ISIS dà la caccia ai soldati USA in Iraq e Siria

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Lo Stato Islamico sta scaldando i motori e le azioni per colpire direttamente le forze USA, oramai schierate in territorio iracheno. Le foto degli uomini della 82esma divisione USA a sud ovest di Mosul e quelle della CNN hanno sì fatto il giro del mainstream mediatico occidentale ma hanno girato molto di più nell’alveare social ISIS.

La campagna per colpirli direttamente si sta preparando, come abbiamo già detto in precedenza, se questioni di politica e visione globale della nuova Amministrazione Trump giustificano una simile ammissione del coinvolgimento attivo e non più solo nel mentoring, la loro presenza sta accendendo il desiderio di ISIS di colpire “il Grande Satana”, a voler usare un’immagine dello sciita Ruhollah Khomeini. ISIS segue anche la comunicazione del nemico e gioisce della morte di ribelli siriani ed esalta le conquiste del Califfato in Yemen. Attaccati per la loro ipocrisia sono anche i media occidentali che vedono e capiscono solo la brutalità nei loro Paesi, ma non altrove. Ci sarà un momento in cui torneranno i leoni nell’arena di Roma, conclude il post a mo’ di monito. Infine chiudiamo con la regolare uscita del bollettino del mattino di ISIS.
Nonostante si combatta da oltre 4 mesi per liberare Mosul, e si sia sempre osservata via social una battaglia senza esclusione di colpi, è come se, dal punto di vista dei media, il cuore della battaglia, sia ora. Dove per ora si intende sempre il momento presente. Questo è quello che ISIS fa passare sui suoi media. L’attenzione nelle ultime 48 ore si è concentrata sugli americani nel nord della Siria e a sud e ovest di Mosul. Obiettivo è, e deve essere, imperativo categorico per tutti, quello di colpire in ogni modo gli americani. ISIS preferirebbe a Mosul, perché quella è casa sua, mentre in Siria tutto sommato è ospite. Ma l’importante è colpire.
Molta enfasi data da ISIS alla notizia dell’arrivo degli americani nel nord della Siria in territorio curdo a Kobani e ancora, sempre ISIS ha detto che l’America avrebbe dato un ultimatum alla Turchia che fino a ieri ha detto che dopo al Bab ha intenzione di prendere Manbij. Cosa non gradita agli americani e in diverse interviste lo hanno detto all’alleato scomodo, la Turchia. In teoria i soldati USA sono in Siria per dare supporto logistico per l’attacco definitivo a Raqqa, in realtà, sottintende ISIS, sono lì per controllare la Turchia. I curdi dal canto loro hanno promesso ai turchi che Raqqa sarà il Vietnam della Turchia. Il che è molto probabile visto che loro si trovano a casa loro, mentre i turchi no.
Nel Sinai proseguono gli scontri: registrate esplosioni all’interno della città di El-Arish vicino alla tangenziale sud della città, area sud est. Il bollettino ISIS riportava che gli scontri tra esercito e insorti si erano spostati dal deserto alla città di al Arish. Segnalati bombardamenti su Rafah, e la distruzione telecamere di sorveglianza.
Dalla città, fuggono i cristiani fatti oggetto di una violenta campagna di odio e omicidi di ISIS, Sulla zona di Rafah e Sheik Zuweid segnati droni in volo; mentre l’esercito egiziano bombarda le postazioni dei musulmani accampati nel deserto, con missili a nord del Sinai. Ancora interruzione, dopo giorni di riparazioni, della corrente elettrica sulla linea 66 che passa per Rafah e Sheik Zuweid a casa di proiettili vaganti. Pubblicati i notiziari e i bollettini di informazione dal Sinai a cadenza e copertura oraria, segno della crescente importanza del teatro egiziano.

Redazione

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