ISRAELE. Il ministero dell’Ambiente contro il sacrificio dei polli 

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Il Ministero della protezione dell’ambiente di Israele ha invitato tutti i cittadini ebrei del settore pubblico ad astenersi dal far oscillare polli vivi sopra la testa prima dello Yom Kippur e invece di gettare via i loro peccati dando soldi in beneficenza, ha riferito un comunicato stampa a nome del ministero. 

Il rituale dei kapparot ha lo scopo di “trasmettere” simbolicamente tutte le cattive azioni commesse dalla persona al pollo, che viene macellato e mangiato. Non solo il comunicato stampa avverte che è crudele sbattere qualsiasi cosa vivente, ma aggiunge che i polli sono tenuti in gabbie affollate in condizioni pessime, causando loro ancora più sofferenza, riporta Jerusalem Post. 

Il Ministero sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che lo stesso merito simbolico si può ottenere offrendo denaro in beneficenza, cosa che diversi rabbini hanno suggerito nel corso degli anni come modo per evitare gli abusi sugli animali.

Non si tratta di un approccio nuovo tra gli studiosi religiosi ebrei; la pratica non è radicata nel diritto ebraico, ma è piuttosto un minhag, cioè una tradizione accettata dalla maggior parte della comunità, e da ciò trae il suo valore normativo sociale. 

Poiché il pollo viene solitamente macellato e trasformato in un pasto per i poveri, e non per la persona che gli “trasmette i suoi peccati”, è possibile che le generazioni passate l’abbiano valutato come un modo per nutrire i poveri nella società premoderna.

Tuttavia, si può far “girare” sopra la testa dei fedeli una somma di denaro e pronunciare anche la benedizione; le monete o le banconote “accettano” i peccati e il denaro può essere dato in beneficenza.

Nel 2013, ricorda il Jp,il rabbino Adam Frank ha detto che «Personalmente, ogni anno faccio il kapparot con il denaro per la carità. Gestisco la macelleria come servizio alla comunità. Ma se dipendesse da me, cancellerei la tradizione».

Tommaso dal Passo