Anche Israele come l’Ucraina attende l’approvazione del pacchetto di aiuti Statunitensi. Nel pacchetto da 118 miliardi 14, 1 sarebbero per Israele. In più ci sono aiuti per il Medio Oriente di circa tre miliardi di dollari. Biden chiede al Congresso di “approvare immediatamente questo disegno di legge”.
Il ministro della Sicurezza israeliano Ben Gvir, in un editoriale pubblicato dal Wall Street Journal, afferma di ritenere che l’amministrazione Biden stia danneggiando lo sforzo bellico di Israele e crede che il candidato presidenziale repubblicano Donald Trump darà a Israele maggiore libertà per eliminare Hamas.
«Invece di darci pieno sostegno, Biden è impegnato a fornire aiuti umanitari e carburante [a Gaza] che va ad Hamas. Se Trump fosse al potere, il comportamento degli Stati Uniti sarebbe completamente diverso».
Nel frattempo la stampa israeliana ha cominciato a parlare dell’insediamento di Hochstein che prevede due fasi per la realizzazione: «Nella prima cesseranno le attività di Hezbollah e la popolazione israeliana farà ritorno alle proprie case. Poi, secondo l’accordo di Hochstein, ci sarà un ampio dispiegamento dell’esercito libanese e dell’UNIFIL nel sud del Libano e lungo il confine».
E ancora si apprende dai canali israeliani: “Nella seconda fase dell’accordo Hochstein, inizieranno i negoziati per determinare i confini terrestri”, “compresa la discussione dei 13 punti di contesa”. Hochstein ha ricevuto il via libera per un accordo dal Libano, ma non è chiaro se Hezbollah abbia acconsentito. Secondo l’accordo di Hochstein, gli Stati Uniti e la comunità internazionale prenderanno in considerazione la possibilità di concedere “isole economiche” al Libano.
Secondo il giornale Yedioth Ahronoth: “È difficile parlare adesso di negoziati sul confine settentrionale con il Libano perché Hezbollah non smetterà di sparare finché continuerà la guerra a Gaza”.
Il 5 febbraio piccolo colpo di scenata nella politica israeliana, “I partiti del blocco “Campo Nazionale”, guidato dal ministro e membro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz, hanno tentato di persuadere ministri e membri della Knesset del partito Likud a cacciare il primo Ministro, Benjamin Netanyahu, durante l’attuale mandato della Knesset, sullo sfondo delle tensioni interne al governo”. Si evidenzia quindi la frammentazione politica di Israele che di certo non aiuta in materia di liberazione degli ostaggi.
Secondo Channel 12 che riporta la notizia del quotidiano libanese Al-Akhbar: “Una delegazione della dirigenza di Hamas si prepara a recarsi al Cairo e si prevede che si unirà ad essa anche una delegazione delle organizzazioni palestinesi. La risposta, che sarà presentata per iscritto ai mediatori, Egitto e Qatar, sarà “in una direzione positiva”, ma “includerà l’introduzione di punti chiave nel quadro – che prevedono esplicitamente una clausola di cessazione della guerra””. Sempre in tema di colloqui il 2 febbraio il presidente dei servizi segreti turchi MIT Ibrahim Kalin ha incontrato a Doha il presidente dell’Ufficio Politico di Hamas Ismail Haniyeh e la sua delegazione. Non sono noti gli esiti dei colloqui. Il leader di Hamas Osama Hamdan ha detto però all’agenzia di stampa turca Anadolu: «Insistiamo su un cessate il fuoco globale, sul ritiro di Israele da tutta Gaza e sulla revoca dell’assedio, ma gli israeliani respingono tutte queste richieste e vogliono continuare la loro aggressione».
Una fonte della Resistenza Islamica e di Hamas ha detto lunedì Hamas sta continuando le sue consultazioni sull’Iniziativa di Parigi e sta raggiungendo un accordo che porti ad un cessate il fuoco a Gaza, portando ad un accordo di scambio di prigionieri con Israele.
Sempre Hamas nel fine settimana ha pubblicato l’ennesima stima dei danni: “Dall’inizio della guerra, 70.000 case completamente distrutte e altre 290.000 danneggiate e inabitabili. Inoltre, 100 istituti scolastici completamente distrutti e altri 295 parzialmente distrutti”.
“Sullo sfondo di ‘dichiarazioni inaccettabili che distorcono il suo approccio in politica estera’… il Ministero degli Affari Esteri russo annuncia il richiamo dell’ambasciatore di Israele a Mosca”.
L’IDF e il ministero della Difesa israeliano invece hanno detto alla stampa di aver completato la prima fase di distribuzione di armi alle classi di riserva in circa 70 località della Striscia di Gaza. Il kit comprende, tra le altre cose, armi, giubbotti in ceramica, uniformi, scarpe ed elmetti acquistati.
Nelle prossime settimane verranno forniti ulteriori equipaggiamenti, comprese armi, nonché ulteriori attrezzature mediche e logistiche. E ancora secondo Channel 12: l’esercito israeliano congeda il 9263° battaglione (di riserva) della 226a brigata e lo sostituisce con il battaglione “Nahal Reconnaissance” al confine settentrionale con il Libano.
Il fine settimana si è contraddistinto anche per i bombardamenti della coalizione statunitense e statunitense-britannica contro gli insediamenti delle milizie filo iraniane in Siria e al confine con l’Iraq. Inoltre molti gli attacchi sullo Yemen. Il 5 di febbraio in risposta il Vice Ministro degli Affari Esteri nel governo Houthi ha rilasciato una intervista: «Il proseguimento dell’attuale approccio da parte degli Stati Uniti porterà inevitabilmente ad un’espansione della guerra. Impediremo alle navi israeliane e a quelle dirette ai porti di Israele finché non cesserà l’aggressione e non sarà tolto l’assedio di Gaza. Gli attacchi aerei contro lo Yemen il 5 febbraio hanno colpito l’area di Dune nel Governatorato di Hodeidah.
Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ritiene che l’attacco americano allo Yemen, all’Iraq e alla Siria costituisca una violazione della sovranità nazionale di questi paesi e un maldestro tentativo di distogliere l’opinione pubblica dal centro della crisi palestinese verso altre direzioni […] sottolineando che il centro della crisi è ancora in Palestina, e la soluzione è porre fine al genocidio».
Tra le risposte, iraniane, agli attacchi statunitensi e britannici l’Iran ha fatto sapere che il mese prossimo terrà esercitazioni navali con Russia e Cina. A darne notizia Il comandante delle forze navali dell’esercito iraniano, ammiraglio Shahram Irani.
Le unità dell’IDF continuano le loro operazioni di terra nella Striscia di Gaza. Nella parte settentrionale dell’enclave si verificano regolarmente scontri nelle regioni centrali e occidentali, dove sono ancora attivi i militanti di Hamas.
Le truppe israeliane stanno effettuando estesi bombardamenti sulle zone residenziali della periferia e della capitale dell’enclave. Il bilancio delle vittime ha già superato le 27.000 persone.
Un video dalla parte settentrionale dell’enclave la “zona americana”, ovvero una zona residenziale a ovest di Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, è stata completamente distrutta dall’esercito israeliano.
Nella parte centrale dell’enclave, la linea del fronte è rimasta invariata negli ultimi tempi. Gli aerei israeliani hanno in qualche modo ridotto la loro attività, ma continuano a colpire Nuseirat e Deir al-Balah. Nella giornata del 5 febbraio: 7 morti e numerosi feriti, mentre le forze di occupazione hanno preso di mira una casa abitata nella città di Al-Zawaida, nel centro della Striscia di Gaza. Scontri e lanci di colpi di mortaio delle al Quds contro un gruppo di soldati e veicoli israeliani a est del campo di Al-Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza. Colpiti anche insediamenti militari a est del villaggio di Al-Masdar, nel centro della Striscia di Gaza.
A Khan Yunis, unità israeliane stanno conducendo lavori di ingegneria per demolire gli edifici nella periferia occidentale. A loro volta, i militanti di Kataib Izz ad-Din al-Qassam hanno lanciato una serie di attacchi vicino all’ospedale Al-Amal e nella zona di Jurat al-Akkad. Colpi di mortaio delle Qassam il 5 febbraio contro una posizione di soldati e veicoli israeliani nell’asse di avanzamento, a sud-ovest di Khan Yunis. Secondo le fonti di Hamas vi sarebbero “feroci scontri con mitragliatrici e veicoli nemici in prima linea di avanzata a ovest di Khan Yunis”.
Violenti scontri si sono verificati a Nablus, dove da diversi giorni è in corso l’operazione dell’IDF. A Tubas, i militanti di Kataib Izz ad-Din al-Qassam hanno preparato un’imboscata contro l’equipaggiamento israeliano facendo saltare in aria un bulldozer. Il 5 febbraio lo Shin Bet e la Divisione dei Servizi Segreti Militari hanno lanciato un avvertimento strategico su una diffusa escalation in Cisgiordania. Nei prossimi giorni i servizi di sicurezza israeliani discuteranno la possibilità di fornire strutture ai palestinesi durante il mese del Ramadan.
Nel sud del Libano, le forze israeliane hanno effettuato attacchi nell’area di Hammam; attaccato il villaggio di Balida; raid aerei israeliani avrebbero colpito il villaggio di Yaroun, nel Libano meridionale, includevano il centro di comando di Hezbollah e un altro edificio utilizzato dal gruppo terroristico. L’IDF afferma di aver colpito anche un posto di osservazione di Hezbollah a Maroun al-Ras. In risposta Hezbollah ha lanciato missili contro Israele Nord.
Nella regione del Mar Rosso, la coalizione statunitense-britannica ha lanciato missili contro obiettivi Houthi nello Yemen. Sono stati effettuati un totale di 48 attacchi missilistici entro le 24:00 del 4 febbraio, la maggior parte dei quali ha colpito le province di Sana’a, Taiz e Al-Hodeidah. Ad Hodeidah nella giornata del 5 di febbraio una grande manifestazione chiamava all’arruolamento per combattere Israele e i suoi alleati.
In Siria e Iraq, gli aerei statunitensi hanno effettuato circa 150 attacchi su varie località di gruppi filo-iraniani. 13 insediamenti furono presi di mira, provocando almeno 42 vittime.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio