
Riportiamo una interessante analisi fornita da Rachid Al-Haddad, editorialista della testata libanese Al-Akhbar in merito alla situazione che si sta creando in Yemen e al tentativo saudita di far sedere tutte le parti in causa e raggiungere una pace perpetua.
Secondo il giornalista, “nel mezzo di un intenso movimento diplomatico internazionale e regionale gli Stati Uniti hanno ripreso a prendere di mira Sana’a, all’alba del 17 dicembre con un raid contro l’edificio del ministero della Difesa nella zona di Al-Ardi di fronte alla storica Sana’a, che ha riportato danni alle case storiche, a causa dell’uso da parte delle forze americane di bombe pesanti vietate a livello internazionale”.
Il leader del movimento Ansar Allah e membro dell’ufficio politico, Hizam al-Assad, ha affermato che il raid ha preso di mira un luogo abbandonato e fuori servizio da anni, negando quanto affermano gli americani sugli attacchi ad una sala operativa speciale per gli attacchi navali effettuati dalle forze navali di Sanaa contro le navi israeliane. Ha confermato, in un post sulla piattaforma “X”, che lo stesso luogo è stato oggetto di circa 150 raid negli ultimi anni da parte della coalizione saudita-emiratina.
Secondo il giornalista Al-Haddad: “Il Comando Centrale degli Stati Uniti aveva promosso l’attacco, in cui sono stati utilizzati bombardieri strategici, come un risultato importante, sapendo che si trattava del secondo dopo un precedente attacco in cui erano stati utilizzati bombardieri B-2, all’inizio del mese scorso, contro Sana’a. Mentre questi ultimi minacciavano di rispondere al nuovo attacco, prendendo di mira la portaerei “Harry Truman”, arrivata nel Mar Rosso, un membro del Consiglio politico supremo, Muhammad Ali Al-Houthi, si è presentato sul luogo dell’attentato, per rispondere alle accuse americane secondo cui le operazioni aeree avrebbero limitato l’emergere dei leader politici e del personale militare di alto rango del movimento Ansar Allah”.
Parallelamente, fonti politiche a Sanaa hanno riferito ad Al-Akhbar che l’ambasciatore americano in Yemen, Stephen Fagin, ha inviato un invito ai leader delle fazioni fedeli alla coalizione saudita-emiratina sulla costa occidentale dello Yemen, per tenere un incontro, di cui non si conosceva la natura. Secondo le fonti, l’invito includeva il leader delle fazioni filo-UAE, Tariq Saleh, e il maggiore generale Haitham Qassem, che guida i gruppi sulla costa occidentale, a sud di Hodeidah. Nonostante le continue minacce americane e israeliane a Sanaa, e nonostante Washington continui a guidare movimenti contro quest’ultima, sembra che i paesi sostenitori della pace, ad eccezione degli Stati Uniti, stiano spingendo verso un accordo politico che sposterà il paese da una situazione di stallo allo stato di calma fragile in pace permanente.
Da giorni Riad è teatro di un intenso movimento diplomatico guidato dalle Nazioni Unite e dal mediatore omanita, nel tentativo di raggiungere un accordo che porti alla firma della road map dell’Onu. Le fonti affermano che questa tendenza è arrivata dopo l’escalation delle minacce di far esplodere la situazione nello Yemen, aggiungendo che le consultazioni con le forze yemenite fedeli alla coalizione saudita-emiratina si sono concentrate sull’avvio di misure economiche urgenti, sul completamento di consultazioni speciali riguardanti il rilascio di prigionieri e detenuti, e l’apertura di strade chiuse nei governatorati situati al confine tra le parti in conflitto, e l’avvio di negoziati per una soluzione politica globale.
L’Arabia Saudita aveva convocato nei giorni scorsi ad Aden tutti i membri del “Consiglio presidenziale” e aveva chiesto la rapida presentazione delle osservazioni approvate dal Consiglio sulla road map, sottolineando che l’accordo con Sanaa doveva procedere senza indugi. In questo contesto, Al-Akhbar ha appreso da una fonte vicina al governo di Aden, che l’Arabia Saudita ha esortato il “Consiglio presidenziale” e il governo a ridurre i discorsi sull’escalation militare con Sana’a, e ha invitato su di loro affinché si preparino a impegnarsi nei negoziati condotti dalle Nazioni Unite. Le fonti hanno sottolineato che la posizione dell’Arabia Saudita nei confronti della pace nello Yemen è diventata più severa dopo la vittoria nell’ospitare la Coppa del Mondo del 2034, e che ha legato tutto il suo aiuto ai suoi alleati alla serietà con cui si impegnano nel processo di pace.
Mentre fonti mediatiche fedeli alla coalizione hanno parlato dell’arrivo della delegazione negoziale di Ansar Allah a Riad, il governo di Sana’a non ha negato né confermato ciò, tranne un suggerimento lanciato da un membro dell’ufficio politico del movimento, Ali Al-Qahhoum, nel suo post sulla piattaforma “X”, quando ha affermato: “Lo Yemen supererà tutte le ferite e i problemi e si muoverà verso il raggiungimento della riconciliazione nazionale e la risoluzione delle differenze attraverso il dialogo, con serietà permanente e sincera e una forte volontà di raggiungere la pace con i paesi vicini” A sua volta, il vicedirettore del quotidiano Saudi Okaz, Abdullah Al Hatila, ha affermato in un post su “X” che “lo Yemen sta entrando in una nuova fase di felicità e prosperità, superando le crisi e le sofferenze attuali verso un futuro migliore”.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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