Il ministero degli Esteri turco ha inviato una lettera all’ONU firmata da 52 paesi e due organizzazioni internazionali che chiedono la fine delle forniture di armi a Israele. I firmatari della lettera includevano paesi come Arabia Saudita, Brasile, Algeria, Cina, Iran e Russia.
L’esercito americano ha inviato sei bombardieri B-52H in Medio Oriente e aumenterà il numero di caccia F-15 nella regione. L’Associated Press riferisce cheil segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha ordinato oltre a quest’invio anche l’invio di diverse navi da guerra in Medio Oriente prima dell’uscita dalla regione della portaerei CVN 72 Abraham Lincoln e di tre navi al seguito, prevista per metà novembre. Per la prima volta dall’inizio della guerra di Gaza, la zona resterà per un periodo senza portaerei, fino all’arrivo della CVN 75 Harry S. Truman, che attualmente si trova nel Mare del Nord. È la seconda volta nelle ultime settimane che gli Stati Uniti inviano bombardieri nella regione dopo l’attacco del 17 ottobre nello Yemen.
Il primo novembre il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha parlato con il segretario alla Difesa Yoav Gallant delle “opportunità per ridurre l’escalation regionale”. In una conversazione telefonica hanno discusso della richiesta degli alti funzionari americani di trovare una soluzione alla situazione a Gaza e in Libano e di prepararsi ad una risposta iraniana agli attacchi israeliani a Teheran.
Resta comunque preoccupazione nelle altre sfere militari americane, per la situazione in Medio Oriente. “Sebbene l’esercito israeliano abbia ucciso molti leader e militanti di Hamas, il gruppo “non è stato distrutto” e rimane in grado di continuare la guerra asimmetrica nella Striscia di Gaza”, ha detto l’ex comandante del comando centrale americano, generale Frank McKenzie secondo cui ”non c’è fine in vista alla guerra”.
Un funzionario statunitense afferma che gli incontri di Hochstein e Mcgurk in Israele sono stati sostanziali, costruttivi e incentrati su una serie di questioni approfondite, tra cui Iran, Libano, Gaza e la garanzia del rilascio degli ostaggi; ma non si hanno ulteriori dettagli.
Secondo i media israeliani, l’IDF prevede di presentare un piano a livello politico che includa l’espansione delle operazioni di terra in Libano come parte dei suoi continui sforzi per fare pressione su Hezbollah affinché raggiunga una soluzione diplomatica. Tra le richieste dell’IDF espandere l’operazione di terra nel Libano meridionale anche a villaggi e città oltre la linea di confine.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha incaricato il direttore generale del ministero degli Esteri Jacob Blitstein di informare le Nazioni Unite dell’abrogazione dell’accordo del 1967 tra Israele e l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, UNRWA. Questo accordo ha costituito la base giuridica per le relazioni tra lo Stato di Israele e l’UNRWA. Il ministro degli Esteri Israel Katz: “L’UNRWA – un’organizzazione il cui personale ha partecipato al massacro del 7 ottobre e molti dei quali sono militanti di Hamas – è parte del problema nella Striscia di Gaza, non parte della soluzione”.
Secondo Channel 14, l’apparato di sicurezza israeliano si sta preparando per il controllo della sicurezza della Striscia di Gaza per molti anni. Come parte dei preparativi, una serie di avamposti di insediamento sono in costruzione nell’area del “Corridoio Be’eri”, che è stata ampliata nel negli ultimi quattro mesi sotto il comando della 252a Divisione a 7 chilometri di lunghezza e 7 chilometri di larghezza.
“Il capo del Mossad ha detto alle famiglie degli ostaggi che le possibilità di raggiungere un accordo erano scarse”, Channel 12.
Tra le tensioni ancora in essere la questione della risposta iraniana a Israele. Tel Aviv si sta attualmente preparando per un attacco su larga scala, più grande di quello del 1° ottobre, da parte di diversi paesi, non solo dell’Iran. L’Iran prevede di lanciare un attacco “complesso” contro Israele, che coinvolgerà non solo missili e droni, ma anche l’esercito regolare, riferisce il Wall Street Journal: “Un nuovo attacco contro Israele avrà luogo dopo le elezioni presidenziali americane del 5 novembre, ma prima dell’insediamento del nuovo presidente a gennaio. Secondo i servizi segreti americani, l’Iran è interessato a che Kamala Harris diventi presidente, quindi l’attacco è previsto dopo le elezioni. Non è escluso nemmeno l’utilizzo del territorio iracheno per condurre un’operazione militare contro Israele”.
Nel frattempo il Comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Hossein Salami: “La nostra risposta a Israele non avrà precedenti”. Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato ai funzionari di preparare un attacco contro Israele. Secondo quanto riferito, l’Iran sta minacciando di distruggere gli impianti di desalinizzazione israeliani, che forniscono l’80% dell’acqua potabile israeliana.
Il leader iraniano Khamenei ha dichiarato: “Stati Uniti e Israele devono sapere che le loro azioni contro l’Iran e il Fronte della Resistenza incontreranno senza dubbio dure reazioni”. Secondo le fonti social iraniane, l’attività militare in Iran è già iniziata. I lanciatori di missili balistici vengono portati in posizione di tiro. Si è visto trasportare i missili vicino al sito missilistico balistico di Tabriz in Iran. Sembra comunque che l’Iran abbia informato i diplomatici arabi che l’esercito iraniano sarebbe stato coinvolto insieme all’IRGC nella risposta contro Israele perché aveva perso quattro soldati, fonte WSJ. “L’attacco pianificato dall’Iran contro Israele sarà il più grande in termini di quantità e qualità fino ad oggi”, al-Arabya, Qatar.
Apparentemente diversa la proposta iraniana letta dai media iraniani: Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian: “il nostro arsenale missilistico è progettato per la difesa, non per l’attacco. Si tratta di operazioni economiche, non militari”. Pezeshkian ha detto che un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza potrebbe influenzare la risposta di Israele” fonte IRNA. L’Iran ha chiuso lo spazio aereo fino al 6 novembre alle 18:30.
Un portavoce dell’esercito egiziano nega categoricamente qualsiasi notizia di assistenza alle operazioni dell’IDF e aggiunge: “Non c’è cooperazione con Israele”. E il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Aty ha affermato in una conversazione telefonica con il suo omologo iraniano Abbas Araqchi che tutte le parti nella regione devono adottare misure per contribuire a prevenire l’escalation e garantire la calma. Abdel Aty ha anche messo in guardia dal trascinare la regione in una guerra regionale, che non gioverebbe agli interessi di nessuna delle due parti e porterebbe a conseguenze pericolose per i popoli della regione.
In Libano i media riportano per la sola giornata del 1 novembre più di 250 aerei hanno partecipato ad attacchi nel Libano meridionale nelle ultime 36 ore è hanno colpito in particolare modo: Baalbek e Beqaa. I jet israeliani hanno sganciato circa 2.000 ordigni. Gli attacchi hanno ucciso circa 100 civili, tra cui diversi membri di Hezbollah e le loro intere famiglie, mentre erano a casa e non in combattimento.
Sempre il primo novembre il primo Ministro libanese Mikati durante il suo incontro con la delegazione UNIFIL: “Gli indicatori diplomatici confermano la testardaggine israeliana nel rifiutare le soluzioni proposte e nell’insistere sull’approccio di uccisioni e distruzione, che pone la comunità internazionale di fronte alle proprie responsabilità”. “Come ci aspettavamo. Nessun cessate il fuoco. Israele non negozia con un nemico debole e un cessate il fuoco può aver luogo solo se Israele si trova ad affrontare problemi tali da garantire la sicurezza in Libano e la deterrenza. Ci aspettiamo una pace simile alla guerra post-2006, non una costante aggressione israeliana”.
Gli Stati Uniti hanno chiamato i funzionari libanesi e hanno detto loro di dichiarare una fine unilaterale della guerra. E solo dopo che il Libano si sarà fermato incondizionatamente, nonostante gli attacchi in corso, potranno provare a usare questo come pressione su Israele per un cessate il fuoco.
Nel frattempo a fare notizia una operazione della marina israeliana sulla spiaggia di Batroun, zona di Tripoli, a circa 40 km a nord di Beirut, dove avrebbero rapito qualcuno dal Libano con il supporto delle forze ONU tedesche in quella zona. Nessuna dichiarazione ancora da parte dell’esercito libanese. Batroun è un distretto libanese cristiano nel nord-ovest del Libano, per lo più favorevole al FPM. L’area ha una lunga spiaggia e molti resort e aree turistiche.
La marina delle Nazioni Unite opera su tutta la costa libanese e mantiene una sorveglianza 24 ore su 24, 7 giorni su 7 di tutte le navi vicine alle acque internazionali, ovviamente comprese le forze israeliane. Dal video si evince che tra le persone del Commando ci sono agenti del Mossad che supportano l’unità d’élite della marina dell’esercito israeliano. Sono vestiti in borghese e guidano l’unità israeliana. Potrebbero essere gente del posto nella zona. L’esercito israeliano ha informato Al-Hadath che è stato preso un comandante di Hezbollah chiamato Imad Amhaz è stato rapito dal Libano e trasferito a Batroun dove è stato estratto tramite un’operazione navale segreta in Israele. Fonti libanesi affermano che l’uomo è stava seguendo un corso, il secondo per diventare un comandante di marina privata.
Il ministro libanese Ali Hamia (anche lui membro di Hezbollah) conferma ad Al Jazeera che una persona è stata catturata durante l’operazione nel nord del Libano, ma sostiene che si tratta di un civile, un marinaio che studia all’Istituto di scienze marine in Libano.
Il 2 novembre, i leader drusi in Libano si sono incontrati a Ba’adran e hanno annunciato che danno “pieno supporto agli sfollati; sono contro i prezzi degli affitti esorbitanti; rifiutano di consentire il passaggio di armi attraverso le aree druse; la guerra sarà lunga, quindi è necessaria l’unità interna; pieno supporto allo stato e all’esercito libanesi. Wahab non era presente a causa del viaggio, ma ha pubblicato su X il suo pieno supporto all’incontro e a quanto concordato. Ha anche sottolineato la necessità di “tenere d’occhio la vecchia strada di Sidone” da parte dello stato libanese per garantirne la sicurezza. Ha lasciato intendere la necessità di negare l’accesso a Hezbollah. Wahab è un presunto alleato di Hezbollah.
Nel frattempo le armi continuano fluire per Hezbollah. L’attacco del 31 ottobre ad Avan che ha distrutto una piccola spedizione di ATGM, e il riassunto di ieri di Hezbollah ha confermato appunto che sia le armi che i combattenti stanno ancora fluendo verso il Libano meridionale per supportare le battaglie in corso. Hezbollah ha pubblicato il filmato di questo attacco in cui ha preso di mira circa 12 soldati israeliani con un ATGM, colpendo la stanza in cui si trovavano tra Kfarmila e Dier Memas il 30 ottobre. L’IDF non ha riconosciuto l’evento e non ha annunciato morti o feriti gravi.
Il comandante del distretto militare settentrionale di Israele, Ori Gordin, è rimasto ferito nel sud del Libano dopo che la sua auto si è ribaltata. A bordo dell’auto c’era anche il capo del comando centrale israeliano, Avi Blut. Hanno riportato solo ferite lievi.
Fonti di Hamas hanno dichiarato nelle ultime ore a diversi media che il cessate il fuoco temporaneo proposto loro nei giorni scorsi dai mediatori non soddisfa le richieste dell’organizzazione (cessate il fuoco permanente, ritiro dell’IDF, ritorno degli sfollati alle loro case). Al contrario il leader di Hamas, Osama Hamdan: “Il dialogo tra le fazioni palestinesi al Cairo è positivo e non vogliamo anticiparne i risultati. Le dichiarazioni dell’occupazione riguardo ai preparativi per rimanere nella Striscia di Gaza fanno parte della guerra psicologica”.
Il 3 novembre sono tornati a parlare sui loro canali social anche gli Houti: in una dichiarazione delle forze armate yemenite di Ansar Allah si legge un avvertimento alle compagnie navali israeliane. “La vendita o il trasferimento dei loro beni ad altre società al fine di eludere le misure punitive imposte dalla Repubblica dello Yemen a tali navi e società no vale per eludere il blocco navale imposto dalla Repubblica dello Yemen su quelle navi e compagnie”.
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornato alle ore 15:30 del 4 novembre.
Sono moltissimi gli attacchi che nel fine settimana hanno interessato diverse aree del Libano ad essere colpite dai Jet israeliani. Si registrano stacco a Nabi Cheet, nel Libano nord-orientale, contro la casa del defunto Foad Shoqor, che l’IDF ha ucciso a Beirut alcuni mesi fa. Secondo le fonti libanesi: “L’IDF ha esaurito i suoi obiettivi militari prebellici e ora sta attaccando con modalità terroristiche prendendo di mira le case e le famiglie dei martiri”. Non ci sarebbero state vittime durante l’attacco.
Tra mezzanotte e le 10 del mattino del 2 novembre, l’aeronautica militare israeliana ha attaccato i seguenti villaggi e città nel Libano meridionale: Shaqra; Aita al-Jabal; Safad al-Batikh; Jemgmieh; Majdal Selem; Qabrikha; Sawaneh; Bint Jbeil; Bar’cheet; Kunee; Harees. Attacco aereo israeliano a Nabatieh, ulteriori attacchi aerei a Hallousieh, Mashgharah, Dier Qanoun, A’eba.
Nei villaggi di confine del Libano, al 1° novembre si contano almeno 5.868 edifici in rovina, l’80% dei quali dall’inizio dell’invasione il 1° ottobre. In alcuni luoghi, come i villaggi di Ayta al-Shab e Kfar Kila, quasi la metà di tutte le strutture sono scomparse. Molti centri dei villaggi sono stati cancellati e la distruzione è avvenuta principalmente tramite demolizioni controllate dopo un’ampia ondata di attacchi aerei.
Sembra che gli abitanti di Qlay’a abbiano sparato contro un gruppo di Hezbollah che stava cercando di attraversare la foresta per raggiungere la città di Khiyam e sostenere la resistenza locale contro gli israeliani. Non è chiaro se ci siano vittime tra i ranghi di Hezbollah. Dopo un giorno intero di tentativi di avanzare e occupare la collina della prigione di Khiyam, l’IDF si è ritirato di nuovo e ha sparato 20 proiettili al fosforo, fonti di Hezbollah.
Gli assi di confronto nella città di Khiyam e nei suoi dintorni stanno assistendo a un calo di intensità. Questo è avvenuto dopo gli scontri nei quartieri circostanti il centro di detenzione e il comune, che hanno assistito ad attacchi aerei e artiglieria pesante e bombardamenti al fosforo dopo che l’IDF si è ritirato nei quartieri orientali e meridionali. Il perno è il centro di detenzione. Non ci sono ancora segnalazioni di morti dell’esercito israeliano in questa battaglia.
Hezbollah ha annunciato di aver lanciato un numero cospicuo di razzi contro i soldati dell’esercito israeliano nel quartiere di Al-Maslakh nella città di Khiyam il 1° novembre. Il 2 novembre, l’IDF si ritira da Khiyam dopo una settimana di tentativi di sfondamento per entrare nel centro.
Secondo i media e i testimoni, l’IDF è stata vista ritirare i propri veicoli e carri armati che erano entrati nel quartiere orientale della città di Khiyam senza mettere in sicurezza la collina dove si trova la prigione di detenzione, sarebbero stati a rischio. Un bulldozer militare è stato visto trainare un carro armato Merkava distrutto verso l’area di Sardah e Al-Amra. Queste fattorie sono terreni aperti tra Khiyam e Israele.
A partire dal pomeriggio del due di novembre si registra una serie di attacchi di aerei israeliani sulla città di Maroun al-Ras (in cui l’esercito israeliano è già entrato, ha demolito parti e poi si è ritirato) oltre alla città di Bint Jbeil. Sono stati segnalati anche attacchi di artiglieria. Dopo un mese di operazioni a Maroun Al-Ras e la demolizione di molti quartieri, gli scontri riprendono nella città di confine e si sentono spari. Secondo le fonti locali, la nuova spinta a Maroun è un tentativo israeliano di spostarsi verso la città di Bint Jbeil, dopo il suo fallimento nella città di Khiyam. A partire dalla notte tra il 2 e il 3 sono ripresi attacchi contro Khiyam. Nella giornata del 3 novembre gli account di Hezbollah scrivono: “Dopo il fallimento assoluto nell’avanzare a Khiyam e nei suoi dintorni, nonostante non ci siano state vittime, l’esercito israeliano si è ritirato completamente da quell’area, inclusa Wata’ el-Khiyam”. Ci sarebbero almeno cinque vittime tra i contadini e autisti siriani.
I veicoli israeliani nella valle di Hula sono stati colpiti da razzi. Al-Manar segnala fumo nero da quell’area, presumibilmente di un veicolo israeliano in fiamme. Hezbollah ha rivendicato due attacchi nell’area obiettivo: piazzale dove l’esercito israeliano si è accampato vicino alla collina di Al-Khazan alla periferia di Hula. Mentre il secondo attacco con ATGM contro bulldozer israeliani che guidavano il convoglio israeliano verso la città. L’esercito israeliano è a 200 metri dalle case.
Durante la cerimonia del tre novembre, il patriarca maronita del Medio Oriente e del mondo ha sottolineato pubblicamente la necessità di “LIBERARE le scuole dai rifugiati il prima possibile”.
Nella sola mattinata del 2 novembre sono stati effettuati circa 80 lanci dal Libano verso Israele. Nelle ultime dichiarazioni di Hezbollah ha annunciato il lancio di due droni suicidi verso KafraGila’di e Qiryat Shmona. Nella giornata del 2 novembre, sono 7 le rivendicazioni di Hezbollah; 3 i droni verso obiettivi in Israele.
Diversi lanciarazzi dal Libano verso la Galilea centrale, in particolare nelle aree vicino ad Acri e Haifa. L’attacco balistico notturno ha preso di mira Galilot, secondo Hezbollah. Per quanto riguarda l’altro lancio di razzi, hanno annunciato di aver preso di mira: Insediamento Sha’el, insediamento Dalton, insediamento Yasoud, insediamento Bar Yohay (Al-Safsaf), insediamento Biria. Sirene a Nahariyya e Acri, Allerta rossa a Safad. Nuove allerte rosse in Galilea, circa 30 razzi verso Karmiel e le città circostanti. Le sirene hanno suonato ad Al-Manara e Margaliot nel dito della Galilea, a Nahariya. Sirene in azione a Yiftah e Ramot Naftali nell’Alta Galilea.
Sempre nelle giornata del due nuovi allarmi nella Galilea occidentale, questa volta infiltrazioni di droni dopo un precedente lancio di razzi. Nella intera giornata del 2 novembre, 115 razzi sono stati lanciati verso Israele. Un drone ha raggiunto Binyamina, appena a est di Cesarea dove si trova la casa di Netanyahy.
Le forze israeliane si ritirano nell’insediamento di Metulla dopo la ritirata da Sarda, Al-Amra, Tallet Al-Hamams e nelle vicinanze di Al-Wazzani. La resistenza islamica ha preso di mira le i militari e i carri armati delle IDF a Metulla.
I media israeliani affermano che il comandante della più grande base aerea israeliana “Nevatim” è al sicuro e sotto protezione dopo un fallito tentativo di assassinio contro di lui, probabilmente da parte di agenti iraniani.
La mattina del 4 novembre, l’aeronautica israeliana ha intercettato con successo quattro UAV diretti in Israele, alcuni dal Libano e altri dall’est; due degli aerei sono stati intercettati prima di attraversare il confine del paese.
A Gaza, l’esercito israeliano ha nuovamente ampliato l’invasione di terra, prendendo di mira di nuovo il campo di Jabalia. Si dice che 3 soldati siano stati uccisi quando Hamas ha fatto esplodere una bomba in una casa in cui si trovavano. Ci sono stati feriti a seguito del bombardamento da parte di Israele nell’ospedale Kamal Adwan.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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