#ISRAELHAMASWAR. Il boicottaggio dei prodotti di Israele è partito dallo Yemen e si è fermato ad Abu Dhabi

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Prima delle manifestazioni di piazza occidentali, degli atenei in subbuglio ci sono state le “dichiarazioni delle marce”. Non tutti sanno che il leader di Ansar Allah, Yemen Abdul-Malik Badr al-Din al-Houthi ha dato vita a delle manifestazioni di piazza in Yemen pro Palestina da lui chiamate il giovedì durante il suo consueto discorso televisivo alla nazione, marce pronte per il venerdì. 

La prima piazza a infiammarsi è stata Sanaa e poi tutte quelle dello Yemen, poi sono arrivate quelle in Egitto, Giordania, Tunisia, Marocco, e infine arrivano gli atei di tutto il mondo. 

L’ultima dichiarazione delle marce è del 10 di maggio: “escalation dopo escalation…con Gaza fino alla vittoria”: rendiamo omaggio alla fermezza, alla pazienza e al coraggio del popolo palestinese e alla fermezza dei suoi mujaheddin di fronte al nemico israeliano”. 

Anche se non se ne parla a livello culturale e sociologico sono importanti da analizzare i messaggi che dalle piazze yemenite si diffondono nel mondo. Nell’ultimo messaggio si legge: “Chiediamo ai popoli della nostra nazione di muoversi seriamente verso un’educazione alla fede jihadista consapevole e responsabile per proteggere le società e le generazioni dal dominio della disinformazione e dell’inganno israealino”.

E ancora: “Mettiamo in guardia tutti dal lasciarsi ingannare e dalla disinformazione praticata dall’amministrazione americana attraverso le dichiarazioni dei suoi alti funzionari e dei media. Affermiamo che l’America è il principale partner in tutti i crimini degli israeliani contro il popolo palestinese e il principale sostenitore dell’entità, e che l’America non dà alcun peso alle dichiarazioni di condanna”.

“Chiediamo ai governanti dei paesi arabi e islamici di agire seriamente e di assumere posizioni pratiche ed efficaci per sostenere il popolo palestinese. Siamo solidali con il governo e il popolo del fratello Egitto riguardo alla minaccia israeliana alla sua sicurezza nazionale attraverso l’occupazione del valico di Rafah da parte di Israele”.

“Lodiamo il coraggioso e nobile movimento studentesco di decine di università americane ed europee e i movimenti che lo sostengono in vari paesi del mondo. Lodiamo la posizione turca nel boicottare un’ampia categoria di beni israeliani e nel non spedire un’ampia categoria di beni e merci all’entità, e speriamo che il boicottaggio diventi globale”.

E sempre dalla piazza di Ansar Allah: “Chiediamo ai regimi arabi affiliati a Israele di unirsi alla Turchia, boicottare l’entità in modo globale e assumere posizioni ferme contro di essa. Rinnoviamo il nostro appello a tutto il nostro popolo in patria e all’estero e ai popoli della nostra nazione ad adottare una campagna organizzata ed efficace per boicottare i beni israeliani e americani. Salutiamo le operazioni eroiche dei mujaheddin palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, i mujaheddin in Libano e Iraq e le operazioni qualitative delle nostre forze armate”.

“Affermiamo il nostro sostegno assoluto e pieno alle operazioni delle nostre forze armate e a tutte le decisioni della leadership mujahid di affrontare l’escalation sionista con una maggiore escalation. Affermiamo la continuazione della mobilitazione e della mobilitazione con tutto il vigore e la determinazione, continuando le varie attività e le grandi marce e riempiendo i campi di formazione e riabilitazione”.

Le azioni che corrispondono alla piazza yemenita sono di pressione psicologica e di sostegno ad azioni concrete che mettono in difficoltà l’Occidente. Per esempio catene di ristoranti-fast food, che hanno sostenuto Israele sono state chiuse in alcuni paesi perché nessuno più entrava a farsi servire. Un caso è quello della QSR Holding Company, che gestisce la catena di ristoranti “KFC”, che ha annunciato la chiusura di alcune delle sue filiali in Malesia in risposta alle difficili condizioni economiche in cui versa questo marchio, circa 7 mesi dopo un boicottaggio testimoniato dalla catena di ristoranti in diversi paesi, a causa delle accuse di sostenere Israele.

A chiamare al boicottaggio dei prodotti di Israele e americani anche Hezbollah: Il responsabile della sicurezza delle Brigate Hezbollah, Hajj Abu Ali Al-Askari ha dichairato: “Dobbiamo boicottare i prodotti americani e i loro marchi”. 

E ancora a parlare di boicottaggio l’Iran che per voce del Ministro per gli Esteri, Hossein Amirabdollahian ha detto: “I paesi islamici dovrebbero boicottare Israele”. 

Tra i paesi arabi che invece sostengono Israele e perseguono il boicottaggio gli Emirati Arabi Uniti. Dal 2020, quando hanno stabilito relazioni ufficiali con “Israele”, gli Emirati Arabi Uniti hanno adottato un approccio basato sul divieto di qualsiasi posizione di individui o associazioni che si oppongano alla normalizzazione delle relazioni o alla critica diretta a “Israele”.

Questo approccio repressivo è aumentato negli Emirati Arabi Uniti da quando Israele ha iniziato a ha risposto all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

L’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor afferma: “Abbiamo documentato l’arresto e la convocazione da parte delle autorità degli Emirati Arabi Uniti di decine di cittadini e residenti stranieri nel suo territorio a causa della loro espressione di posizioni critica a Israele per glia attacchi nella striscia di Gaza o di critica alla normalizzazione sui social media negli ultimi mesi”.

“Gli Emirati Arabi Uniti hanno punito le persone che nelle pubblicazioni hanno chiesto il boicottaggio delle merci da parte di “Israele” e dei suoi alleati, o una maggiore solidarietà e sostegno ai palestinesi”.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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