Isis: i nostri occhi sono su Roma!

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REGNO UNITO – Londra 28/07/2014. Roma obbiettivo finale dei mujaheddin di Isis.

Il mujahid britannico Abu Hussain al Britani, combattente oggi in Siria come si evince dal suo profilo Twitter (@ AbuHussain102), nella notte tra il 27 e il 28 luglio, pubblica un messaggio che circola a pieno ritmo nella rete: «Siamo in Iraq e Sham ma le nostre anime sono imprigionate alla Mecca, il nostro cuore è con Bayt Al-Maqdis e i nostri occhi sono su Roma!». Al Britani entra così nella scia di quanto fanno della capitale italiana, e del Vaticano al suo interno, l’obiettivo finale della lotta che oggi si combatte in territorio mesopotamico e in Siria. Questo rapidissimo messaggio si inserisce nel solco tracciato da altri pensatori e personalità religiose che in questi anni hanno definito Roma come obiettivo ultimo. Tra di essi possiamo citare, il teologo musulmano Yusef Al Qaradawi, tempo fa, in una fatwa pubblicata sul sito www.islamonline.net, in risposta alla domanda di un lettore, ha descritto i «segni della vittoria dell’Islam», citando un noto Hadith: «Al profeta Maometto fu chiesto: “Quale città sarà conquistata prima, Costantinopoli o Romiyya?” Egli rispose: “La città di Hirqil [cioè l’imperatore bizantino Eraclio] sarà conquistata per prima”, cioè, Costantinopoli (…) Romiyya è la città chiamata oggi “Roma”, la capitale d’Italia. La città di Hirqil (cioè, Costantinopoli) è stata conquistata dal giovane ventitreenne ottomano Muhammad bin Morad, conosciuto nella storia come Maometto il Conquistatore, nel 1453. L’altra città, Romiyya, resiste, e noi speriamo e crediamo che anch’essa sarà conquistata”. Questo significa che l’Islam tornerà in Europa da conquistatore e vincitore, dopo essere stato espulso due volte. Una volta dal Sud, dall’Andalusia, e una seconda volta dall’Oriente, quando “bussò” più volte alla porta di Atene». Gli fa eco il saudita Muhammad bin Abd Al-Rahman Al-‘Arifi, imam della moschea della King Fahd Defense Academy: «Faremo controllare il territorio del Vaticano; ci sarà il controllo di Roma e vi introdurremo l’Islam. Sì, i cristiani, che hanno scolpire croci sul petto dei musulmani in Kosovo e prima di allora in Bosnia, e prima di allora in molti luoghi del mondo, torneranno a pagarci ancora la Jizya, umiliandosi, o dovranno convertirsi all’Islam». Muhammad Abd Al-Rahman Al-Arifi appartiene al gruppo saudita dei Banu Khalid (discendenti dei Sahabi Khalid bin Walid), seguace di Abdullah bin Qu’ud, Abd al-Rahman bin Nasir al Barrak e vari altri studiosi. È una figura di spicco nel campo della Da’wah islamica ed è autore di oltre venti opere pubblicate. La Jizya era l’imposta di compensazione pagata dai non-musulmani, i dhimmi, sotto il dominio islamico.