate il fuoco. Nella sera del 18 gennaio si è riunito d’urgenza il gabinetto di guerra israeliano.
Il Capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Herzi Halevi: «La probabilità che scoppi una guerra nel nord, sul fronte libanese, è maggiore di quanto non fosse in passato». Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha fatto una valutazione civile della disponibilità del settore settentrionale ad espandere la campagna militare: «Dobbiamo essere preparati al deterioramento della situazione della sicurezza nel nord e al fatto che dovremo intervenire militarmente. Perché i residenti del Nord ritornino alle loro case. Tutti gli occhi sono puntati su Haifa e la valle Beeka dove Hezbollah ha le fabbriche di droga».
La sera prima Il ministro Gallant si è rivolto ai soldati: «A meno che Hamas non venga completamente sciolto, non potremo vivere nello Stato di Israele. Continueremo a combattere fino alla vittoria […] finché non sconfiggeremo Hamas, gli toglieremo le sue significative capacità militari e lo rimuoveremo dal potere nella Striscia di Gaza.» In materia militare a partire dal 16 gennaio il ministro della Difesa israeliano ha detto che l’operazione di terra ad alta intensità nel nord della Striscia di Gaza è terminata. «Nel sud della Striscia di Gaza la fase intensa finirà presto», ha detto in una conferenza stampa, senza fornire indicazioni precise sui tempi. Gallant ha detto che l’esercito condurrà operazioni a bassa intensità nel nord della Striscia di Gaza, aggiungendo che le forze israeliane stanno lavorando per trovare i restanti obiettivi del gruppo palestinese Hamas nell’area.
Il presidente israeliano Herzog prima della riunione ha dichiarato alla stampa: «Ciò che sta accadendo ora non è una guerra tra Israele e Hamas, ma una guerra tra noi e l’impero del male che ha origine in Iran».
Di diverso parere i media israeliani, secondo cui il ritiro della brigata Golani da Gaza è la prova della ferocia dei combattimenti nell’area. Nonostante le dimensioni ridotte dei campi nelle regioni centrali, le forze dell’esercito israeliano hanno dovuto affrontare intensi combattimenti. Hamas ha imparato la lezione dai combattimenti nel nord della Striscia di Gaza e nella Striscia di Gaza e ha adottato nuovi metodi di guerra, rendendo difficile per l’esercito utilizzare le stesse tattiche militari utilizzate in quelle aree precedentemente: «I combattimenti a cui stiamo assistendo in queste aree riflettono i grandi preparativi di Hamas e della Jihad islamica nel periodo precedente alla guerra contro Israele».
Resta alta la tensione nel Mar Rosso. Gli Stati Uniti hanno attaccato nella notte del 18 gennaio: il Comando Centrale degli Stati Uniti ha dichiarato di aver effettuato 14 attacchi contro obiettivi nello Yemen. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha affermato che se gli Houthi interromperanno i loro attacchi nel Mar Rosso, gli Stati Uniti rimuoveranno la loro classificazione come terrorista e la classificazione non avrà effetto prima che siano trascorsi 30 giorni per consentire di mitigare l’impatto della decisione sugli yemeniti. Si registrano altri attacchi degli Stati Uniti e Israele alle ore 05.40 del 18 gennaio sulla capitale yemenita Sanaa. Almeno due missili da crociera Tomahawk sono stati lanciati contro il porto di Hodeida.
Il canale televisivo Al Jazeera, citando media yemeniti, riferisce che gli attacchi sono stati effettuati contro la polizia militare nella zona di Damar al-Qarn a sud della capitale yemenita Sanaa. Sono stati segnalati anche due raid aerei sulla città portuale di Hodeidah, attacchi aerei sulla città di Saada e sulla città di Al-Hawban.
Secondo un funzionario della difesa statunitense, gli attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen occidentale includevano diversi missili da crociera Tomahawk lanciati da cacciatorpediniere missilistici guidati di classe Arleigh Burke e da un sottomarino missilistico di classe Ohio nel Mar Rosso.
Fonti del Wall Street Journal hanno riferito che: “Si stima che circa un quarto dell’arsenale di armi degli Houthi sia stato distrutto negli ultimi attacchi. A rispondere all’articolo un discorso del leader del movimento Ansar Allah, Abdul Malik Badr al-Din al-Houthi in cui non solo afferma che l’arsenale Houthi è in buono stato ma che l’aggressione statunitense non sbloccherà il Mar Rosso per le navi britanniche e statunitensi.
La Russia per voce del ministro per gli Affari Esteri Sergej Lavrov ha dichiarato che: «Gli Stati Uniti, insieme agli inglesi e ad alcuni altri alleati, hanno violato ogni possibile norma del diritto internazionale che protegge la navigazione commerciale (…) Nessuno ha autorizzato attacchi contro lo Yemen», ha detto il ministro degli Esteri russo.
L’Ufficio del commercio marittimo del Regno Unito (UKMTO) ha segnalato il 17 alle ore 19:30 un attacco nel Golfo di Aden, a sud della città di Aden, nello Yemen, provocato da un UAV che ha colpito una nave nella zona.
Secondo il Portavoce Houthi si tratta della nave americana Genco Picardy nel Golfo di Aden con missili antinave. La nave battente bandiera delle Isole Marshall, è stata colpita da un drone kamikaze Houthi. Soccorsa da una nave della Marina indiana nella giornata de 18 gennaio.
115 organizzazioni e reti per i diritti umani condannano l’aggressione americano-britannica contro lo Yemen
Nel frattempo nella regione di Al-Bayda dello Yemen, una volta sotto il controllo dell’ex presidente Hadi e dove sono presenti cellule di al Qaeda, gli Houthi hanno lanciato la mobilitazione totale. In un post si legge: “Oggi, l’autorità locale della città di Radaa, Governatorato di Al Bayda, ha lanciato una mobilitazione generale e mobilitazione per far fronte all’aggressione americano-britannica”.
L’agenzia di stampa yemenita SABA ha riferito che: il “Partito Nazionale del Progresso, il terrorismo americano che si diffonde nella regione deve essere classificato, condannato e processato. Il Partito del Progresso Nazionale ha condannato la designazione statunitense di Ansar Allah come “organizzazione terroristica”.
Anche Jihad Islamica e Hezbollah hanno condannato l’inserimento degli Houthi nella classifica dei terroristi.
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornata alle ore 17:00 del 18 gennaio.
Attacco israeliano all’ospedale del martire Abu Youssef Al-Najjar, a est di Rafah.
Scambi di fuoco si sono registrati anche tra Hezbollah e Israele a sud del libano e quelli di Hezbollah sono arrivati nell’alta Galilea, zona di Al-Malikiyah nell’Alta Galilea.
Nella giornata del 18 gennaio bombardamento dell’IDF sull’edificio dell’Università palestinese a Gaza
A Gaza Nord continuano gli scontri nell’area a est di Jabalia, a nord di Fataa. Dove si registrano scontro tra esercito israeliano e uomini di Hamas. Ci sarebbero morti tra uomini dell’esercito israeliano e militanti di Hamas.
Restano molto intensi gli scontri Khan Yunis, nel sud della striscia di Gaza. Gli israeliani hanno bombardato Bani Suhaila e le brigate Qassam hanno risposto attirando dei militari in una casa trappolata. Ci sarebbero dei morti e feriti a Bani Suhaila, a est della città di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza. Scontri anche nell’area di Abasan, a est della città di Khan Yunis.
In Cisgiordania sembra terminato l’assalto al campo Tulkarem, dopo scontri che sono durati tutta la giornata tra esercito e brigate Qassam.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio