#ISRAELHAMASWAR. Giordania: rischio di un nuovo fronte per Israele

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All’indomani dell’attacco iraniano contro Israele, del 14 aprile, sulla social sfera è apparso un post, apparentemente isolato, in cui si confermava la prontezza al combattimento della Resistenza Islamica giordana. 

Il 13 di agosto compare sempre nella social sfera un post di Hamas di commemorazione funebre per il decesso di Hajj Saad al-Din al-Zamili (Abu Bashir), deceduto nella capitale giordana (Amman), martedì 13 agosto 2024, dopo una lunga sofferenza, che Hamas definisce: “Il grande defunto è stato uno dei fondatori del Movimento di resistenza islamica Hamas, insieme a numerosi leader fondatori in patria e all’estero”.

Il post isolato, dunque, diventa a partire da Agosto una realtà. L’esperto di affari israeliani, Salahuddin al-Awawdeh, ha dichiarato alla televisione Al-Aqsa: “La Giordania è il fronte più importante e pericoloso per Israele e fonte di maggiore preoccupazione. Geograficamente, il fronte più lungo comprende una grande estensione del popolo palestinese. Il 60% di coloro che vivono in Giordania sono di origine palestinese. L’operazione Dignità solleva particolare preoccupazione per Israele, quindi come potrebbe un ex soldato dei servizi giordani eseguire questa specifica e pericolosa operazione se non fa parte dei movimenti di resistenza! I leader israeliani avvertono che il prolungamento della guerra potrebbe portare allo scoppio di tutti i fronti, e queste operazioni confermarono che la gente si stava ribellando e si stava radunando attorno alla resistenza”.

Il 10 settembre un giordano compie un attacco al valico Karama, tra Giordania e Israele e viene ucciso. In Giordania sono in moltissimi ad alzare cartelloni per l’operazione “benedetta”. Non solo l’11 settembre alle elezioni il partito della Fratellanza Musulmana conquista 31 seggi

L’attentatore del valico di Karama, Maher Al-Jazi, ha ricevuto funerali molto importanti con una grande affluenza delle Tribù e clan giordani che si sono accalcati presso la sua camera ardente, nell’area di Al-Husseiniyah nel Governatorato di Ma’an.

Non sorprende dunque che l’IDF abbai compiuto una operazione in Giordania il 12 settembre. Le forze di sicurezza israeliane nella notte tra il 12 e il 13 agosto “continuano le operazioni antiterrorismo in Giudea e Samaria e nella valle del Giordano: 10 terroristi armati sono stati eliminati durante le operazioni terrestri e aeree; un veicolo attrezzato con esplosivi, laboratori di esplosivi, sale di comunicazione operative e armi sono stati localizzati e smantellati”

“Durante le attività antiterrorismo congiunte in corso di IDF, ISA e Israel Border Police nelle aree di Tulkarem e Nur Shams, sono stati eliminati quattro terroristi. Tre dei terroristi sono stati eliminati in un attacco aereo mercoledì e il quarto terrorista è stato eliminato durante un combattimento ravvicinato con le forze di sicurezza. Muhammad Abu Ataya, uno dei terroristi uccisi nell’attacco aereo, è stato sospettato di aver ucciso il sergente maggiore Maksim Rizhkov delle forze ‘Yamas’ della Israel Border Police il 19 ottobre 2023. Circa 15 altri terroristi sono stati colpiti durante l’operazione antiterrorismo”.

I soldati dell’IDF continueranno a operare per sventare attività e attacchi terroristici nella Samaria settentrionale e nella valle del Giordano.

L’esperto di diritto internazionale Anis Al Qasim alla testata “Shehab” ha dichiarato: “La Giordania comprende 15 basi americane appartenenti al Comando Centrale, oltre a contenere una rappresentanza NATO ad Amman, utilizzata da molti paesi occidentali, e la presenza di queste basi regola il lavoro politico e strategico del regime, soprattutto con la presenza di un debito di 65 milioni di dollari a Washington. Tutte le misure adottate dal regime giordano, compresa la responsabilità, l’accertamento delle responsabilità e l’arresto di tutti i sostenitori della resistenza, confermano l’attuazione del ruolo assegnatogli dalla NATO e dagli Stati Uniti”.

Nel frattempo in Giordania sono in corso processi contro coloro che sono accusato di far parte della Resistenza Islamica o di averla sostenuta. Una fonte nelle fazioni della resistenza palestinese scrive su una chat: Le autorità giordane devono rilasciare le persone detenute alla luce della guerra genocida contro il nostro popolo palestinese. Le autorità giordane accusano i tre detenuti, Khaled Al-Majdalawi, Ibrahim Jabr e Hudhaifa Jabr, di aver fornito armi alla resistenza in Cisgiordania, mentre la loro detenzione continua senza processo in conformità con la “Legge giordana sulla prevenzione del terrorismo”.

Secondo il loro avvocato i tre sarebbero stati torturati in carcere per farli confessare.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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