Un conflitto sempre aperto

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ITALIA – Roma 30/01/0215. La minaccia della ritorsione in risposta ai raid israeliani di circa una settimana fa, effettuati contro un convoglio Hezbollah nella provincia di Quneitra in prossimità delle alture del Golan che ha ucciso cinque combattenti oltre a sei uomini appartenenti al gruppo scelto delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran, si è concretizzata mercoledì con gravi conseguenze.

In una operazione di rappresaglia Hezbollah ha risposto alla provocazione ricevuta sparando su un convoglio militare israeliano, composto da nove veicoli che transitavano nella zona occupata delle Fattorie di Shebaa, causando la morte di un numero imprecisato di militari. Carri armati israeliani avrebbero risposto al fuoco nelle aree del sud-est del Libano puntando su alcuni villaggi abitati, tra cui sembrerebbe il più colpito è quello di Majidiyeh, inoltre per alcune ore nella zona sarebbe stato rilevato il sorvolo di aerei da guerra. La risposta di Israele ha causato un gravissimo incidente, la morte di un soldato delle forze internazionali di pace che operano nel sud del Libano.

Un canale della televisione di Tel Aviv ha sottolineato che nel proprio convoglio vi erano alcuni comandanti che stavano ispezionando la zona. La resistenza libanese da parte sua avrebbe preparato militarmente e logisticamente l’operazione ritirando in sicurezza le proprie truppe subito dopo avere eseguito la missione con successo. Veniamo alla rivendicazione, secondo un comunicato rilasciato dalla Hezbollah Media Relations “Alle 11:25 di questa mattina, il gruppo degli eroici martiri di Quneitra, della Resistenza islamica, ha mirato un convoglio militare israeliano composto da più veicoli che trasportano ufficiali sionisti e soldati, nelle fattorie di Shebaa. Diversi veicoli sono stati distrutti, e numerose le vittime tra le fila nemiche.” Versioni contrastanti sulle perdite israeliane sono arrivate da vari canali, il numero delle vittime rimane incerto, infatti, secondo i media israeliani, si tratterebbe solo di un comandante di battaglione nella Brigata Givati maggiore Yuhay Klinger e un soldato, Dowr Nini.
Il primo ministro libanese Tammam Slam ha confermato che il suo paese è legittimato a difendere i suoi territori e la sicurezza dei suoi cittadini. Ha condannato l’aggressione israeliana e le incursioni contro i suoi territori di confine. Anche il Ministero degli Affari Esteri, ha severamente condannato il bombardamento avvenuto in risposta all’operazione della Resistenza. “L’operazione è stata lanciata nei territori occupati libanesi di Shebaa Farms e ha mirato contro un convoglio militare israeliano che si trovava sul territorio”, ha detto il ministro, sottolineando che l’attacco non ha violato la linea blu, linea di demarcazione controllata dalle Nazioni Unite a seguito della guerra del 2006. Anche il Movimento di resistenza palestinese Hamas ha espresso solidarietà al Libano in una dichiarazione “Questa risposta ai crimini delle forze di occupazione sionista è un diritto legittimo per la Resistenza nella lotta contro il terrorismo e l’ostilità delle forze di occupazione.” Espressioni di solidarietà sono inoltre giunte da varie personalità politiche nazionali e palestinesi a cominciare da Weam Wahhab – capo del partito arabo di Unificazione, Faissal Karami – ex ministro e figlio Omar Karami, Ali Ossayran, l’ex ministro Salim Jrayssati, Ossama Saad – Segretario Generale dell’Organizzazione Popolare Nasseriana, Faissal Dawood – Segretario generale del libanese Movimento di lotta arabo, Bilal Taqiyeddine – Capo del Partito di Riconciliazione Nazionale, Abu Imad al-Rifai – rappresentante della Jihad islamica in Libano, Sheikh Houssam Ilani – Imam della moschea Al-Ghofran della città di Sidone e Mohammad Bekaei – rappresentante dei media ufficiali dell’OLP della città Tiro; ma anche dal Fronte d’azione islamico, dal movimento Al-Fajr movimento, da Al-Morabitoon e dai partiti siriani social nazionalisti.
Al di la dell’appoggio di questo o quel partito o movimento, in base alla posizione politica, la gravità di questa escalation di violenze, innescate purtroppo ancora una volta da parte israeliana, della quale sembra ormai svelato il disegno imperialista, stavolta il desiderio di guerra ha colpito un uomo delle forze internazionali di interposizione delle Nazioni Uniti, che dispongono la loro presenza nel sud del Libano proprio per favorire un possibile dialogo fra le parti. La risposta degli Hezbollah, dopo l’ultimo attacco era prevedibile, anche solo per una dimostrazione di capacità e presenza sul territorio; ora la comunità internazionale dovrebbe domandare al governo di Benjamin Netanyahu quale sia il progetto reale di queste provocazioni in una Regione dove basta davvero poco per accendere la miccia e aprire un altro fronte di conflitto. A pagare ingiustamente il prezzo più alto con la propria vita stavolta è stato il Caporale Francisco Javier Soria Toledo, militare spagnolo di 36 anni, che si trovava nell’Area di Responsabilità UNIFIL, dove sono stati osservati alcuni razzi diretti verso Israele, le cui Le Forze di Difesa hanno risposto con il fuoco di artiglieria. Durante questo scontro, appunto uno dei Caschi Blu impiegati in una postazione dell’ONU nei pressi dell’abitato di Ghajar, nonostante la pronta evacuazione medica resa possibile dalla richiesta del cessate il fuoco da parte del Generale Portolano, Capo Missione e Comandante della Forza di UNIFIL, il caporale è deceduto a seguito delle ferite riportate. Il Comandante della Forza internazionale si è messo subito in contatto con le parti, le Forze Armate Libanesi e le Forze di Difesa Israeliane, per impedire l’escalation della situazione. Alle 13.30 circa, nei dintorni di Kafer Shouba, ulteriori razzi sono stati lanciati verso Israele, che ha risposto con colpi di artiglieria. Durante le azioni tutto il personale UNIFIL ha raggiunto posizioni di sicurezza. Il Generale Portolano ha duramente condannato questa grave violazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sta mantenendo continui contatti con le parti, ha inoltre attivato un procedimento investigativo per determinare i fatti e le circostanze dell’incidente.
Intanto la Spagna ha ritenuto il regime di Tel Aviv responsabile per la morte del peacekeeper “E ‘stato a causa di questa escalation di violenza, giunto da parte israeliana”, avrebbe detto l’ambasciatore spagnolo Romana Oyarzun Marchesi ai giornalisti a New York. Marchesi ha poi sollecitato che si svolgano immediatamente le indagini sull’accaduto, come richiesto dal suo paese.
Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell’Iran ha palesato la decisione di difendere il popolo palestinese e di avere a cuore la loro causa, come missione principale. In alcune osservazioni il comandante dell’IRGC, Generale Mohammad Ali Jafari, ha sottolineato che il regime israeliano aveva dato segni di essere al collasso dopo il recente attacco aereo sulle alture del Golan in Siria; per parte loro sin dall’inizio in risposta a questo in vari comunicati avevano evidenziato che avrebbero vendicato il sangue dei martiri, per contrastare la strategia offensiva. “L’esercito sionista ha familiarità con questa dottrina e sa bene che è molto più debole in difesa, ha infatti finora fallito 4 volte nelle sue invasioni, e subirà certamente altre sconfitte più umilianti se dovrà difendersi,” queste le parole sono del General Mohammad Reza Naqdi delle Forze Basij dell’Iran che ha poi continuato rispondendo alla domanda riguardo alla possibilità di fornire armi alla Cisgiordania “Grazie a Dio, i palestinesi stanno crescendo sempre di più ogni giorno” ha poi dichiarato che eventuali ulteriori dettagli sarebbero stati rivelati a tempo debito.
Il presidente del Comitato della Sicurezza Nazionale e della Politica estera dell’Iran Alaeddin Boroujerdi ha sottolineato la posizione dell’Iran nei riguardi della sovranità e della sicurezza nel Libano e nella regione.
L’alto rappresentante è giunto ieri a Beirut e ha , ha osservato che l’attacco di Quneitra dimostra che l’entità sionista non ha limiti i suoi crimini. Ha poi dichiarato che l’Iran sostiene questa direzione politica.
Boroujerdi ha poi aggiunto che è necessario un Fronte Unito per affrontare le minacce terroristiche in tutto il mondo.
Non si tratta certo di prendere posizioni sulla guerra e in questo momento Israele sta davvero rischiando l’isolamento in un contesto globale che certo non vuole aprire un altro fronte di ostilità, inoltre questi interventi inutili rischiano di vanificare il lungo operato delle Nazioni Unite presenti nel Libano del sud da decenni impegnate con uomini, denari e professionalità per la ricomposizione di un conflitto. Per alcuni, forse, la “memoria”, della quale si vuole celebrare ogni anno il ricordo, non aiuta nella costruzione della pace.

alessandra.mulas@gmail.com