Preoccupazioni tedesche sul terrorismo

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GERMANIA – Berlino. 18/12/15. Sul sito www.verfassungsschutz.de, sito dell’intelligence tedesca, è stato pubblicato, in data 13 dicembre, una intervista a Hans-Georg Maassen, presidente dell’Ufficio federale della protezione della Costituzione, (servizi di Intelligence) rilasciata al Ostsee-Zeitung che spiega ai tedeschi ciò che li attenderà nell’immediato futuro anche in termini di “terrorismo islamico”.

Il numero uno dell’intelligence teutonica ha riferito che «dobbiamo abituarci al fatto che la Germania è al centro degli interessi dei terroristi islamici, tra questi IS o Al Qaeda. Pertanto allarmi terroristici saranno molto probabili in futuro, i servizi prenderanno tutte le misure necessarie per proteggere le persone dagli attacchi». Obiettivo dei tedeschi, si evince dalle parole di Maassen, è quello di ridurre il rischio. Come per esempio aumentare il controllo durante i grandi eventi. Purtroppo ammette, Maassen i terroristi hanno vinto un battaglia, quella del terrore, le persone sono più consapevoli ma dimostrano di avere anche molta paura. E alla domanda del giornalista di OZ, sui rifugiati islamisti, se la Germania sia stata o meno ingenua, risponde: «Non eravamo ingenui, abbiamo sempre sottolineato che tra i rifugiati, dalla Siria, c’erano uomini che dopo quattro anni di guerra civile avevano esperienza di guerra. Non è escluso che tra questi vi siano IS-combattenti che possano aver raggiunto la Germania» con l’obiettivo di compiere attentati. «L’IS – continua Maassen – ha forse deliberatamente inserito due degli assassini di Parigi sulla lista di coloro che sono passati dalla Grecia, facendoli registrare li. Questo dovrebbe essere il messaggio per l’Occidente: possiamo anche infiltrarci nel flusso di rifugiati». Tra le preoccupazioni tedesche il fatto che nella UE non vi sia uno scambio di dati sui combattenti di IS e sui jihadisti. Nel senso che se all’arrivo ai rifugiati non viene verificata la loro appartenenza a gruppi o similia, nessuno può escludere che questi siano entrati in Europa con un “ordine del giorno jihadista”. In questo momento è necessario conoscere il passato dei rifugiati. Un’altra preoccupazione che merita attenzione, non solo in Germania è che si è riscontrato, numeri alla mano, «che il passaggio dalla fede islamica integralista verso jihadismo è fluente» ha spiegato Maassen.  E poi ha aggiunto: «Abbiamo raccolto con l’aiuto di tutte le informazioni e fonti di conoscenza dati sullo scenario salafita. In Germania, ci sono attualmente più di 8.350 persone salafite. Un dato in crescita negli ultimi mesi. A  fine settembre erano 7.900. Siamo preoccupati del fatto che i salafiti ed altri estremisti cercano di fare proselitismo cercando nuovi adepti in prossimità di campi profughi» un altro modo per reclutare. Abbiamo censito circa 150 casi di arruolamento in tal senso. Di impatto anche il numero degli jihadisti di nazionalità tedesca andati in Siria a combattere con ISIS: 760, di cui 120 uccisi al fronte, alcuni come suicida, 260 rimpatriati dalla Siria, 70 di questi sicuramente con esperienza di combattimento. Queste persone sono definite dal numero uno dell’intelligence tedesca come delle “mine vaganti”. Non si sa cosa abbiano fatto e che cosa vogliano fare anche perché cercando di indagare sui loro trascorsi le «tracce si perdono in Turchia» e quindi difficile ricostruire la loro storia e individuare possibili attentatori.