Le reti malese e filippina di ISIS

60

MALESIA – Kuala Lumpur 21/12/2014. La Royal Malyasian Police Special Branch (Rmpsb) ha arrestato un altro aspirante jihadista che stava cercando recarsi in Medio Oriente da Kuala Lumpur a Brunei e poi in Turchia, dove avrebbe fatto il resto del viaggio via terra verso la Siria, cercando di arrivare a Tal Abayd, il principale hub per i combattenti stranieri.

La cosa ancora più interessante di tutto questo è il fatto che ricompare Brune come punto di transito per i combattenti stranieri in partenza per il Medio Oriente dal sud-est asiatico.
All’inizio del 2014, le autorità di Brunei hanno arrestato Awaluddin Sitorus agente operativo di Jemaah Islamiyah, per aver tentato di creare una rete di sicurezza per altri operatori da usare durante il passaggio verso la Siria. Questo ultimo arresto a Kuala Lumpur lasciano supporre che Sitorus non fosse l’unico agente con il compito di creare una rete di sostegno in Brunei. L’interesse verso questo paese è evidente, in quanto è relativamente tranquillo, senza grandi strutture antiterrorismo. La ricerca di valide alternative alle linee principali verso la Siria oggi monitorate dalle forze di polizia è urgente per i gruppi jihadisti in Malesia e Indonesia visto l’impegno di entrambi i paesi nell’interrompere il flusso di combattenti stranieri nel paese, nonché il loro ritorno, minaccia principale alla loro sicurezza nazionale e a quella della regione nel suo complesso. Il Rmpsb aveva arrestato 12 combattenti stranieri indonesiani che cercavano di recarsi in Siria attraverso la Malaysia all’inizio di questa settimana.
Nella zona è nato poi, un nuovo gruppo indonesiano/malese all’inizio del 2014, chiamato “Katibah Nusantrara Lid Daulah Islamiyah” (Knldi) o “Unità malese per lo Stato islamico” per combattere in Siria e in Iraq. Il numero di appartenenti è incerto ma dovrebbe essere paragonabile a quello di un “battaglione” oggi distribuito su Tikrit, Ramadi, al-Shadadi, Homs e Deir Ez-Zor. Interessante poi è il fatto che sarebbero presenti in questa formazione combattenti filippini che avrebbero il controllo del campo di addestramento all’interno della provincia di Hasaka, in Siria. Si tratta di un fatto che testimonia i forti legami tra Jemaah Islamiyah e il gruppo di vertice IS. Questo fatto potrebbe anche spiegare il numero di indonesiani che combatte in Siria: si tratta di un numero triplicato negli ultimi mesi.
Come Brunei, le Filippine rappresentano un hub di accoglienza e smistamento per Indonesia e Malesia per gli appartenenti a loro gruppi terroristici che vogliono evitare le repressioni in corso nei loro paesi d’origine. I jihadisti con problemi di movimento, formazione e comunicazione a casa starebbero trovando nelle Filippine un ambiente operativo molto più “permissivo”. Il fatto che le Filippine e la Turchia hanno dati vita a voli diretti tra le due nazioni rende il paese ancora più attraente per la logistica dello Stato islamico operante nell’area.